Guardando le lunghe, e permettetemi anche buffe, marce dei pinguini sul ghiaccio, tutti quanti ci siamo chiesti: perche’ non volano? In fondo, il pinguino e’ del tutto simile ad un uccello, ha le ali, eppure non vola.
La risposta a questa semplice domanda, e’ arrivata proprio pochi giorni fa da un contributo presentato all’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti.
In realta’, scopo di questa ricerca condotta da diverse universita’ era quello di analizzare le differenze biomeccaniche dei corpi di diversi mammiferi a confine tra il terrestre ed il marino, proprio per capire come l’evoluzione naturale della specia sia stata in grado di traformare nel tempo i corpi degli animali, facendoli adattare al meglio all’ambiente e alle caratteristiche che si volevano raggiungere.
Lo studio ha preso in esame tre diversi animali: il pinguino, l’uria di Brünnich e il cormorano pelagico, studiando in particolare le doti di ciascuna specie al volo e al nuoto.
Come e’ noto, mentre il pinguino e’ un ottimo nuotatore ma e’ incapace di volare, l’uria, molto simile come forma, riesce a fare entrambe le funzioni. Per analizzare queste caratteristiche, sono stati sviluppati dei modelli di simulazione biomeccanica, appositamente creati per studiare il dispendio di ossigeno degli animali durante queste attivita’. Detto in parole povere, l’analisi permetteva di capire la “fatica” fatta dagli animali durante il volo o il nuoto.
Il risultato fondamentale dello studio e’ molto semplice: un’ala fatta per nuotare, non puo’ essere fatta per volare.
Cerchiamo di capire meglio.
Le ali dei pinguini sono molto corte e vengono utilizzate come delle efficienti pinne durante il nuoto. Al contrario, le ali dell’uria, simili per forma e dimensione a quelle del pinguino, consentono molto agilmente di nuotare, ma, anche se lo permettono, non sono progettate per volare al meglio. Cosa significa? Per mantenersi in volo, l’uria deve sbattere le ali molto velocemente, con un conseguente alto dispendio di energia. In tal senso, questo animale riesce a volare, ma lo fa molto goffamente e in modo assolutamente non conveniente.
Cosa significa questo? Mentre l’ala del pinguino si e’ specializzata nel nuoto, abbandonando completamente il volo, quella dell’uria e’ in grado di volare con estrema fatica, ma consente un nuoto molto veloce, anche se meno efficiente di quello del pinguino.
Secondo questa chiave di lettura, l’uria e’ l’anello di congiunzione tra le specie volatili e quelle che invece hanno completamente abbandonato il volo dedicandosi esclsivamente al nuoto.
Al contrario, il cormorano ha delle buone capacita’ di volo, ma le sue ali, troppo grandi, non vengono utilizzate nella fase in acqua. Per spingere durante il nuoto, il cormorano pelagico utilizza infatti i piedi.
In termini evoluzionistici dunque, l’uria riesce ancora a volare anche se con estrema fatica, mentre il pinguino ha completamente abbandonato questa attivita’ modificando la propria ala solo ed esclusivamente per il nuoto.
Notiamo una cosa fondamentale: l’evoluzione naturale degli animali consente di migliorare o comunque adattare al meglio il proprio corpo in funzione dell’ambiente e delle attivita’ piu’ seguite. Come e’ noto, il pinguino tuffandosi in acqua puo’ sfuggiare ai predatori terrestri, ma soprattutto puo’ reperire molto cibo in mare. Al contrario, l’utria ha preferito mantenere la fase di volo per la sua sopravvivenza, a scapito di una peggiore propulsione nella fase di nuoto.
Concludendo, e’ l’evoluzione naturale che ha modificato il corpo del pinguino abbandonando completamente la fase di volo. Questi cambiamenti, lunghi e studiati al meglio, consentono alle specie animali di trasformare in modo efficiente il proprio corpo.