Premettendo che sono pianamente d’accordo con quanto scritto da Zucconi, e cioè che a conti fatti (anche se è pure vero che i conti si fa presto a sbagliarli e l’America della guerra preventiva ne sa qualcosa) quella del finiamola qui, subito, era forse la soluzione più sensata o sbrigativa, ma a volte certe questioni è meglio chiuderle finché se ne ha l’occasione, non capisco invece il Niet Obamiano e dell’amministrazione sulla pubblicazione delle foto, quelle che andrebbero a costituire la famosa prova madre, il guanto di paraffina che chiuda con il suo verdetto insindacabile la questione.
Perché se è vero come ci dicono che questo insieme di sigle (ma non solo) ragiona o è in grado spesso di agire autonomamente e se è vero, come spesso hanno scritto, che l’opera di Osama era di fatto quella di instillare l’odio verso l’occidente prendendo spesso a prestesto le operazioni militari e di occupazioni non sempre limpide, allora mi viene da pensare che non sia poi tanto la pubblicazione o meno di quelle foto a determinare una eventuale recrudescenza, ma piuttosto dipenderà dai futuri calcoli strategici (si spera fatti meglio questa volta) da parte dell’America da una parte e del resto dell’occidente al suo seguito. La primavera Araba e nord africana ha dimostrato che non sono tutti terroristi criminali infervorati da un falsato sentimento d’odio religioso. Starà a chi ha il potere di fare qualcosa adesso farlo per bene, magari con un calcolo che per una volta dia un risultato più vantaggioso nell’immediato per gli altri ma che poi sul lungo periodo lo si dimostri per tutti. Uno dei modi per farlo forse era pubblicare quelle foto, dimostrando fiducia nelle capacità della maggioranza di quelle popolazioni che oggi ancora mantengono in seno quella minoranza eversiva ma che stanno cercando di gridarci con tutte le loro forze che “un mondo diverso è possibile” se solo anche noi ci sforzassimo di metterci nella condizione di volerlo.