Intendiamoci da subito, vendere è sicuramente più difficile che acquistare. Nel calcio, poi, non ne parliamo: saper vendere i calciatori è di fondamentale importanza per il mercato.
Lunghe ed estenuanti trattative per levigare i prezzi dei cartellini, sul fronte operazioni in entrata; cessioni – se così possiamo chiamarle – quasi unicamente a titolo gratuito. È questo il succo elementare della campagna trasferimenti del Milan del passato recente. Il mercato in entrata grida vendetta, perché i soli innesti di Menez, Alex, Agazzi e Albertazzi, non bastano di fronte alle reali necessità di una squadra che già nel pre-campionato estivo mostra delle falle vistose. Alla voce mercato in uscita 2014, troviamo i seguenti dati: zero euro incassati.
Le cessioni del Milan sul mercato
Alessandro Matri, Bakaye Traorè, Kakà, Birsa, Urby Emanuelson e altre operazioni minori, non hanno portato risorse da reinvestire sul mercato. Le cessioni nel 2013? Hanno portato un incasso di 17,9 milioni grazie soprattutto alla vendita di Kevin Prince Boateng allo Schalke 04 (10 milioni) alla quale va aggiunto il trasferimento di Strasser al Genoa (4 milioni) e quello di Bartosz Salamon alla Sampdoria (3,4 milioni). Troppo facile fare passi indietro fino alla doppia cessione eccellente di Ibrahimovic e Thiago Silva, perché quando tratti con gli sceicchi il prezzo è già pronto sul tavolo. Sono le operazioni per così dire “minori” che lasciano perplessi e non hanno permesso di rientrare neanche lontanamente delle spese fatte nell’ultimo biennio.
Perché il Milan fa così fatica a vendere?
Questa è la conseguenza di una campagna acquisti fallimentare perché – stando agli ultimi due anni – non ha permesso di valorizzare appieno i giocatori inseriti in rosa. Tanto vale fare l’esempio legato a Mario Balotelli, il gioiello della campagna acquisti del dopo Ibra e Thiago, l’uomo a cui il Milan ha sperato di aggrapparsi per il suo rilancio, uomo immagine con il valore di mercato più alto della rosa. Ad oggi, si fatica enormemente a trovare un club interessato; dopo Arsenal e Liverpool che lo hanno liquidato a parole, non si riesce a individuare un acquirente credibile. Cedere Robinho è diventato ormai un lavoro logorante da un paio di mesi. E sul fronte degli acquisti, di conseguenza, le risorse mancano anche per questo motivo. Ecco spiegato perché la trattativa per Alessio Cerci, o eventualmente Campbell, durano enormemente più a lungo di quelle concluse altrove per giocatori da 80 milioni come James Rodriguez e Suarez. Se il Milan non ha saputo valorizzare adeguatamente i suoi prodotti, le questioni sono due: o il prodotto è scadente o non sei in grado di vendere. La risposta datela voi.