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Perché l’Etna erutta continuamente?

Creato il 11 giugno 2013 da Marcella

la Sicilia è teatro di tantissime leggende, miti e storie che ne vorrebbero spiegare la natura, il carattere degli abitanti, i trascorsi epocali.

I racconti più antichi e conosciuti si rifanno alla mitologia greca popolata di dei, animali fantastici, mostri, ninfe, giganti e titani, tutti presi nel vortice di gelosie, vendette, vincoli mortali dettati da triangoli amorosi, giochi di sangue che portano inevitabilmente a punizioni eterne.

Fin dai tempi della Magna Grecia viene fuori quindi il ritratto di una terra fatta di passioni, anche violente, dalle tinte forti, vivaci, in cui il sangue è ancora più rosso, caldo, in cui il fuoco brucia, sul serio, l’acqua è fresca, quasi gelida, il sole splende, acceca.

La Sicilia è passionale, la Sicilia è vorace, la Sicilia è arte, la Sicilia vive con ardore e sogna dolcemente, sempre.

Ora vi voglio raccontare la storia del gigante Tifeo (o tifone). 

È la storia di una lotta senza quartiere che alla fine vede la sconfitta del gigante Tifeo, costretto per sempre a sostenere il peso di un’isola, la Sicilia.

giganti

Il mito tende a spiegare in questo modo il motivo delle continue eruzioni dell’Etna e i non pochi movimenti tellurici di questa terra.

Tifeo è figlio di Tartaro, personificazione degli Inferi e di Gea, la Madre Terra.

Il gigante è orribilmente mostruoso, con una voce rimbombante e centinaia di teste di drago.

Da quando è nato viene destinato dalla madre ad una lotta senza quartiere contro Zeus colpevole di aver sconfitto i Titani, anch’essi figli di Gea.

Nel corso di uno dei tanti combattimenti fra i due, Tifeo fugge verso oriente per riordinare la sua strategia. Arriva così ai limiti del territorio siriano e si ferma in attesa.

Ricomincia la lotta con Zeus, ma questa volta il gigante strappa l’arma dalle mani del Re degli dei. Con questa taglia i tendini dei piedi e delle mani di Zeus, poi lo scaraventa dentro una grotta in Cilicia, distretto sulla costa sud orientale dell’Asia Minore.

Pan

Pan

Zeus riceve però l’aiuto di Hermes e Pan che ritrovano i suoi tendini, lo rimettono in sesto e lo riportano sull’Olimpo, pronto a ricominciare il confronto.

hermes

hermes

Forse Tifeo avrebbe vinto ancora una volta, ma il fato ci mette lo zampino.

Sul monte Nisa le Moire (le tre filatrici, le Klothes, rappresentanti il destino) lo rifocillano con frutti solitamente destinati ai mortali: lui, creatura divina, al contatto diretto con quel cibo, inizia a perdere le forze. Zeus approfitta subito dell’occasione e ferisce profondamente il gigante che inizia a perdere tantissimo sangue (da quel momento il monte dove si è svolta quest’ultima fase della lotta, viene chiamato Emo, sangue in greco).

LeMoire

LeMoire

Tifone fugge in Sicilia, ma Zeus lo insegue e lo imprigiona per sempre sotto l’Etna.

La tradizione popolare vuole che Tifeo sostenga la Sicilia in una sorta di crocifissione. In questo modo bisogna infatti immaginare il corpo del gigante, supino, con la testa verso est, i piedi verso ovest e le due braccia tese perpendicolarmente al corpo lungo l’asse nord-sud: Tifone sorregge Messina con la mano destra, Pachino con la sinistra, Trapani gli sta poggiata sulle gambe e il cono dell’Etna sta proprio sulla sua bocca, rivolta verso l’alto.

Tifeo

Ogni volta che si infuria, Tifeo fa vomitare fuoco e lava dall’Etna e ad ogni suo tentativo di liberarsi dal legame eterno, ecco che si scatenano i terremoti.


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