Perché ho votato per Renzi

Creato il 03 dicembre 2012 da Ritacoltellese

La famiglia Riva e il finanziamento da 98 mila euro che imbarazza Bersani

La somma risale alla campagna elettorale del 2006, molto prima della lettera inviata dal patron Ilva al segretario per ammorbidire il senatore democratico Della Seta sulle misure anti-inquinamento nel 2010. L'ex ministro, sempre lecitamente ha ricevuto 110 mila euro da Federacciai, che annovera tra i membri anche i gruppi Marcegaglia e Amenduni

di Marco Lillo

Più informazioni su: Emilio Riva, Finanziamento ai Partiti, Ilva, PD, Pier Luigi Bersani.
Il finanziamento che oggi politicamente imbarazza di più Pier Luigi Bersani risale a sei anni fa ed era stato rivelato nel 2008 sull’Espresso da chi scrive, insieme con Primo Di Nicola. Solo nell’agosto 2012, in occasione dei primi provvedimenti giudiziari sull’Ilva, il contributo di 98 mila euro di Riva era stato ritirato fuori come arma polemica contro Bersani nello scandalo tarantino, prima da Antonio Di Pietro e Beppe Grillo e poi più di recente da Matteo Renzi. Quei 98 mila euro donati dal gruppo che controlla l’Ilva a Bersani in occasione della campagna elettorale del 2006 erano già imbarazzanti allora, perché accettati nonostante Emilio Riva avesse già subito una condanna (per reati più lievi di quelli che oggi lo hanno portato agli arresti domiciliari) e fosse finito nuovamente sotto processo per inquinamento.
Diventano un macigno ora che il giudice per le indagini preliminari di Taranto ha spedito agli arresti domiciliari il patron del gruppo, Emilio Riva, di 86 anni. Un macigno politico, soprattutto, perché dagli atti è emersa la lettera scritta dal vecchio Riva in persona a Bersani nel settembre del 2010 per chiedere di allentare la pressione mediatica sul gruppo Riva favorita anche dagli interventi dell’ambientalista del Pd, Roberto Della Seta, il quale ha negato qualsiasi pressione del segretario su di lui. Per studiare meglio i finanziatori ufficiali delle attività politiche di Pier Luigi Bersani, Il Fatto ha consultato gli elenchi pubblici depositati presso la Camera dei Deputati dove sono riportati tutti i contributi elargiti dai finanziatori di Pier Luigi Bersani nelle campagne elettorali più recenti (2006 e 2008) e anche negli anni precedenti quando ancora esisteva l’obbligo di registrare tutte le donazioni anche sotto la soglia dei 50 mila euro.
Si scopre così che l’associazione di categoria della quale fa parte il gruppo Riva, Federacciai, ha donato 110 mila euro in 4 anni a Bersani. Nel 2004 dona 20 mila euro. Altri 50 mila euro arrivano nel 2006 e Federacciai non si dimentica dell’ex ministro dell’Industria e dello Sviluppo economico neanche nella campagna del 2008 quando dona appena un po’ meno: 40 mila euro. L’associazione padronale che ha versato questi 110 mila euro all’attuale leader del Pd annovera, ovviamente, i Riva tra i suoi membri più influenti, accanto ad altre famiglie d’acciaio come gli Amenduni e i Marcegaglia. Il figlio di Emilio Riva, l’ex presidente Ilva per il quale il pm aveva chiesto l’arresto però rigettato dal Gip, Nicola Riva, è tuttora il vicepresidente della Federazione mentre il nipote Cesare Riva è il presidente dell’associazione di comparto. L’altro figlio, quel Fabio Riva che è irreperibile da ieri e sul quale pende un’ordinanza di arresto, stavolta in carcere e non ai domiciliari, è stato per molti anni vicepresidente di Federacciai.
Pier Luigi Bersani ovviamente poteva lecitamente accettare i soldi dei padroni dell’acciaio come Emilio Riva, che però poteva poi legittimamente scrivergli una lettera confidenziale per chiedergli un intervento sulla questione Ilva, cosa che i malati di tumore o i cittadini pieni di polvere del quartiere Tamburi di Taranto forse non hanno mai fatto, non potendo vantare un versamento così cospicuo alle casse del segretario. Se si scorrono i nomi delle imprese che hanno sostenuto (lecitamente) negli anni passati Bersani si scoprono altri contributi che, come quello di Riva, con il senno di poi sono imbarazzanti. Per esempio i 20 mila euro ricevuti nel 2004 dalla Interconsult di Franco Pronzato, arrestato nel 2011 per corruzione in relazione alla vicenda delle mazzette Enac, genovese, già responsabile trasporto aereo del Pd, un uomo molto legato a Bersani del quale era consigliere al ministero per il settore dei trasporti.
Nel 2008 Bersani ha ricevuto 5 mila euro anche dalla società assicurativa genovese Italbroker di Franco Lazzarini, uomo vicino da un lato a Massimo D’Alema e dall’altro lato in ottimi rapporti con Lorenzo Borgogni, al punto che l’ex direttore centrale di Finmeccanica ha raccontato ai pm di avere incassato proprio da Italbroker ben 2 milioni di euro, un affare discutibile dal punto di vista dell’etica pubblica anche se lecito per i magistrati. Per il resto Bersani conferma il suo profilo di uomo di sinistra che piace ai padroni che effettuano donazioni ai partiti senza guardare troppo allo schieramento per garantirsi buoni rapporti bipartisan. Era questo il caso di Riva che ha donato con generosità a Forza Italia, 575 mila euro dal 2004 al 2006, più 50 mila euro nel 2006 versati da Federacciai a Forza Italia di Imperia, feudo di Claudio Scajola. Ed è questo il caso per esempio della società israeliana Telit che aveva donato poco meno di 20 mila euro a Maurizio Gasparri nel 2006 e ne dona 10 mila a Bersani nel 2008.
Nell’ultima campagna elettorale Bersani riceve 10 mila euro dal Comitato Nazionale Caccia e Natura (che gli aveva già donato 15 mila euro nel 2006), altri 10 mila euro dalla Engineering Ingegneria Informatica, e 20 mila euro dalla Pittaluga Servizio Container di Genova. Altri 20 mila euro Bersani li ha incassati dalla Siram Spa, una società che si occupa di energia e appartiene a una multinazionale francese e che però vantava rapporti di affari anche con Stefano Bonet, incappato nell’inchiesta sull’ex tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito. Infine ci sono i 15 mila euro donati dalla Modena Fiere. Non sono presenti nella lista dei contributi versati per la campagna delle elezioni del 2008 i tradizionali finanziatori di Bersani, come Air One del gruppo Toto che aveva donato 20 mila euro nel 2004 e altri 40 mila euro nel 2006 (nonostante fosse in causa con le organizzazioni dei lavoratori per condotta anti-sindacale) o le coop rosse, che nel 2006 avevano donato poco meno di 100 mila euro, o il Gruppo Gavio che aveva donato 12 mila e 500 euro a Bersani nel 2004.
da Il Fatto Quotidiano di mercoledì 28 novembre 2012
_____________________________________________________________________________Questo articolo lo ha pubblicato "Il Fatto Quotidiano" non "Il Giornale": non si può dire quindi che sia di parte.Apprendiamo dunque che, nonostante milioni e milioni di euro estorti agli italiani malgrado un referendum da loro pagato ed in cui hanno detto NO al finanziamento pubblico ai partiti, i politici come Bersani beccavano le cifre sopra esposte.Non faccio commenti: i fatti sono, già così, eloquenti.Nonostante il fiume di denaro pubblico e privato, per la scelta del candidato Premier del PD, agli italiani pieni di buona volontà, (è indubbio che così sia) che sono usciti di casa per andare a votare spendendo tempo e carburante dell'auto, sono stati chiesti euro 2, equivalenti a quasi 4000 vecchie lireGiustamente qualcuno l'ha fatto rilevare: "Ma come mai, con tutti i soldi dei finanziamenti, chiedete pure la tassa sul voto a chi (bontà sua) si mobilita per scegliere il candidato della sinistra?"La risposta non manca mai, si adatta sempre alla situazione come un vestito: "Perché si tratta di una coalizione."Bastava, allora, fare coalizione anche delle spese: un po' SEL, un po' PD, un po'... per Tabacci non saprei perché dall'UDC è uscito, ha aderito al Gruppo Misto... quindi non so da quali finanziamenti si potevano prendere i soldi per la sua parte... ma sono certa che si potevano prendere...Il popolo paziente e, nonostante tutto, speranzoso, è andato a votare comunque.Io compresa.Perché?Dal confronto con tanta gente con cui parlo credo di uscirne come campione di quella parte di italiani che non è del PD ma sperava nella novità Matteo Renzi.Matteo Renzi, dichiara Lino Paganelli del suo Comitato, "Dice quel che pensa e fa quello che dice."Sembra sia opinione generale e non solo di Lino Paganelli.L'ha fino ad ora dimostrato con quello che ha detto dopo la sconfitta.Sincerità, coerenza. Se ne sente tanto il bisogno.
Il PD non canti vittoria. Alle politiche non saremo tutti quelli che hanno votato per la scelta del Premier.Io sono sempre stata una persona moderata, di idee di centro con simpatie per alcune cose della sinistra, ma attenta anche a certi valori della destra (quando sembrava che ci fossero!).Visto che i Politici di ogni colore hanno dimostrato con fatti continui e continui di essere solo degli opportunisti senza ideali, gli italiani, che sono pazienti ma non scemi, si sono schifati di loro e hanno deciso di non votare più.C'è tanta gente che io conosco che non vota più da anni! Altri  lo hanno deciso nell'ultimo periodo, causa le ruberie continue e gli intoccabili privilegi dei politici e delle varie cariche statali superpagate, mentre alla classe media e agli operai veniva tolto tutto!La gente è stanca. Eppure, davanti a questo giovane Renzi, anche persone di idee tutt'altro che di sinistra, ma magari repubblicane, liberali, hanno pagato la tassa per votare ed hanno votato per due volte...Parlo di persone anziane... ma che avevano capito benissimo il senso della parola "rottamazione".
Quello di cui deve tener conto la sinistra di Bersani:La sinistra la deve smettere di difendere tramite i sindacati gli assenteisti, i lavativi, nel lavoro pubblico ma anche nel privato.
La sinistra deve capire che non può tassare la casa senza tener conto del reddito di chi l'ha comperata e ci abita: la gente non può vendersi la casa per pagare le tasse ad uno Stato che allora diventa solo un oppressore, come lo erano i signorotti, i monarca assoluti, i dittatori che operavano una spoliazione del popolo riducendolo in miseria.La sinistra non può soffocare ogni iniziativa privata con balzelli e burocrazia tali da disincentivare ogni tentativo. Menti preparate, brillanti, che potrebbero creare lavoro, per sé ed eventuali altri, desistono già dall'esame dei lacci e lacciuoli che uno Stato soffocante mette a chi ha delle idee e vuole metterle in pratica.La sinistra deve prendere atto che l'economia di questo Paese si regge solo e sempre con il denaro pubblico.Nascono dal nulla ragioni sociali, associazioni, perfino onlus, al solo scopo di fottersi il finanziamento che gli farà avere il politico amico e/o connivente. Creano così una pseudoeconomia, senza idee, senza vera innovazione, che costituisce carrozzoni pretestuosi al solo scopo di acchiappare denaro pubblico.Bisogna lasciare ossigeno  e la possibilità di lavorare a chi vuole solo creare qualcosa, senza denaro pubblico, ma con l'ingegnosità personale. Ma se si uccide l'iniziativa già dal suo nascere con richieste di balzelli insostenibili,divieti insensati, proibizioni immotivate... l'economia che rimane è solo quella sopra esposta: che economia non è, crescita non è, ma soltanto la solita rapina di denaro pubblico.Mai come ora la gente che lavora veramente, che vuole lavorare, si è trovata con le braccia legate dallo Stato. Uno Stato opprimente solo con gli onesti, mentre intorno si assiste all'arricchimento proprio di chi le regole non le rispetta affatto.Si assiste all'impoverimento dei migliori di noi: chi ha lavorato veramente per tutta la vita ed ora non ce la fa a pagare una specie di affitto sulla casa che ha acquistato rinunciando a molte cose, ora che con la pensione deve pagarsi anche medicine che il Servizio Sanitario pieno di debiti non può più garantirgli.Giovani che debbono pagare un mutuo e su quella casa che debbono ancora finire di pagare hanno un carico quasi insostenibile, dati i magri stipendi o le difficoltà della perdita del lavoro... Artigiani, commercianti che, di fronte al lavoro che diminuisce, ricorrono agli usurai per disperazione...Per contro si assiste a tenori di vita inspiegabili dal solo reddito dichiarato (usura? droga?), lo Stato deve controllare. Perché non lo fa?Perché si tollera un abusivismo edilizio sparso ovunque che crea dissesto del territorio? I comuni (non tutti per fortuna) chiudono entrambi gli occhi. Questo comporta disuguaglianza fiscale (IMU, TARSU ecc.), e pagano solo i soliti che rispettano le regole.Ecco, la sinistra deve tener conto di quello che esiste di scorretto in questo Paese e NON premiarlo consentendogli di continuare. Per contro non deve punire le persone corrette, che hanno sempre pagato, solo perché sono facilmente individuabili.

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