Magazine Società

"perche' le nazioni falliscono", storia di una (sola) crisi?

Creato il 02 luglio 2013 da Alessandro @AleTrasforini
Come si sono evolute, si evolvono e si evolveranno le disuguaglianze umane nella storia mondiale? Quali insegnamenti è possibile trarre dalla storia umana per capire quali ulteriori argini potrebbero crollare nell'affannosa ricerca di un'uscita da questo tragico periodo di stallo?  La vita umana su scala mondiale è legata da sempre a fattori come prosperità, potenza e povertà: il raggiungimento di una di queste implica per forza l'arrivo ad un punto di picco (di fondo), al quale potrà poi far seguito (inevitabilmente?) un processo di declino (di risalita).  Sono prosperità, potenza e povertà a determinare, scardinare e sconvolgere vite ed esistenze intere: quali sono le strade che le politiche economiche potranno percorrere  per imparare dai molt(issim)i sbagli del passato? Quante sono le 'vie' rimaste concretamente percorribili, stando agli argomenti del dibattito contemporaneo? Le Istituzioni di ogni livello e grado dovrebbero riuscire a promuovere politiche consapevoli di indurre benefici a livello socio-economico per i cosiddetti 'utenti finali' della società, intendendo con tale termine tutti i membri della società stessa. Cosa significa, in concreto, la promozione di misure 'giuste' od 'utili' per l'economia e la società di uno Stato o di un continente? Come si può riabilitare un sistema come quello moderno che sembra, ad oggi, malato terminale per la stessa malattia che qualche decennio fa aveva iniziato a causare i primi 'raffreddori'?  Dietro a queste e molte altre domande, finiscono per intrecciarsi le 'tre p': prosperità, potenza e povertà. Il desiderio di realizzazione contemporanea di prosperità e potenza ha condotto, inevitabilmente e senza appello alcuno, larga parte del mondo su un sentiero dissestato di povertà senza quartiere e senza apparente uscita.  Il desiderio di fuga dalla povertà delle masse ha finito per generare, nella storia, altrettante istanze di potenza che hanno finito per forgiarsi su una 'quarta p' che non è affatto trascurabile: potere.  I finti equilibri fra prosperità e povertà hanno progressivamente degenerato, esponendo il mondo intero a periodiche crisi che avrebbero dovuto insegnare qualcosa. Condizionale d'obbligo, data la fallace natura umana.  Al di là di ogni ragionevole interpretazione possibile, data la tremenda complessità del sistema oggi ridotto allo stremo, è comunque possibile cercare di indagare attraverso quali siano le cause che stiano 'dietro' ai concetti di prosperità e povertà. Nella ricerca della risposta più facile da dare a problemi come questi, si perviene subito al fornire colpe esclusivamente attribuibili al complottismo: è stato tutto gestito ed architettato da poteri superiori ed incontrollabili, è inutile fare qualsiasi sforzo per cercare di capire e/o prevenire le ragioni che hanno portato ad una devastazione socio-economica assoluta.  Nel tentativo di fornire invece risposte appena più complicate e strutturate, si perviene al grande 'passo' che è necessario fare per cercare di capirne di più: informarsi.  L'informazione può rendere l'uomo un pò più 'carnefice' ed un pò meno 'vittima' sui mali che sembrano devastare l'umanità intera, in quanto finisce per responsabilizzare sui pochi/tanti errori commessi nell'ambito del personale. La ricerca vera di una soluzione dietro ai termini di prosperità e povertà conduce, inevitabilmente, alla necessità di attingere ad un'informazione che sappia evitare di battere le strade di un'estrema semplificazione per fini 'non divulgativi'. Questo è l'obiettivo che sembra porsi il libro "Perchè le nazioni falliscono", edito da "Il Saggiatore".  Il giornale "La Repubblica" ha definito tale testo in maniera breve ma essenziale:  "Una Bibbia per le nostre classi dirigenti." Gli autori riportano chiaramente il loro intento sin dall'introduzione della presente opera: 
"[...]Per la scienza sociale è la madre di tutte le domande: perchè ci sono paesi che diventano ricchi e paesi che restano poveri? Per quale ragione nel mondo convivono prosperità e indigenza? [...] Le origini di prosperità e povertà risiedono nelle istituzioni politiche ed economiche che le nazioni si danno. [...] le elitè dominanti preferiscono difendere i proprio privilegi ed estrarre risorse dalla società che avviare un percorso di benessere per tutti. La crescita economica sovverte lo status quo, e per questo è temuta ed ostacolata da chi detiene il potere. Ma alcuni paesi sanno cogliere le opportunità della storia: la nascita di sistemi politici inclusivi e pluralisti diffonde la crescita economica a ogni latitudine. [...] Nell'epoca in cui si assiste al tracollo di molti paesi ed alla travolgente ascesa di altri, 'Perchè le nazioni falliscono' propone una teoria[...] che cambia il nostro modo di vedere il mondo. E, rifuggendo ogni conformismo, mette in discussione le certezze superficiali [...]"
I finti equilibri del mondo si giocano su Istituzioni che compiono scelte, pesanti e potenti; dovendo decidere se praticare politiche di tipo inclusivo od estrattivo, finiscono per stabilire le sorti del mondo intero.  Questo stesso mondo ha sofferto, soffre e continuerà a farlo in eterno se si continueranno a battere le solite strade che ci hanno condotto fino a questo punto.  Lo stesso concetto è riconducibile in maniera diretta a parole attribuite al genio Albert Einstein:
"Non possiamo  pretendere che  le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. [...]  La crisi è la più grande benedizione  per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. [...] E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. [...] L' inconveniente delle  persone e delle nazioni  è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. [...]"
Il presente libro si è proposto di indicare, pertanto, l'insieme delle 'stesse cose ' da non ripetere pena la possibilità di ritornare, identicamente, a precedenti problemi da riaffrontare in versione peggiorata ed aggravata. I capitoli più significativi sembrano essere illuminanti e sferzanti sin da titoli e didascalie a corredo di essi:
  • "Teorie che non funzionano" - I paesi poveri non sono tali a causa della loro geografia o cultura, o perchè i loro leader non sanno quali politiche arricchirebbero i cittadini;
  • "La costruzione di prosperità e povertà" - Come prosperità economica e povertà sono determinate dagli incentivi creati dalle Istituzioni e come la politica determina le istituzioni di una nazione;
  • "Piccole differenze e congiunture critiche: il peso della storia" - Come le istituzioni cambiano con il conflitto politico e come il passato plasma il presente;
  • "'Ho visto il futuro e so che funziona': la crescita economica sotto regimi estrattivi" - Ciò che Stalin, il re Shyaam, la rivoluzione neolitica e le città-stato maya hanno in comune, e come questo spiega perchè l'attuale crescita economica cinese non può durare;
  • "L'arresto dello sviluppo" - Come il colonialismo europeo impoverì vaste aree del mondo;
  • "Il circolo virtuoso" - Come le istituzioni che incoraggiano la prosperità creano circoli virtuosi che le mettono al paro dalle élite che le minacciano;
  • "Il circolo vizioso" - Come le istituzioni che creano la povertà generano circoli viziosi che consentono loro di perdurare;
  • "Infrangere le barriere" - Come diversi paesi hanno cambiato traiettoria economica cambiando istituzioni;
  • "Comprendere prosperità e povertà" - Come il mondo avrebbe potuto essere diverso, e come la comprensione di ciò spiega perchè gran parte dei tentativi di combattere la povertà sono falliti.
Al di là di ogni interpretazione possibile, i fenomeni finanziari che sono diventati problema conclamato e conosciuto solo di recente hanno radici ben più gravi e pesanti, legittimate da politiche sbagliate o non adeguatamente ponderate in tutta la loro 'potenziale prepotenza'.  Il presente libro cerca di fare luce in un abisso di drammi, problemi e tragedie di matrice socio-economica: nessun passo più pesante ed importante può essere fatto senza comprendere gli esempi 'pratici' che hanno condotto zone del mondo a devastare od incrinare i propri livelli di benessere, conoscenza e competenza. Il passo più importante deve essere ragionato ed assimilato ricorrendo ancora una volta al grande valore dato dall'Esempio: solo attraverso la conoscenza di quello che è stato è infatti possibile capire come migliorare ciò che sarà o potrebbe essere del futuro.  A seguito di studi e ricerche durate oltre quindici anni, ha trovato vita il saggio "Perchè le nazioni falliscono".  Dietro a questo titolo potrebbe nascondersene, però, un altro per certi aspetti più calzante: "Affinchè le nazioni non falliscano" Dietro ad ogni domanda ed ogni titolo si nascondono e si nasconderanno, forse per sempre, concetti riassunti da parole semplici ma devastanti: prosperità, povertà, potenza, potere, prepotenza, possibilità o passato solo per citarne alcune. Se il mondo ha bisogno di riflettere (oggi più che mai), lo deve fare sapendo di attingere ad obiettive e complete fonti di informazione.  In questa direzione, infatti, il saggio "Perchè le nazioni falliscono" sembra gettare qualche luce in un abisso di ombre e tragedia sociale. 

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :