Siamo partite in tre alla volta delle Cinque Terre, di mattina. In treno da Milano, la prima tappa è Monterosso.
Il tempo di arrivare, sgranchirci le gambe, mangiare una focaccia sotto la stazione e riempire le borracce e ci incamminiamo verso Vernazza.
Un’ora e mezza di sentiero (quello azzurro) che sale fra i vigneti su per scalini scoscesi e tratti stretti e variamente pericolosi soprattutto per chi soffre di vertigini. Ma la vista è spettacolare, il cielo bluissimo e il mare pieno zeppo di sfumature che vanno dal blu oltremare al vere smeraldo, fino a sfrangiarsi di bianco sugli scogli.
Lungo la strada mi capita di vedere rifiuti abbandonati da pellegrini maleducati, e mi rammarico di aver scordato un sacchettino di plastica per raccoglierli e buttarli alla fine del tragitto. Peccato davvero, anche perché i cinque euri d’ingresso al sentiero dovrebbero prevedere una buona manutenzione e cura del parco nazionale, e però questo non giustifica comportamenti di scarso rispetto.
A Vernazza speravamo di trovare ospitalità presso un couch surfer che però era altrove e così abbiamo scelto un B&B modesto e infrattato su per una stradina ripidissima ma molto caratteristica: con reti da pesca appese alle porte, decorazioni di carta colorata e sbiadita dalla salsedine, gatti nelle loro ceste pronti a raccogliere coccole con indifferenza, e nell’aria un carico di odori tutti diversi.
A cena, piatti vegetariani per tutte e tre: trenette al pesto, lasagne al pesto e pansotti alle noci. Uno più buono dell’altro, nonché locale e a km0, e macedonia di stagione con pesche, more, fragole e albicocche. Yum.
Domani ci incammineremo verso Corniglia e la famosa spiaggia di Guvano.