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PER UN’ETICA LAICA | Umberto Veronesi e Il mestiere di uomo | letto e recensito da Amedit

Creato il 31 marzo 2015 da Amedit Magazine @Amedit_Sicilia
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umberto_veronesi_il_mestiere_di_uomo (3)di Elena De Santis

Allo stesso modo di Auschwitz, per me il cancro è diventato

una prova della non esistenza di Dio.

 

Umberto Veronesi, Direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano è una figura di riferimento internazionale per la lotta contro il cancro, ed è considerato il portavoce laico del diritto di autodeterminazione della persona (malata e non); nel 2003 ha dato vita alla Fondazione Umberto Veronesi per il Progresso delle Scienze (finalizzata alla promozione e allo sviluppo della cultura scientifica). Come molti ricorderanno, tra il 2000 e il 2001 ha ricoperto la carica di Ministro della Sanità (oggi è Senatore a vita della Repubblica). Una vita consacrata all’impegno e alla ricerca. Questo libro-testamento, stilato con lucida sintesi e accorata partecipazione, ripercorre ogni singola battaglia intrapresa dentro e fuori la camera operatoria. Una militanza costante, coerente, intimamente avvertita e mai esibita o strumentalizzata. Ne Il mestiere di uomo l’oncologo milanese raccoglie e sintetizza l’insieme del suo pensiero, un pensiero grandiosamente umano, pulito e coraggiosamente laico. Il titolo del libro attinge dichiaratamente dai Pensieri dell’imperatore Marco Aurelio: «Al mattino, quando non hai voglia di alzarti, ti sia presente questo pensiero: mi sveglio per compiere il mio mestiere di uomo.» Veronesi testimonia e promuove un esercizio del vivere responsabile e consapevole, un vivere civile fondato sul rispetto e la reciprocità. Il mestiere di uomo può intendersi come un manifesto programmatico, come un testamento morale o, più semplicemente, come una corroborante iniezione di positività.

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«Con questo libro, – spiega Veronesi – un libro di storie, volti, riflessioni e idee vorrei trasmettere un messaggio di fiducia.» I toni sono talvolta paternalistici, ma nel senso più alto del termine, e a novant’anni – con alle spalle quattordici lauree honoris causa e circa ottocento pubblicazioni scientifiche – il Veronesi medico-scienziato-uomo può certo permetterselo. Pagina dopo pagina scorrono i grandi temi e le questioni più cruciali che agitano il dibattito contemporaneo, in particolare i diritti: il diritto alla vita, il diritto all’amore e il diritto alla morte. Sembra quasi che l’autore prenda il lettore per mano e che lo accompagni in una sorta di passeggiata attraverso l’umanità, un itinerario insieme doloroso e di speranza. A parlare (nei toni del dialogo e non certo in quelli dogmatici del monologo) è la voce dell’esperienza, la voce di un testimone diretto ancora calato nel cuore pulsante dell’azione.

Tra i grandi argomenti trattati un posto di rilievo è occupato dalla questione (estremamente spinosa per l’Italia) della laicità, dello Stato e della persona, con tutto ciò che ne consegue sul tema dei diritti. Seguono riflessioni sulle problematiche sociali più urgenti: il consumo sostenibile (per la salvaguardia del Pianeta), la cultura del vegetarianesimo (per la tutela della salute e per il rispetto verso ogni forma di vita animale), la liberalizzazione delle droghe (contro le major del narcotraffico internazionale e contro gli interessi della malavita organizzata), il diritto al testamento biologico, all’eutanasia, alla fecondazione assistita, al matrimonio e all’adozione per le coppie non eterosessuali, una cultura della pace e dell’amore universale (contraria a ogni coercizione e a ogni violenza istituzionalizzata come l’ergastolo ostativo o la pena di morte). Il medico-scienziato-uomo propone soluzioni semplici a problemi complessi, e lo fa appellandosi al buon senso, alla logica razionale, senza scomodare ideologie politiche o peggio ancora religiose.

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A dispetto dell’età (e anzi anche grazie a essa), Veronesi è un uomo contemporaneo, più vivo e attivo di tanta gioventù rampante. «Nella letteratura universale – scrive Pierre Hadot ne La cittadella interiore commentando Marco Aurelio – troviamo molti predicatori, molti dispensatori di lezioni, molti censori, che dispensano la morale agli altri con sufficienza, con ironia, con cinismo, con durezza, ma è estremamente raro vedere un uomo mentre si sta esercitando a vivere e a pensare da uomo.» Veronesi non propone se stesso quale modello d’integrità assoluta, non si sporge tronfio dall’alto della sua cattedra, non impugna il bisturi come uno scettro luccicante ma si limita a indicare una strada percorribile, un percorso lineare basato sull’onestà e la consapevolezza. Se la meta da raggiungere è il benessere comune, allora bisogna lavorare seriamente nella giusta direzione, superando resistenze e assurdi provincialismi. Sopravvissuto allo scoppio di una mina nella Seconda Guerra Mondiale, Veronesi sceglie di rendersi utile alla collettività come medico chirurgo, e non tarda ad eleggere la sala operatoria il suo secondo campo di battaglia. Qui la guerra, spiega l’oncologo, non è contro un nemico con la divisa di un altro colore, ma contro un nemico comune, purtroppo troppo comune: il cancro; questa tremenda, spietata malattia è la diretta responsabile della sua ben meditata laicità: e non è difficile credere che, per chi lo guarda fisso negli occhi tutti i giorni, il cancro possa davvero fungere da prova lampante dell’inesistenza di Dio. «La scelta di fare il medico è, infatti, profondamente legata in me alla ricerca dell’origine di quel male che il concetto di Dio non poteva spiegare.»

Contro il male Veronesi ha combattuto da uomo, un uomo aggrappato sì alla speranza ma non alla cosiddetta provvidenza; a tal proposito è particolarmente significativo questo passaggio: «Come puoi credere nella Provvidenza o nell’amore divino quando vedi un bambino invaso da cellule maligne che lo consumano giorno dopo giorno davanti ai tuoi occhi?» La fiducia nella scienza (quindi la fiducia negli uomini) gli fa affermare, quasi in tono profetico: «Io non vedrò l’umanità senza cancro ma le generazioni future sì.» All’odio, alle intolleranze, alle religioni del male Umberto Veronesi risponde con un messaggio di fiducia, con una pennellata d’azzurro, con una piccola bibbia laica che ben ripaga il più sottopagato dei mestieri: il mestiere di uomo.

Elena De Santis

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Questo articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Amedit n. 22 – Marzo 2015.

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