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Perché la Corea del Nord ha rinunciato all'attacco atomico
Creato il 13 maggio 2013 da Danemblog @danemblogDa Twitter i primi avvisi: la Corea del Nord aveva diffuso un comunicato in cui si dichiarava disposta - e propensa - ad un attacco missilistico nucleare verso gli Stati Uniti. Roba da fare il giro del mondo in pochi secondi.
Da noi è stata un'escalation di entusiasmati e preoccupati titoli (che avevano suscitato un po' di polemica tra i puristi del giornalismo, ma che in fin dei conti per i profani e i meno affettati potevano anche essere nella media). C'erano state le solite battute e c'era stato anche qualcuno non proprio ferrato di geografia, che temeva che i missili potessero "cadere" in Italia - non era nemmeno troppo ferrato di ingegneria aerospaziale, ma questo mi sembra meno grave rispetto all'assenza di buon senso.
Poi qualche giorno di retorica dura e minacciosa da parte di Kim Jong Un, gli Usa che non se la sono presa poi tanto, ancora qualche apertura per i telegiornali e un buon spazio sui media in genere, e più niente. La notizia è scaduta. Perché?
Ci sono diverse ragioni, che sono raccolte bene in questo articolo della CNN. Adesso, piano piano, per quel che posso, provo a renderla un po' più chiare: anche perché mi sembra brutto che si sia rimasti così a bocca asciutta, senza nessuno (o quasi) che spiegasse anche qui da noi, almeno un po', il come mai non ci risveglieremo dopo domani con uno scenario da Codice Genesi davanti agli occhi.
Secondo alcuni analisti (tra cui Michael Green, Victor Cha e Christopher Johnson del “Center for International Strategic Studies”) le ragioni principali sarebbero individuabili nel viaggio di metà aprile di John Kerry in Cina , in quel che è successo e in quel che ha detto.
Kerry, Segretario di Stato statunitense, interloquendo con il governo cinese, ha aperto alla disponibilità di ridurre il proprio sistema missilistico di difesa locale , in cambio della rinuncia di Pyongyang al programma nucleare. Il ruolo dei cinesi, storici alleati nordcoreani, sarebbe di fare operazioni di pressing anti-atomico su Kim Jong Un. E i cinesi alla questione missili-Usa ci tengono, perché vedono con preoccupazione l'intensificarsi della presenza militare americana nella loro area. Gli studiosi di politica estera, la chiamano "sindrome d'accerchiamento".
Patologia - la sindrome - che era stata aggravata da quelle due navi dotate di sistema Aegis inviate nei primi d'aprile e dalla decisione di incrementare le difese terrestri nell'Isola di Guam.
Perciò, stante i fatti, la Cina potrebbe avere tutto l'interesse a smorzare gli animi della Corea del Nord. E la Cina, inoltre è l'unica leva possibile per farlo, visto la storica influenza che gode nei confronti di Pyongyang, anche e soprattutto dal punto di vista economico. Negli ultimi anni, infatti, dai rapporti sugli interscambi commerciali tra i due paesi, i valori sono cresciti di più del 50%.
Valori che tuttavia sono in calo per i primi periodi del 2013, anche e perché la Corea del Nord ha deciso di non "ascoltare i consigli" cinesi sul test nucleare di febbraio e il lancio spaziale di un paio di mesi prima. La Cina, per questa uscita dal controllo, aveva deciso allora, di rallentare momentaneamente le esportazioni e sostenere le sanzioni ONU. Dimostrazione della dipendenza di Pyongyang da Pechino.
Dunque la Cina aveva già iniziato a cambiare atteggiamento, infastidita dalla pericolosa iperattività nordcoreana, e incalzata su questo dal comportamento degli Stati Uniti - e la visita di Kerry è la spinta sull'acceleratore. La Corea del Nord risente e risentirà sempre di più di questo cambio di visione cinese e potrebbe addirittura non reggere il colpo se venisse definitivamente mollata dalla Cina. Anche l'opinione dei media e dei cittadini cinesi sta cambiando: su Sina Weibo il leader nordcoreano è stato oggetto di ampia critica, anche satirica (lo hanno definito Fatty Kim)
Lo scenario economico, è dunque il più accreditabile, sul raffreddamento dei bollori guerreschi di Un. Ma ci sono anche altre questioni per cui si poteva pensare che erano un po', come dire, "tutte chiacchiere" che poi piano piano hanno abbassato i decibel.
Per prima cosa c'era la necessità di Kim Jong di doversi affermare come leader forte, soprattutto agli occhi dell'apparato militare e di gettare un po' di fumo in quei occhi con una sparata ad effetto, poco praticabile ma di sicuro appeal nazionale, come la guerra agli americani. Infatti, le minacce erano arrivate alla fine delle esercitazioni congiunte Usa-CoreadelSud, che avevano creato tensioni e preoccupazioni nell'esercito del Nord. Poi c'è la questione di Kaesong, che era un complesso industriale fortemente produttivo, al momento bloccato e sul quale gravitavano interessi anche di Seul (partner statunitense), che in futuro per un'idea malsana di Un potrebbe essere utilizzato a scopo militare. Occorreva quindi, appoggiare quella decisione ad uno scenario internazionale, diciamo così, di necessità. C'è da dire che anche questo progetto di Kim Jong Un è attualmente congelato.
Ancora, sembra che ci sia una ragione al limite del grottesco: a causa delle grandi difficoltà economiche del paese, in genere ogni anno in primavera i militari nordcoreani tornano nei campi per la semina, lavorando come agricoltori e braccianti. Dunque, non si potrebbe fare una guerra, perché quelli che la devono portare avanti avrebbero altro - e di più impellente - da fare.
Ecco, questo per dire il come mai siamo ancora tutti qui, e nessun bombardamento atomico ci ha spazzato via dalla faccia della Terra. Ma sai com'è: per il mainstream era più importante parlare delle diarie dei grillini!
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