Perché senza barare.
Vi scrivevo ieri che allontanare il sapore dell’infelicità non è affar semplice e ad esempio sarebbe decisamente troppo facile comprare la sfoglia al supermercato, non ci sarebbe nessun moto di gioia nel vederla uscire dal forno dopo tanta fatica composta e gonfia all’occorrenza, nessuna sorpresa all’assaggio: un sapore piatto e uguale a se stesso dallo scaffale del banco frigo alla ricetta dolce o salata, un ottundimento dei sensi standardizzato. A queste condizioni la felicità farebbe i bagagli e se ne andrebbe, ci vogliono ben altri sapori per conquistarla, occorre un’altra tenacia per allettarla. Se barassi se ne accorgerebbe.
Oggi niente sfoglia ma pesce che è da un po’ che non mangio. A proposito di barare e non barare il pesce San Pietro me lo sono fatto sfilettare.
Pesce San Pietro in filetti al burro
Filetti di pesce San Pietro 6
burro
farina
succo di limone
Morale del Pesce San Pietro in filetti al burro: sfilettare il pesce San Pietro è operazione complessa, i miei gentilissimi pescivendoli lo fanno alla perfezione, cosa che già di per sè mi rende felice.
Il burro non manca e con una ricca insalata a far da accompagnamento il risultato finale è un gustoso piatto casalingo e rapido. Evviva.
Fino al 10 novembre al fondo di ogni post comparirà Taste&Match, aderite numerosi!
Ed eccomi qua pronta per la serata Winexplorer ideata da Fernando Wine, alla sua seconda edizione torinese.
Due antipasti + due primi + due secondi + due dolci = Otto piatti, otto portate per otto vini, otto abbinamenti per otto assaggi, otto foodbloggers per otto pietanze.
A me il compito di cucinare un antipasto che si abbini con un secco e fresco Erbaluce Rustìa 2011 di Orsolani.
Dopo averlo annusato e assaporato sfoglio attentamente il Talismano e opto per questa ricetta di Manzo in involtini di cavolo, che da noi in Piemonte sarebbe il capunet.
Mentre le altre ragazze si sbizzarriscono in incredibili ricette fantasmagoriche che avrete presto il piacere di scoprire e l’onore di assaggiare io come sempre vado sul classico, la cara Ada è una signora tradizionale. L’unica variazione che apporto alla ricetta sono le dimensioni: dovendo fungere da antipasto riduco il formato fino a farlo diventare mignon, un boccone e via. Voi astanti avrete così modo di gustare gli antipasti senza sentirvi satolli dopo una sola portata, proprio come succede a noi questa sera.
Ci vediamo il 10 novembre!
Cliccando qui troverete tutte le informazioni necessarie per partecipare.
Per 4 persone
Manzo in involtini di cavolo
Cavolo cappuccio 8 foglie tenere ma belle grandi
trita di manzo 200 g
mollica di pane 35 g
tuorlo d’uovo 1
parmigiano grattugiato 1 cucchiaio
prezzemolo 1 ciuffo
sugo d’arrosto
sale
Sfogliate il cavolo facendo attenzione a non rompere le foglie, mettete a bollire un bel pentolone d’acqua, al bollore salate, tuffateci dentro le foglie, appena riprende il bollore scolatele – ci vorranno pochi minuti – sciacquatele sotto l’acqua fredda e mettetele ad asciugare su un canovaccio continuando a fare attenzione a non distruggere le foglie che devono rimanere intere. Preparate il ripieno mescolando con cura in una terrina la carne trita, il tuorlo, il parmigiano, il prezzemolo tritato e la mollica di pane inzuppata nell’acqua. Dividete le foglie di cavolo in quattro parti della stessa grandezza togliendo la costa dura centrale, prendete piccole porzioni della farcia preparata e disponetele al centro di ogni foglia, arrotolate la foglia in modo che il ripieno non esca, cospargete il fondo di una teglia con il sugo finto, allineate gli involtini, copriteli con un po’ d’acqua calda in cui avete stemperato qualche altra cucchiaiata di sugo d’arrosto e infornate per una mezz’ora abbondante, finché il sugo non si è addensato.
Morale del Manzo in involtini di cavolo: è una ricetta tipica del canavesano, una cugina prima dell’Erbaluce, una ricetta volendo anche povera perché nella farcia ci potete far finire anche avanzi di arrosto, fette solitarie di prosciutto, raminghi fondi di mortadella, remoti affettati che vagano da un po’ nel vostro frigo. Tra cavolo, carne e sugo finto il sapore è ricco e stuzzicante.
Così piccoli sono un ottimo antipasto; se preferite servirli come secondo o non avete la pazienza del Buddha e volete prepararli più grandi potete optare per dividere la foglia di cavolo in due parti, se avete la fame di Obelix e avete perso per strada la pazienza di Giobbe potete non dividere le foglie affatto.