CREMONA Ieri durante la commissione comunale di vigilanza il presidente Giovanni Gagliardi, del Pd, ha cercato di fare il punto sul caso Tamoil, soprattutto per comprendere che cosa succederà se la sentenza sarà negativa per la ditta sotto processo per rito abbreviato per inquinamento. L’amministrazione Perri ha infatti firmato nell’aprile del 2011 un accordo che riconosceva all’ex raffineria la mancanza di responsabilità rispetto all’inquinamento, pur richiedendole la bonifica delle aree interne e il ripristino ambientale di quelle esterne.
(La Tamoil quest’inverno: la fabbrica, situata prima dell’argine del Po di Cremona. Oltre l’argine le società canottieri, a 500 metri la popolosa zona Po)
Quali siano i motivi, i dati eventualmente a conoscenza dell’amministrazione Perri per giungere alla firma di quell’accordo, ancora non si sa, sempre che esistano. Neppure è nota la ragione di tanta certezza da parte della giunta e del ministero. Come ha potuto l’assessore Bordi, chiamato a testimoniare per la difesa della Tamoil il 2 aprile, sostenere che l’acqua è pulita quando esiste una perizia della parte civile che afferma l’opposto e con forza? La barriera idraulica infatti non avrebbe evitato l’inquinamento della falda. Della quale però nel testo del 2011 nemmeno si parla, poiché la bonifica riguarda terreno e impianti. Bordi è finito fuori tema. E poi il sindaco Perri, pur non volendolo, si trova costituito parte civile contro la Tamoil grazie a Gino Ruggeri presentatosi in nome e per conto del Comune.
Bordi, anziché come assessore all’ambiente, ha parlato ieri in commissione come un sindacalista, sostenendo che l’intesa del 2011 ha favorito i dipendenti. Ravelli invece ha detto che la Bissolati avuto un grande danno che risulterà dal processo come un dato di fatto. Bisognerà attendere la sentenza del giudice. Oggi, proprio in seguito alla deludente riunione di ieri, la consigliera comunale del Pd Alessia Manfredini ci ha ripresentato una sua interrogazione a risposta scritta, poiché risultano troppe cose non fatte dai libici.
La Tamoil aveva promesso che le attività di ricezione, stoccaggio e distribuzione rimarranno attive e che saranno ristrutturate e rimodernate. Invece esiste solo il deposito. La direzione doveva revisionare il proprio piano industriale, indicando anche i tempi per l’uso delle aree e la loro pulizia dall’inquinamento. Ma il piano dov’è?
Oltretutto come fa l’assessore Bordi a essere informato su quanto è stato fatto in tre anni? Alessia Manfredini chiede quando mai il Comune ha partecipato al tavolo regionale, unico luogo di confronto fra le parti, e quali notizie ha ricevuto sugli interventi ambientali, le acque sotterranee e il piano di reindustrializzazione. E in Regione si è parlato di lavoro, non dell’ambiente, che a quanto risulta non è stato considerato in alcuna sede. Allora perché il Comune difende i petrolieri libici?
allegati:
accordo tamoil
interrogazione di alessia manfredini
risposta Bordi a Manfredini
L’assessore Bordi, nella risposta ad Alessia Manfredini datata 13 maggio 2013, dichiarava che non si può parlare di bonifica. Non sapeva nemmeno quanto abbia speso Tamoil. Pochi mesi dopo all’improvviso ha saputo, non si sa come né da dove, che l’azienda petrolifera avrebbe impiegato circa dieci anni, se non di più, per completare la bonifica. Ora invece l’acqua sarebbe già pulita, anche se la bonifica comprende suolo, sottosuolo e impianti oltre alle acque sotterranee. Del piano di reindustrializzazione non si sapeva nulla due anni dopo e niente nemmeno tre anni dopo l’accordo del 2011. Com’è possibile? Il Comune di Cremona, poi, pur non volendolo, si è dovuto costituire parte civile nel processo per rito abbreviato contro cinque ex dirigenti della ex raffineria: Gino Ruggeri, presidente dell’associazione Welby, si è costituito “in nome e per conto del Comune”, malgrado la fuga dalle proprie responsabilità del sindaco Oreste Perri.