Se questo blog debba avere un senso, vorrei che riguardasse il senso di scrivere parole che chiamiamo poesia.
Ognuno dice le sue cose “poesia”, ognuno la scrive con la speranza legittima di essere letto, di ricevere una restituzione, anche minima, del proprio senso. Ma ognuno non sa che cosa non debba essere per se stesso poesia. Non vale scuola, cultura. Quantomeno non bastano. La poesia si radica in una forma di communio che quando viene a mancare relega l’opera nell’ombra della sua ignoranza. Non riluce, non é accolta. Come un ultimo messaggio mandato a una persona che non c’é più, eppure mandato.
Ecco: se questo blog debba avere un senso, vorrei che riguardasse, piuttosto con ingenuità che con fumeria e spocchia, il senso di uno scrivere vicini, almeno alla distanza di un mignolo che si può sfiorare. Sfiorare, non toccare. Vorrei che si accendesse il progetto di un umanesimo nuovo. (Sebastiano Aglieco)
poesie tratte da SMS NELLE NOTTI INSONNI, di Thomas Guarino, puntoacapo 2011
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nel sogno questa notte
ho trovato il tuo albero
ha ancora radici
e foglie che ritmano il vento
ho strappato l’edera dal tronco
un segnale per l’altra cosa
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parola dopo parola
tocco dopo tocco
per te ho fatto un quadro
dal quale non puoi fuggire
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nel vedere i cani
saltare di nuvola in nuvola
ho capito che potrebbero
mangiare le lenzuola di notte
metti le tue mani al sicuro
nelle nostre mani
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anche se la notte
é fatta di denti e lame
non lasciarle tagliare
uno a uno i legami
che ti tengono all’alba
alla promessa del giorno
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passare dal tu al voi
é stato come accendere
una luce diversa
dire con altre parole
quell’errare tra pavimento e soffitto
quel pensiero inchiodato
quando vorresti volare
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la notte scorsa ho teso la mano
il freddo mi ha svegliato
la tua mano non c’era
tradito per la prima volta
euridice ritorna
io non mi volterò
ma devo sapere
che mi segui verso la luce
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stanotte di nuovo ti darò
le mie mani da prendere
prendile con forza
ed io ti tirerò
fin dove il tempo smette
di essere di sabbia
e diventa di pietra
nessuno ti lascerà andare
se tu non lo chiedi
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domani dovrai conoscere
il peso giusto
della paura
della speranza
e poi trasformarlo
nel peso giusto del vento
che accarezza
la guancia all’alba
e ricordarti quando
da bambina
tutto era possibile
e crescevi
pane e fiori
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la notte mi ha svegliato
rovesciando il tempo
ho visto pezzi di frase
parole ritmi silenzi
di questi ultimi giorni
sembrano fiori spezzati
vite lasciate in sospeso
oggi torno domani ti dirò
di questo altrove
dove mi sono perso
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fuori
tutto sembra mortale
dal passato sicuro
al futuro incerto
dubiti di te stessa
del giorno dopo la notte
del silenzio dopo l’amore
tutto é in forse
i gesti non finiti
i passi senza eco
tutto finisce in un altrove
dove stenti a trovare il tuo posto