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Perché mi sento contemporaneo (inattuale)

Creato il 28 marzo 2011 da Bruno Corino @CorinoBruno

Perché mi sento contemporaneo (inattuale)
Sono un contemporaneo. Lo sono perché vivo questa epoca. E sento di appartenere appieno ad essa, alle sue contraddizioni, alle sue lacerazioni, alle sue ipocrisie, ai suoi dolori, alle sue gioie, alle sue tenebre, alla sua fioca luce. Ma non vivo di attualità, non sono un giornalista della parola che ha bisogno di inseguire le notizie, sempre nuove, sempre diverse. Non sono un segugio che corro dietro ogni evento, ogni avvenimento. Non mi piace celebrare i “natali”, i “buon anno”, le “pasque”, le “epifanie”; le ricorrenze stantie, le celebrazioni inutili, non mi piace cantare in coro, recitare le stesse litanie, le stese giaculatorie; leggere lo stesso romanzo, all’unisono, parlare del film o dello spettacolo del giorno. Ma sono un contemporaneo e m’interesso dei problemi, della vita dei nostri tempi. Mi piace sprofondarmi nei suoi recessi più remoti, toccarne il fondo limaccioso, sporcarmi le mani con la politica, partecipare, prendere parte, indignarmi, incazzarmi, emozionarmi, appassionarmi, vivere, schierarmi, prendere posizione, accalorarmi, schifarmi di quello che vedo di quello che sento, eccitarmi, annoiarmi. E mi piace tutto questo perché sono un contemporaneo, uno che ha il gusto per lo scrivere, e mi piace scrivere degli uomini e delle donne di questo tempo perché attraverso ogni loro voce sento parlare la mia anima, il mio amore per il mondo, per le piante, per gli animali, per ogni creatura che vive e si dispera in questo universo immenso e infinito dove le voci si perdono nel nulla come ogni creatura alla fine della sua esistenza. Ecco perché mi sento un contemporaneo che non ama l’attualità, che non ama essere trascinato dalla corrente della storia, inerte, che ama opporre alla sua forza la mia debole forza e inconsistente, contro la sua ineludibile potenza, che tutto distrugge e tutto consuma in un attimo, nello spazio di una serata, nel titolo di un giornale o di un telegiornale. Contro questo potente spira dell’attualità io m’aggrappo alla mia contemporaneità cercando di viverla sino in fondo. Altro non ho da dire. Altro non ho da scrivere, se non questo: io mi sento contemporaneo.


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