Se dovessimo contare le volte in cui abbiamo dovuto aspettare, esse superano quelle in cui ci siamo impegnati veramente in qualcosa, e non per mancanza di motivazione, ma perché in un modo o nell’altro la vita costringe all’attesa. Dopotutto, è lì che ci aspettano parenti e amici il giorno in cui mettiamo piede nel mondo: in sala d’attesa.
Amici! Ho detto amici, perché pare che – una volta nati – non siamo noi a scegliere le persone con cui condividere i momenti più belli, e neanche gli altri – troppo incoscienti forse! – ma qualcosa di più forte ci suggerisce che quelli saranno i nostri amici d’infanzia, quelli per l’adolescenza, quegli altri per la gioventù e via via, senza errori. In ogni periodo della nostra esistenza siamo attorniati da nuovi amici, e qualcuno del periodo antecedente resta e non perché destinato (Cos’è il destino?) ma perché voluto intenzionalmente, impedendo la rottura del legame.
A pensarci, è curioso, non foriamo mai una certa statistica di amici, rispettiamo il limite: superate le statistiche, si torna indietro. Prevedere gli amici del periodo successivo è impossibile ma è certamente possibile sapere chi oggi ha saputo aspettare e aspettarti.
Le attese, quindi, sono una bella questione che non tocca solo noi ma anche – appunto – chi ci sta accanto. Perché aspettiamo? Non sarebbe più bello fare, fare e ancora una volta fare, piuttosto che aspettare? Prendere l’iniziativa e coprire i buchi di attesa che la vita ha costruito apposta per noi; non sarebbe meglio stare svegli e attivi, piuttosto che riposati su una poltrona con una gamba sopra l’altra? E allora la domanda – sempre attuale – potrebbe essere piuttosto “Perché dormiamo? Perché riposiamo? Perché stiamo fermi se possiamo muoverci?” (le domande allora sono tante). Domande alle quali neppure scienziati e psicologi hanno saputo rispondere. Il processo rem è una questione troppo aperta da capire ad occhi chiusi. Il motivo per cui aspettiamo è lo stesso per cui dormiamo? Il concetto di tempo, possiamo includerlo nella questione?
Ancora una volta, aspetto, che la risposta arrivi, lasciando che i fiumi seguano il loro corso e i mari i loro venti perché anche loro hanno qualcuno da aspettare.