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E' una storia triste come tante. Il Natale è sempre una cartina tornasole. In tanti casi si colora di nero. Il Natale è il momento dell'anno in cui le persone si trovano disarmate, incapaci, quasi impazzite. Inseguono i regali, svuotano i portafogli, in un gioco perverso "più spendo più sei importante per me". E poi quegli orribili bigliettini. Basta andare nelle cartolerie e notare che ogni anno diventano sempre più piccoli e glitterati, creature create ad hoc per lenire l'ansia di chi non sa cosa scrivere, di chi non sa donare una parola o scrivere un pensiero. Si, il Natale ci ricorda l'incapacità di esprimere l'affetto, i sentimenti, e non l'illusione di restare in contatto con tutti in allegria che ci propina la foca della pubblicità della Vodafone. Non servono 1000 minuti al mese di telefonate per esprimere il proprio affetto. Valanghe di messaggi e telefonate, poche raccontano di quanto una persona sia importante per un altra. Per non parlare degli alberi di Natale griffati, algidi, marchiati a fuoco dal primo sponsor di turno che ha acquistato lo spazio. Il vero albero sono le relazioni che instauriamo con gli altri, ciò che ci sostengono. Esiste un incapacità dilagante che ha creato un vuoto nella capacità di stringere realmente una relazione forte. E chi compra anelli e orecchini con micro-biglietti griffati e abbinati alla carta del regalo con scritto "Tanti auguri di buon natale amore", non venga a dirmi il contrario. Per favore. Nessuno si interessa più alla reciprocità, ma l'interesse è alla corsa, all'impulsività, alla nausea per non trovare il "regalo" giusto. E nel frattempo scorre un mondo di relazioni che muoiono, di occhi che non vedono, di mani che non si pronunciano verso chi aspetta un gesto. Ah si certo, poi c'è la linea del "Perchè dovrei fare un gesto per primo". Chi sa donare non teme di essere il primo a farlo, e non teme di non ricevere niente in cambio, perchè la gioia non sta in quel che dona, ma nella libertà di poter esprimere i propri sentimenti. In tanti interrogano l'organo cuore, in cerca dei sentimenti da esprimere. Il cuore è un organo, e i sentimenti nascono dalla libertà. Si provano sentimenti se in è in azione. Nella palude, solo micro-biglietti glitterati. C'è chi scarta per l'ennesima volta sempre la stessa cosa, c'è chi compra un regalo tanto per liberarsene, "E anche quest'anno è andata. La nonna è sistemata. Per il nonno la bottiglia di vino". E quel nonno o nonna hanno bisogno di abbracci. Sono pochi coloro che "spendono" per un abbraccio, per un bacio, per dire "ti amo" al proprio fidanzato, o comunicare l'amore incondizionato per un fratello, una sorella, una madre, un padre. Per non parlare poi dei bambini. Il tormentone Peppa Pig, senza abbracci, baci, raccontare loro quanto sono importanti per voi, scrivere loro una lettera che rileggeranno quando saranno grandi. Sono storie di alberi di natale, persone, con poche luci, o storie di alberi di natale con luci finte, algide, e luccicanti. Le relazioni non si acquistano nel primo negozio di bricolage a prezzi stracciati. Le relazioni illuminano il vostro albero, vi sostengono e vi permettono di costruire una vita affettiva e relazione in equilibrio. Ci ammaliamo in assenza di relazioni. Un mio maestro un giorno disse: "Da soli non andiamo da nessuna parte". Sembra una frase scontata, ma non lo è. Puo' non esserlo in base alla profondità con cui ci interroghiamo, con cui capiamo come stringere in maniera più forte le relazioni. E' frequente notare un ballo di persone che non si toccano, che non si guardano, che si schivano. Eppure sono convinte del contrario. Un tormentone più forte della Macarena. Allora penso al giorno di Natale come una risorsa, un momento per interrogarci sul nostro albero di Natale, su quante luci ci siano, quante persone lo illuminano. Le luci finte restano impolverate se non facciamo una manutenzione, se non controlliamo e sostituiamo quelle fulminate, quelle intermittenti e se con il tempo non ne aggiungiamo altre. Allora si che sarà Natale. Natale è confermare il nostro affetto, comunicarlo a parole chiare e guardando negli occhi, un momento per stringere più forte legami, la nostra unica vera risorsa. Pellicce, scarpe griffate, l'ultimo oggetto hi-tech sono solo briciole disperse in una strada vuota. Una strada che ci porta alla solitudine. A tal ragione c'è crisi. Si, crisi d'affetto, tutto ciò che rende più aridi e ci fa ammalare ogni giorno sempre di più. L'albero si secca, si piega, e restano poche o nessuna luce. Magari sotto qualche pacchetto regalo: un profumo, un maglione, una sciarpa. Nessun abbraccio, nessun bacio, nessun biglietto. Il mio augurio di buon Natale e buone feste a tutte le persone con le quali lavoro ogni giorno in studio, e a tutti coloro che mi seguono in questo spazio e mi scrivono. Un augurio di buon natale di baci, abbracci e autenticità, senza che nessuno si senta in difetto. Il più piccolo degli oggetti assume un valore non per il suo costo, ma per chi te l'ha donato e per la relazione che vi caratterizza. Il più costoso dei regali con micro-biglietto "Buon Natale e Felice Anno Nuovo" è solo una briciola in un vuoto affettivo.
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