Per te qualunque cosa di Paige Harbison

Creato il 11 giugno 2015 da Anncleire @anncleire

“Per te qualunque cosa” è finito nella mie letture perché Harlequin Mondadori è stata così gentile da inviarmi una copia. Se così non fosse stato probabilmente non avrei mai e poi mai letto questo libro. Forse perché sono davvero stufa di storie na mascherate da ya, forse perché sono stufa di vedere protagonisti alla gioventù bruciata, forse perché io, ricordando l’adolescente che ero, non mi riconosco in questa rappresentazione troppo clamorosamente contorta e falsata. E in definitiva non voglio che gli adolescenti, quella fascia che si aggira tra i 14 e i 18 anni legga cose del genere. La Harbison ha scritto una storia che aveva molto potenziale ma si perde in un intrico scialbo, e deprimente.

Natalie e Brooke sono amiche da sempre, e per sempre. Così diverse ma inseparabili. Natalie è tranquilla e studiosa, contenta di stare in casa a guardare vecchi film, mentre Brooke è l'anima di ogni festa, la ragazza più popolare della scuola, quella che ognuna vorrebbe essere. Poi all'improvviso tutto cambia: in una folle notte che Natalie non riesce a ricordare e che Aidan, il ragazzo di Brooke, non riesce a dimenticare. L'amicizia tra le due ragazze si trova a una svolta, mettendo in discussione quello che pensavano di sapere l'una dell'altra e facendo loro scoprire che cosa davvero significhi la vera amicizia.

Forse sto diventando troppo vecchia per leggere certe cose, forse non ho mai capito perché la gente debba ubriacarsi fino a stare male per divertirsi. E attenzione non sono una santerellina, apprezzo anche io una bevanda alcolica, a cena stasera mi sono sparata una Leffe (ah Bruxelles mon amur), ma di certo non vado alle feste con l’intento di crollare, di perdere qualsiasi tipo di inibizione. Non è mai necessario arrivare a certi estremi per divertirsi. Certo, ci sono modi diversi per affrontare i problemi, per superare i buchi oscuri della nostra coscienza, ma penso che sia importante imparare a parlare, a tirare fuori le proprie problematiche. La storia viene raccontata da entrambe le protagoniste, due amiche che hanno condiviso i paure e sogni, dubbi e gioie, in quel meraviglioso caleidoscopio che è la vita. Brooke è una ragazza solare ed estroversa, che lotta per mantenere la maschera di perfezione che sente di dover portare. La ragazza più popolare della scuola, la reginetta del Prom, continua a marcare le stesse orme, anche se non le sente più proprie per raggiungere un ideale di perfezione che è lontano anni luce da quello che è in realtà. Brooke cerca l’approvazione di chi la circonda e brama di riempire i pensieri di tutti i suoi amici. Non si accetta per quella che è, la sua stessa pelle le sta stretta, eppure si ingegna per farsi desiderare da tutta la scuola. Flirta con i ragazzi, è sempre invitata alle feste, sta con uno dei ragazzi più carini del liceo. Eppure non le basta. Eppure con la sua famiglia ha un rapporto ambivalente, eppure si spegne, annegando nell’alcool. D’altra parte Natalie è sempre stata la brava ragazza, quella coscienziosa, quella a cui non è mai importato delle feste, che anzi rifugge qualsiasi tipo di attenzione. Preferisce cucinare e stare a casa a guardare un bel film piuttosto che riempire gli scantinati della gente con un bicchiere di plastica in mano a sorseggiare pessima birra. Anche se non sa cosa fare del suo futuro, pure non sente pressioni, e vuole godersi la tranquillità dei suoi affetti. Eppure è l’ultimo anno di liceo, eppure Brooke la convince a viverlo appieno, insieme, come hanno sempre fatto.  Ma ad una festa succede l’imprevisto, Natalie perde il controllo, finisce per bere e si sveglia senza alcun ricordo di una notte che le cambierà per sempre la vita, per molti motivi. Mentre cerca di carpire i dettagli di una notte allo sbando, Brooke ricostruisce il passato e le scelte che l’hanno portata alla situazione attuale. In mezzo ci sono Aidan, il ragazzo di Brooke, su cui ci si interroga per tutto il libro perché si sia messo con lei e Reed, il bello e dannato della situazione. Entrambi i personaggi maschili sembrano delle caricature di ragazzi adolescenti, pronti a mettere la testa sotto la sabbia, alzare il gomito e nascondere le proprie sventure nei loro default tipici: cibo, sesso, alcool. Un quadro demoralizzante, di una gioventù impegnata a giocare a fare i grandi, con documenti falsi, vodka in mano e una propensione ai gesti spericolati mentre l’ultimo anno di high school finisce per catapultarli in una dimensione diversa, dove tutto finisce terribilmente, l’adolescenza strappata dalle mani senza pietà in una congiunzione familiare in cui emerge solido, direi fortunatamente, il padre di Natalie, che perlomeno si stacca dalle soliti figure genitoriali assenti di certi libri per ragazzi. Gli adolescenti per quanto si fingano grandi non lo sono, e commettono quegli errori tipici per leggerezza e mancanza di una guida e di educazione e anche quando queste ci sono, beh si possono commettere lo stesso. Le premesse per questa storia sembravano buone, ma poi quel sentore da rave che non si debella mai resta a sedimentare impressioni e sentimenti e in generale tutta la situazione è altamente irritante, lasciando in un sentimento deludente, pur con l’happy ending… ma perché rovinare tutto per la convinzione di essere invincibili?

L’ambientazione, è quella di una tipica cittadina di provincia, sperduta nel midwest statunitense, ma che è talmente rarefatta da poter essere ovunque.

Il particolare da non dimenticare? Una bottiglia di whiskey…

Uno young adult dal sentore di new adult, una storia condita da stereotipi e intercessioni, due amiche che si scontrano sul campo di feste e alcool, senza nessuna reale guida su cosa fare e come vivere. Un ritmo veloce, ma senza né capo né coda. Uno scorcio di adolescenza appesantita da argomenti trattati con superficialità e senza un messaggio importante. Una storia che seppur finisce bene, ti lascia l’amaro in bocca


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