Oggi ho fatto il biglietto per il Timor Est. O meglio, per l’Australia prima, e per il Timor Est poi, dato che da questa parte del mondo l’unico modo per arrivare a questa estremità del Sud-Est Asiatico è volando da Darwin. Come qualcuno già saprà, l’anno prossimo sarà dedicato a spuntare alcuni punti della lista delle 100 cose da fare prima di morire, primo tra tutti tornare in Europa via terra. Questo purtroppo non è possibile direttamente dalla Nuova Zelanda in modo economico, così ho scelto di partire dalla punta meridionale del continente asiatico.
Il primo Febbraio quindi sarò di nuovo a Sydney, per poi volare a Darwin e infine raggiungere Dili dalla quale comincerò a spostarmi verso ovest via terra e mare. Perché proprio il Timor Est? La risposta è molto semplice: non conosco nessuno che ci sia stato. Per quante informazioni siano disponibili, il Timor Est rimane l’unico paese di questa area di cui non so veramente niente. Fino a non troppo tempo fa non avevo idea di dove si trovasse, ho scoperto poi che è uno degli ultimi stati indipendenti del mondo, essendo rimasto sotto il dominio europeo prima, e indonesiano più recentemente. Una colonia portoghese fino agli anni ’70, il Timor Est diviene una Repubblica Democratica soltanto nel 2002, ma l’influenza della storia che si porta alle spalle rimane pesante. Insieme alle Filippine rimane uno dei due soli stati cattolici nella parte orientale dell’Asia. Un paese con un passato turbolento alle spalle, che è ancora nel processo di rimettersi in piedi, e che, forse, vale la pena visitare proprio oggi, nel periodo più importante della sua storia.
Wikitravel mi dice “In Timor Est i turisti sono una razza rara, si potrebbero spendere giornate intere soltanto a godere della sensazione di essere un ospite benvenuto”, e allo stesso tempo leggo, su Lonely Planet, “non basta dichiararsi Stato libero per far partire la festa, rivolte e manifestazioni, anche violente, rimangono una realtà ancora oggi”. Per una volta, non so cosa aspettarmi. E mi piace. La curiosità di vedere un Paese così remoto, tropicale, appena uscito da una guerra civile, che combina la cultura mediterranea dei suoi colonizzatori a quella della parte più povera dell’Asia, di vedere i rifugiati che cominciano a tornare, avendo la possibilità, per la prima volta, di esplorare casa propria, è cosa spinge me per primo ad andare a capire cosa succede.
Ecco perché ho scelto il Timor Est come prima tappa del mio viaggio di ritorno, per avere la possibilità, oggi sempre più rara, di esplorare un territorio poco conosciuto, dove l’industria del turismo è ancora in fase di sviluppo, e dove finalmente, posso perdermi di nuovo.