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Perché il pedagogista?

Creato il 02 luglio 2012 da Pedagogika2
Ripropongo quello che fu il mio primo post del 15 Marzo 2010 pubblicato nel blog "omonimo" precedente all'attacco hacker che mi ha costretto a ricominciare tutto da capo e, che spero mi porti fortuna. Post che spiega il motivo per cui mi ostino a fare pedagogia "dal basso" e che potrebbe essere utile ad avvicinare le persone a queste tematiche, per ora buona lettura.

 

Perché il pedagogista?

Perché il pedagogista?

Alla domanda “perché il pedagogista?”, non possiamo rispondere con una risposta preconfezionata poiché di risposte se ne possono avere molte e differenti. Se lo stesso quesito si ponesse anche, in altri ambiti disciplinari sarebbe certamente più semplice rispondere.“Perché lo Psicologo?” Ad esempio, perché un certo tipo di disagio vissuto da una persona può trovare in quella figura professionale, e solo in quella, una risposta consona ed efficace al conflitto che la affligge. E’ evidente che possono esistere delle persone con una particolare predisposizione a farsi carico dei problemi altrui, svolgendo un ruolo fin terapeutico. Ma ciò in senso lato, non professionale. Una persona in grado di empatizzare agevolmente con i propri interlocutori non è necessariamente uno Psicologo. Tutto questo è legato alla regolamentazione che tutela certe professioni rispetto ad altre.Per il Pedagogista la questione è differente. Nel nostro paese non esiste un Albo riconosciuto a livello statale; ciò autorizza chiunque ad esercitare la professione e, spesso non è detto che si abbiano le dovute conoscenze. La querelle sulla necessità o meno di un Albo o un Ordine di categoria è presente negli operatori di settore da diverso tempo. Un ulteriore elemento di riflessione riguarda, anche, il mondo accademico e le occasioni che esso può cogliere per promuovere, la nascita di un professionista che raccolga l’eredità storica bi-millenaria del Pedagogista. Oggi ci sono strumenti potenti per affermare il ruolo del Pedagogista e per esprimere pienamente le sue potenzialità.Occorre ricordare che il Pedagogista non si occupa di interpretare l’inconscio e i conflitti intrapsichici di una persona o di curare i disturbi che la affliggono. E’ bene, però, che egli abbia delle basi conoscitive in materia,ma è doveroso che si tenga alla larga da pericolose sovrapposizioni di ruoli. E’ altrettanto vero che molte persone vivono delle situazioni problematiche le cui cause sono educative, relazionali, di qualificazione del proprio progetto di vita, di integrazione fra gli obiettivi concretamente perseguibili e le risorse realmente disponibili.Ciò avviene per il bambino, per l’adolescente, per l’adulto e per l’anziano, per la coppia, per un gruppo o per una comunità. Molte volte la gestione di situazioni problematiche non richiede l’intervento di figure sanitarie, poiché non sussistono cause psicopatologiche o affini.E’ sufficiente un intervento pedagogico con un professionista in grado di interloquire e ricondurre la persona ad una visione realistica delle cause del proprio disagio e della propria vita, per mezzo di strumenti pedagogici. I servizi alla persona, nel periodo storico attuale, non sono in grado di far fronte a molte delle cause di disagio che caratterizzano l’utenza in carico. In molti casi, gli operatori dispongono di una notevole sensibilità pedagogica, tuttavia le loro scelte non sono ispirate, se non accidentalmente, ad una robusta teoria pedagogica che collochi quelle persone nella più ampia cornice della società in cui vivono o, meglio, dell’umanità a cui appartengono.Pertanto, si potrebbe facilmente opinare che, al pari di quanto detto nelle prime righe, chi non sia un Pedagogista difficilmente potrà “condurre il fanciullo” con cognizione di causa, in quanto privo di strumenti e di una metodologia fondata, utili a perseguire il fine educativo, l’uomo (Dove lo conduce? Perché? Con quali mezzi? Con che fine? Può condurlo?).Proviamo a definire il ruolo del Pedagogista, primo fra tutti il suo oggetto di studio: l’uomo educabile. Certamente il Pedagogista si è occupato storicamente anche di educazione, ma l’ha fatto e lo sta facendo in modi diversi nelle diverse epoche storiche, poiché è cambiato il significato del concetto “educazione”, sono cambiati i contesti in cui avviene e, sono cambiati i soggetti coinvolti in una relazione educativa.La Pedagogia si occupa dell’uomo, dell’uomo come soggetto educabile, dell’educando. Chi sia l’educando è tutto da vedere. Molti rispondono o risponderebbero dicendo che l'educazione è tipica dell'infanzia e, quindi la pedagogia si occupa del bambino, ma se questo era forse vero in passato oggi risulta essere, quasi una banalizzazione. Siamo tutti educabili, l'educazione cerca di dare gli strumenti per realizzare nell'individuo l'autonomia e la libertà per fare in modo che ogni individuo possa effettuare le proprie scelte, e per fare in modo che ogni persona possa partecipare attivamente alla creazione del mondo culturale di cui fa parte. Tutto ciò richiede molta competenza e nessuna superficialità. Ecco “perché il Pedagogista”.Quindi ripropongo la domanda chi è il Pedagogista? Etimologicamente il Pedagogo era colui che accompagnava i bambini a scuola, poi passò a significare chi educa ed infine la parola Pedagogista servì ad indicare colui che riflette sul processo educativo. Pedagogista non è quindi il Docente, anche se il Docente deve studiare la Pedagogia.Siamo d'accordo?Da una parte, i Docenti e dall'altra i Pedagogisti, gli Psicologi, i Sociologi, i Filosofi, i Matematici, gli Storici, i Geografi ecc. I Pedagogisti sono gli esperti dei processi educativi, i Docenti sono coloro che devono promuovere, guidare, assistere i processi educativi. Ma, dopo la domanda chi è il Pedagogista e come si forma, occorre chiederci dove deve operare il Pedagogista. Al riguardo, si impone una premessa. La presenza del Pedagogista si impone laddove si educa, laddove si realizzano processi educativi, laddove avviene l'educazione. Sappiamo tutti che l'educazione si attua essenzialmente in due forme, una intenzionale o formale, e questo tipo di educazione si attua principalmente nella scuola, ed una non intenzionale o informale, che si attua nella famiglia e nei contesti di vita (poiché ogni esperienza, anche quella negativa, é un esperienza formativa ma non intenzionale).Al riguardo, appare ovvio che il Pedagogista debba essere presente nella scuola. Debba esservi, sia nei processi di formazione dei Docenti, nelle Università, sia nelle realtà scolastiche, a fianco dei docenti, per assisterli, sostenerli, consigliarli nel loro impegno educativo. E qui si rileva una grossa lacuna. Se il Pedagogista c’è (?) negli istituti di formazione dei docenti (nelle università), non sempre è presente dentro le scuola, perché non sempre viene chiamato ad esprimere pareri, a fornire assistenza, ad offrire suggerimenti pedagogici.Peraltro, è proprio qui che nasce l'equivoco tra il Pedagogista ed il Docente, il quale si ritiene pedagogista. Se il Docente ha studiato Pedagogia, è un Pedagogista! Ma il Docente ha studiato Matematica, e non è certo un Matematico!Il Docente ha studiato Storia, e non è certo uno Storico!Eppure il Docente deve avvalersi della Pedagogia e quindi deve conoscere la Pedagogia. Grossa questione da dibattere, con estrema serenità, da ambedue gli interlocutori: Docenti e Pedagogisti. Un incontro mancato, soprattuto in Italia, spesso il pedagogista non viene neppure chiamato in causa quando si tratta di grandi riforme come quella della scuola, appunto, questo però va a ledere la riforma stessa e i risultati, che dalle riforme ci si aspetta, senza trascurare il fatto che, la scuola appare come qualcosa che si distacca dalla società e, che va via via perdendo di valore agli occhi di chi ne usufruisce.
Simonetta Frongia.

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