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E sono quattro.
Oggi il mio viaggio in solitaria nel Sud-Est Asiatico compie 4 mesi. 4 mesi da sola, zaino in spalla, muovendomi via terra attraverso Thailandia, Laos, Vietnam e Cambogia. Sola, donna, e soprattutto italiana: una combinazione insolita a detta di chi ho incontrato in viaggio e anche in base a quello che ho visto.
Eppure...
Annefleure ha 23 anni, è olandese, si è laureata qualche mese fa e prima di buttarsi nel mondo del lavoro ha pensato bene di regalarsi un periodo di viaggio (4 mesi) nel Sud-Est Asiatico.
Julia ha 19 anni, è tedesca e si è appena diplomata. Non sa ancora a quale facoltà universitaria si iscriverà; nel frattempo viaggia. E' in viaggio da cinque mesi e prevede di tornare a maggio.
Questi sono solo due esempi tra i tanti viaggiatori per lo più giovanissimi che ho incontrato in viaggio. Ma proprio tanti. In viaggio da soli, da mesi, magari con esperienze di lavoro in Australia. "Quando rientri?" "Ancora non lo so".
Mi chiedono: quante italiane in viaggio da sole hai incontrato? La risposta è semplicissima: a parte me solo una. Ma anche per quanto riguarda i maschietti la situazione non è che vada molto meglio: ne ho incontrati solo due. E gli altri dove sono? Viaggiano in coppia o con amici al seguito, ma non da soli.
Mi hanno chiesto: perché i ragazzi italiani non viaggiano soli? Non ho saputo rispondere. Sicuramente è qualcosa che ha a che fare con quello che abbiamo in testa e con quello a cui siamo abituati (la nostra cultura?). Siamo davvero mammoni?
Insomma, c'è qualcosa che non quadra. Se nei paesi anglosassoni e nel Nord Europa è cosa comune viaggiare soli e viaggiare giovanissimi, in Italia non è affatto così. In Italia chi viaggia da solo è ritenuto uno sfigato, uno strambo, uno che "poverino non può condividere i momenti di viaggio con nessuno". Con nessuno? Ma avete presente quante persone si conoscono in viaggio, giorno dopo giorno, in ogni attimo (basta un minimo di apertura al prossimo, ovvio)? Avete presente che arricchimento interiore, che esperienza incredibile è viaggiare con le proprie gambe, da soli, e fare pezzi di strada con altri viaggiatori, viaggiatori da tutto il mondo (nessun paese escluso) e l'interazione che si crea con la popolazione locale del paese in cui ci si trova?
Quello del fatto che viaggiare da soli non si possono condividere le emozioni e le esperienze lo sento ripetere spesso. Onestamente mi sembra un po' - lasciatemelo dire - una cagata (scusate il francesismo, di solito non uso queste espressioni, ma in questo caso mi è scappata), una scusante, una giustificazione, quando la vera realtà è che si ha paura e non si ha il coraggio di farlo.
Come ha detto giustamente una persona che conosco, il periodo di viaggio da soli all'estero dovrebbe diventare obbligatorio, come era un tempo per il servizio militare, con la differenza che in questo caso dovrebbe essere reso obbligatorio sia per gli uomini sia per le donne. Giovani donne e uomini tornerebbero a casa arricchiti dentro e con così tante esperienze di vita (imparare a cavarsela da soli è tutto).. un valore inestimabile. Servirebbe per imparare a stare al mondo: conoscere meglio se stessi, il mondo, migliorare l'inglese (altro tasto dolente per gli italiani), superare la timidezza, gestire le proprie finanze, sapersi orientare, organizzarsi le giornate,... e la lista è lunga.
Con questo non voglio vantarmi, anzi. Il mio primo viaggio da sola l'ho fatto a 32 anni e a 35 il mio primo viaggio da sola di più mesi. Un po' in ritardo sulla tabella di marcia. Più di una volta mi è venuto da pensare: "Se solo l'avessi fatto prima" e il rimpianto c'è. Se l'avessi fatto prima la mia vita sarebbe stata diversa, avrei fatto scelte magari più sagge, sarei diventata più forte e indipendente (prima). Se, se, se...
E' andata così. Sono comunque contenta di averlo fatto. Contentissima. Come mi ha detto qualcuno oggi (che ci ha visto bene), mi sento soddisfatta e serena. E non è poco.
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