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Perchè il Black Friday fa schifo

Creato il 21 novembre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Dopo il Ringraziamento, con il quale gli americani godono di aver avuto la pancia piena un altro anno mentre si ingrassano ancora di tacchino farcito, giunge in quella terra d’oltre oceano il Black Friday, venerdì nero, data ininfluente dal punto di vista storico ma punto di partenza per lo shopping compulsivo natalizio; giornata di sconti con cui fare i conti (letteralmente) e questa volta non ringraziare ma farsi ringraziare di aver dato la pancia piena al capitalismo sfrenato che non può ovviamente che dare profitto e progresso.

Così, se Dio dà il raccolto, è Walmart che dà il consumo e, poiché l’America è il Mondo, anche nella “civilissima” Europa le più grandi catene si attrezzano per non essere da meno: non sia mai che per una volta non si copino gli americano e la loro corsa agli acquisti (fittizia, perchè come ben si sa il mezzo di locomozione preferito durante lo shopping sono le sedie a rotelle elettriche usate anche senza essere disabili).

Peccato che dietro la bellezza dello spendere e del consumare che ormai permea la nostra esistenza ci sia un lato oscuro: il lato oscuro dell’ignoranza, che porta le masse follemente ad accalcarsi dietro la promessa di sconti, che a volte sono perfino autentici raggiri, dal momento che è pratica usuale alzare il prezzo della merce il giorno prima e fingere lo sconto il giorno dopo.

Masse informi di ogni etnia (o “razza”, per tradurre letteralmente dall’inglese), si riversano nei miliardi di centri commerciali in giro per i cinquantuno Stati Americani, e danno l’esempio al mondo di fare lo stesso.

Tale è la calca che accadde in più di una occasione quella che negli USA è detta “stampede”: il fenomeno per cui la folla impazzita entra tutta insieme e spinge e cade e schiaccia altri uomini, costituenti la stessa folla, proprio come nell’estasi mistica dei pellegrini verso la Mecca di cui spesso si sente.

Una volta ci scappò perfino il morto: un commesso incaricato di aprire le serrande per dare il via alla giornata di acquisti malati fu travolto dai pachidermi con la maschera da uomo e rimase per terra, per non rialzarsi più, schiacciato dalle mandrie.

Da allora il governo americano riuscì a far passare una serie di regolamentazioni, non senza qualche difficoltà, perchè percepite quasi come lesive dell’autodeterminazione e della libertà così cara agli Americani.

La psicosi da acquisto dà origine ad altre conseguenze: innanzi tutto, causa rabbia negli acquirenti. Non è raro imbattersi in testimonianze, video, scritti di persone che durante la folla corsa allo sconto, vedendo, magari mentre erano perfino in coda, le scorte rapidamente ridursi e il loro prodotto scomparire dagli scaffali, smisero di indossare quello che Donnie Darko voleva “il costume da essere umano” per tornare ad essere le bestie laide e rabbiose dei tempi dello Stato di Natura hobbesiano. E’ la guerra di tutti contro tutti, dei poveri (non solo di finanze, ma anche di spirito) contro i poveri. Urla, risse, colluttazioni sono all’ordine del giorno tra gli elefanti incolti che spasmodicamente attendono il Black Friday.

L’apparente vantaggio per il consumatore che si trova ad acquistare un prodotto a un prezzo più basso va completamente rivisto. Quando qualcuno si osa criticare il Black Friday, la risposta più tipica è una delle due seguenti: “ma se non ti interessa, non partecipare” e “perchè dovrei essere contro qualcosa che mi fa risparmiare?”. Entrambe sono follie, l’una perchè chiude il cervello a qualsiasi critica e dimostra tutta l’inettitudine dell’uomo che è già convinto di quello che fa e non vuole sentire una campana diversa da quella che da sempre gli suona in testa; l’altra perchè non riesce ad andare oltre al proprio piccolo orticello. E’ indiscutibile che il Black Friday sia una trovata commerciale che, a un mese dal Natale, invoglia in grande stile a dare il via al periodo dell’anno dedicato ai doni e al consumo più becero, al punto da travisare completamente (ma questo è un discorso per un altro tempo) il significato ultimo del Natale; d’altro canto anche un bambino si renderebbe conto che se il Black Friday fosse una trovata economicamente fallimentare per le imprese e vantaggiosa solo per i consumatori non sarebbe stata celebrata ancora e ancora. La verità è che durante il Black Friday si compra anche ciò che non serve: ciò che, in condizioni normali, non si sarebbe acquistato, e quindi non solo non si risparmia, ma si paga anche molto di più di quanto si sarebbe pagato se non ci fosse stato il diavolo tentatore dello sconto (che, oltrettutto, come si diceva spesso è fittizio).

...i dipendenti Walmart protestano per le assurde condizioni di lavoro alle quali sono sottoposti (Photo credit: UFCW400Local / Foter.com / CC BY)

…i dipendenti Walmart protestano per le assurde condizioni di lavoro alle quali sono sottoposti
(Photo credit: UFCW400Local / Foter.com / CC BY)

Il Black Friday non ci riguarda: non è una “festa” né un’”iniziativa” che abbia radici in Europa; è anzi il sintomo totale del capitalismo malato Americano che viene importato a piene mani nel tentativo di massimizzare i profitti da ogni parte.

Non che il tentativo sia sconosciuto nel Vecchio Continente: in Italia l’istituto della “tredicesima” nasceva proprio per la stessa ragione. Con una mensilità, seppur ridotta, in più, il cittadino era portato a comprare e a spendere, proprio sotto Natale, così da ottenere una soddisfazione dei propri bisogni che affondava le proprie radici nell’epoca di festa e di vacanza che contraddistingue i giorni intorno al 25 di dicembre nel nostro paese. Ma era un fatto sociale: una decisione quasi socialista che nasceva come compenso ulteriore per il lavoratore, non certo come trovata creata da chi vende i prodotti proprio per chi vende i prodotti; non un bisogno costruito ma un bisogno soddisfatto.

E’ già molto discutibile l’esempio americano che penetra inesorabilmente nella nostra cultura in dozzine di altri campi e crea quella cultura popolare globalizzata tipica dei nostri tempi: non è decisamente il caso di copiare forzatamente anche laddove non si dovrebbe.

Fortunatamente l’Europa è ancora lontana dalla degenerata mania statunitense dell’acquisto selvaggio a seguito degli sconti, ma si sta avvicinando, ormai non più solo con i tipici saldi, ma con sempre più di queste iniziative soltanto apparentemente positive che portano alla spesa acritica e al bisogno costruito di avere qualcosa di nuovo e non necessario, solo perchè costa meno del solito.

Tags:black friday

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