Martedì 19 marzo, durante l’incontro dedicato a don Sturzo organizzato dall’associazione Solidarietà Popolare, è stato presentato a Roma il volume di Giovanni Palladino “Governare bene sarà possibile. Come passare dal populismo al popolarismo”.
Il presidente di Solidarietà Popolare, Gianni Fontana, ha iniziato ricordando la figura di don Sturzo, che ha definito “il padre di tutti i cattolici che hanno deciso di impegnarsi laicamente in politica”; riappropriarsi del messaggio del popolarismo, ha continuato Fontana, significa riconferire il giusto spazio alla cultura per riscoprire le proprie radici, perché “senza cultura non c’è pensiero, e senza pensiero non c’è politica”. La “buona cultura” deve essere l’ispirazione e il punto di riferimento della politica e dell’economia, soprattutto in un momento in cui i valori democratici sono messi in discussione e in ambito governativo si registra un nesso tra concentrazione del potere e deficienza attuativa.
Ricordando l’antica matrice di giustizia sociale dell’Anno giubilare, Fontana ha ricollegato l’evento al pensiero della Dottrina sociale della Chiesa, suggerendo di leggere il prossimo Giubileo annunciato da papa Francesco non solo in chiave ecclesiastica ma anche sociale e politica.
Dopo avere ricordato l’impegno profuso nei Popolari Liberi e Forti e avere ripercorso alcuni momenti della storia politica del partito fondato da Giovanni Palladino, il presidente del Centro Internazionale Studi “Luigi Sturzo”, Gaspare Sturzo, ha posto l’accento sulla “questione morale”, sottolineando il legame, spesso ignorato, tra la Costituzione e i valori cristiani, retaggio culturale che è servito a imprimere i valori della dignità della persona e del rispetto della vita all’interno nella nostra Carta costituzionale.
L’economista Leonardo Becchetti ha iniziato citando un passo di Sturzo tratto dal libro di Palladino: “Alcuni hanno timore della potenza enorme che ha acquistato e acquista sempre più il capitalismo internazionale che, superando confini statali e limiti geografici, viene quasi a costituire uno Stato nello Stati. Tale timore è simile a quello per le acque di un grande fiume; davanti al pericolo di uno straripamento, gli uomini si sforzano di garantire città e campagne con canali, dighe e altre opere di difesa; nel medesimo tempo lo utilizzano per la navigazione, l’irrigazione, la forza motrice e così via. Il grande fiume è una grande ricchezza, ma può essere un grave danno: dipende dagli uomini, in gran parte, evitare questo; quello che non dipende dagli uomini è che il fiume non esista”.
Ribadendo la necessità di un’ampia partecipazione alla cosa pubblica e l’importanza dei corpi intermedi, Becchetti ha indicato la “vera forza” del capitale sociale nella somma dei civismi dei cittadini, rilevando come nei territori dove ci sono civismo e cooperazione, ovvero un alto capitale sociale, c’è ricchezza. Mercato e istituzioni non possono infatti risolvere i problemi da soli, è necessaria la partecipazione civile che, aumentando, contribuisce ad aumentare anche l’equilibrio dei poteri. Ricordando l’affermazione di papa Francesco “Il tempo è superiore allo spazio”, Becchetti ha sottolineato l’importanza di mettere in moto dei processi, piantare semi che daranno il loro frutto nel futuro, perché “il potere, il mercato siamo noi”.
Al termine della presentazione, l’autore del libro Giovanni Palladino ha ricordato la figura del padre Giuseppe, che fu esecutore testamentario di don Sturzo, e di cui ha raccolto il testimone impegnandosi per mantenere viva la persona, l’opera e il pensiero del sacerdote siciliano. Palladino ha citato un passo da un discorso di Marco Vitale (“Sturzo e La pira, due visioni per un solo obiettivo”), nel quale si afferma che, se fossero ancora vivi, “entrambi, Sturzo e la Pira, sarebbero in prima linea, insieme, per battersi contro questa economia che sta facendo l’ultimo sforzo decisivo per renderci tutti schiavi dei signori del denaro, per distruggere ogni umanità, ogni socialità, ogni rispetto per l’uomo e per la sua dignità e libertà. Sarebbero entrambi in prima linea per difendere la loro e la nostra costituzione, guidati e ispirati dall’umanesimo economico cristiano, che è la speranza dell’Europa e del mondo”.
Palladino ha infine ribadito la possibilità e la necessità di attuare una “globalizzazione” del popolarismo, ricordandoci che “la vera riforma è nell’uomo”.
MC