Perche' la mia zattera di storie di carta batte bandiera danese

Creato il 28 settembre 2011 da Zioscriba

C’è chi batte bandiera panamense per motivi fiscali. Chi preferisce le stelle e striscie o l’Union Jack perché fanno figo e son sempre di moda. Chi non resiste al fascino della bandiera pirata. Sulla mia zattera di storie di carta sventola invece da qualche settimana (qualcuno magari se ne sarà accorto, e si sarà chiesto il perché) il vessillo della Danimarca.
(Premessa d’obbligo: non idealizzo i danesi fino al punto di ritenerli perfetti, nel qual caso non sarebbero terrestri né umani. So che hanno mille difetti, che anche fra loro nascono gli stronzi, che anche lì c’è oppressione del forte sul debole e del ricco sul povero, e che anche Copenaghen ha i suoi scheletri nell’armadio, a cominciare dal problema Groenlandia. Semplicemente, con slancio infantile, poetico, spontaneo, sentimentale, io li amo, con o senza il permesso di alcunchì).
Bandiera Danese, dunque. E con essa il sogno e il desiderio di una cittadinanza onoraria, di venire adottato, perché “Danese” lo direi con orgoglio e a testa alta, mentre “italianO” – è più forte di me – lo sussurro guardandomi i piedi.
Sì, da quando ho scoperto la possibilità di personalizzare l’icona della navbar, bandiera Danese. Sulla mia zatterbar.
Nel nome di Hans Christian Andersen, il primo collega che conobbi da piccino, quand’ero a letto malato e la nonna veniva a leggere per me le sue fiabe.
Nel nome dei Roligans, i tifosi di calcio più appassionati e al tempo stesso più miti che ci siano in circolazione, e perché, per uno strano e misterioso meccanismo d’identificazione impossibile da spiegare, la vittoria della nazionale Danese agli Europei del 1992 (dopo che nel 1984 una Danimarca ancora più forte era stata massacrata e derubata in terra di Francia) ha saputo commuovermi più di tutti i trionfi della mia amata Inter messi insieme.
Nel nome dei vignettisti, minacciati per aver pubblicato su uno sconosciuto giornale di provincia degli innocui disegni contro la violenza del fanatismo religioide (con pronta conferma dai fanatici stessi, che han sguinzagliato babbuini con la scimitarra ad aggredirli a Casa Loro…) – e che dai nostri paraggi ricevettero pochissimissimi attestati di solidarietà (fra cui, naturalmente, quello di Zio Scriba, alias Nick Pezzoli).
Viva la Danimarca, perché nelle tabelle allegate all’articolo sui miei NON festeggiamenti per i 150 anni italioti, Essa domina ogni classifica di modernità, laicità, civiltà, libertà di stampa, onestà e intelligenza (ma per chi ha visto una Mamma soffrire per il cancro ne bastava una, di tabella, quella sulla Terapia del Dolore – fonte International Narcotics Control Board, Vienna, O.N.U. – dosi terapeutiche di Morfina per milione di abitanti: Danimarca straprima con 6.825, seconda la Svezia con 3.407, Vatikalia-Lobotom Italy ultimissima con un tragico e vergognoso 89).
Viva la Danimarca, perché ho la nausea di vivere nel paese mafioso della fuga dei cervelli e della meritofobia, in un paese che ama i furbi di merda, compatisce gli onesti e i gentili, odia gli intelligenti e gli spiriti liberi, in un paesucolo volgare in cui le librerie diventano boutiques e i cinema supermercati, in un paese infestato di bestie inferiori omofobe, ma in cui un parlamento di bigotti, sciacquette e castaioli delegittimati rifiuta di prendere provvedimenti contro questa piaga che fa di noi il popolo più arretrato, coglione, idiota, troglodita e ignorante del mondo, oltre che mortalmente pericoloso per tutti i Non Conformi (anche una pietra ritardata capisce che picchiare una donna perché ha dato un bacino alla fidanzata, o due ragazzi maschi che si tenevano per mano, rappresenta un’Aggravante grande come una casa, anzi, grande come un carcere). E per tutte queste cose agli amici Danesi vorrei tanto chiedere Asilo politico, artistico, culturale e civile, perché se c’è del marcio, è (quasi) tutto qui da noi.
Viva la Danimarca, perché (mi si consenta un po’ di sano moralismo!) leggo troppo spesso di Re e Primi Ministri nordici (non solo Danesi, ma anche) che per spostarsi prendono il tram e pagano pure il biglietto, mentre la nostra sconcia e grufolante Mafiopoli feudale pullula di privilegi assurdi e anacronistici concessi ai più vergognosi e arroganti suinidi, e magari pure a decine, centinaia, migliaia di loro scrofe e lattonzoli. (Nessuna offesa, amigos, quando parlo di Maiali è per citare Orwell…).
E infine perché debbo al romanzo di un altro Collega Danese (Peter Hoeg) l’abitudine di tenere staccato il telefono quando non voglio che nessuno mi disturbi. Perché una casa privata non è (non dovrebbe essere) un cazzo di call center.
Viva la Danimarca.

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