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Percezione e idee, la sinestesia

Da Psychomer
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Matteo Radavelli
giugno 24, 2010Posted in: psicologiaPercezione e idee, la sinestesia

La sinestesia è quella condizione per cui la stimolazione di un senso da sempre luogo ad una esperienza automatica in una modalità sensoriale diversa. Chiaramente questi “mescolamenti sensoriali” sono vissuti solo da una piccola parte della popolazione, ma non mancano casi illustri, soprattutto nel mondo dell’arte e della musica. Ad esempio Thom Yorke, cantante dei Radiohead (tanto apprezzati qui a Londra) sembra che “veda” alcuni suoni sotto forma di colori.

Questa condizione non solo è interessante di per sè, ma alcuni recenti studi dimostrano che il suo approfondimento potrebbe fornire un utile aiuto nello studio della cognizione “normale”, soprattutto legata alla formulazione delle idee.

Romke Rouw e Steven Scholte hanno recentemente dimostrato che la sinestesia comporta un insolito cablaggio neurale. Tramite una tecnica di Imaging chiamata del “tensore di diffusione” hanno dimostrato che l’associzaione grafema-colore (dove in grafema può essere sia una lettera che un numero) presenta un’ampia serie di connessioni neuronali con aree del cervello tradizionalmente associate alla percezione visiva, come la corteccia temporale e il giro fusiforme.

Di contro però, altrettanto recentemente, Roi Cohen Kadosh e colleghi hano dimostrato che esperienze sinestetiche grafema-colore possono essere indotte anche in soggetti senza sinestesia congenita utilizzando una tecnica di suggestione ipnotica che sembra agire sul livello di inibizione neuronale. A termine esperimento i ricercatori hanno riferito che l’esperienza percettiva dei soggetti di controllo (non aventi la sinestesia) è corrisposta esattamente a quella vissuta dai soggetti con sinestesia congenita.

Questo suggerisce che la sinestesia potrebbe derivare dalla disinibizione di un normale processo percettivo. In questi termini un candidato potrebbe essere l’assenza di feedback per cui l’attivazione di un neurone polisensoriale, determinata dal grafema, potrebbe generare un “dispersione sensoriale” lungo la via di percezione del colore, provocando l’effetto sinestetico. Un processo di questo tipo potrebbe presumibilmente accadere in un’area cerebrale come il solco temporale superiore, comunemente conosciuto come area polisensoriale.

Percezione e idee, la sinestesia

Questi risultati apparentemente contraddittori forniscono il supporto per le rispettive teorie sulla sinestesia CABLAGGIO Vs DISINIBIZIONE, che non sono ancora giunte ad un punto d’incontro. risultati come questi hanno tuttavia l’importanza di sottolineare che il crevello deve essere considerato una rete funzionale interattiva e parallela, con la presenza contemporanea di meccanismi bottom-up e top-down. Chiaramente questa prospettiva interazionista è in netto contrasto con i modelli ad input di entrata e uscita proposti all’inizio della rivoluzione cognitiva.

Non dimentichiamo inoltre che lo studio di casi insoliti ha spesso anche agevolato la comprensione del funzionamento “normale”. Nel 2007 Daniel Smilek e colleghi hanno studiato il caso di TE, il quale percepiva i grafemi come aventi una personalità individuale. Senza entrare nel dettaglio (servirebbe un altro post) i ricercatori hanno individuato che TE rimaneva concentrato più a lungo su quelli caratterizzati da personalità negativa. Questo dimostra come la sinestesia sia in grado di influenzare l’attenzione, denunciando quindi un confine sfocato tra percezione e attenzione, a dfifferenza di quanto sostenuto da molte teorie.

Prima di salutarci faccio un’ultima provocazione sul grado in cui la sinestesia possa essere considerata “normale”. Pensiamo al grande grado di corrispondenza tra profumo e gusto: la maggior parte di noi agisce una fusione dei due per sperimentare l’esperienza del sapore, eppure  non viene considerato sinestetico, probabilmente ne vengono anche apprezzate le doti da “intenditore”; ma allora potrebbe essere che tutti noi siamo “normalmente” sinestetici per natura? E qual’è il livello superato il quale non si parla di “normalità”, ma di sinestesia?

- Fonte: BPS Research Digest

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Matteo: ciao, sono laureato in Psicologia Clinica e Neuropsicologia. Attualmente vivo e lavoro a Milano. Puoi vedere il mio profilo completo nella pagina "chi siamo" o contattarmi personalmente: Email: [email protected] Sito personale: www.psicologomonzaebrianza.it

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