È il giorno dopo la domenica, quello solitamente chiamato lunedì*. Giorno del malumore. Incrocio un tizio che d’ora in poi chiamerò per l’appunto Tizio. Una brava persona, casa, lavoro, un po’ di sport, due gocce di tv prima di dormire, tutto normale insomma.
Lo saluto. Lui ride. La sua squadra ha vinto. Tutto normale, insomma.
«Allora, hai guardato quella trasmissione lì, quella dei libri?», chiede.
So a cosa si riferisce, lo sappiamo tutti. Bevo il caffè e annuisco. Spero basti.
«Tu non sei uno scrittore?», insiste.
«Dipende, in questo momento vorrei dirti di no e che mi piacciono i motori e le esche vive. Oppure che il giardinaggio è la mia vita.»
Mi guarda stranito, ma mantiene il sorriso. Ordina il caffè anche lui, appena il barista gli dà retta.
«Io l’ho guardata un po’, tanto per fare. Insomma, qualcosa di nuovo, almeno.»
«Piaciuta?», chiedo, senza vero interesse.
«Beh, sai i giudici sono persone importanti. E i concorrenti sono persone come noi.»
Le mie palpebre vanno in automatico in modalità mezz’asta, non ci posso fare nulla, è più forte di me. E cado nella trappola delle discussioni inutili che servono solo a produrre bile.
«Come noi?»
«Eh sì, mica persone con dei cucci, ma operai, casalinghe, mamme.»
«Sì, sì, ho visto. O erano così o non li prendevano.»
«In che senso?»
«Devono avere la loro storia del cesso per vendere in tv.»
«La storia?»
Gli spiego brevemente quello che potete leggere QUI.
Non ho una storia del cesso decente
«Anche tu avresti la tua, no?», dice.
«E secondo te, per parlare di quello che scrivo, devo per forza dirti i cazzi miei?»
Mette la sua bustina di miele nel caffè e lo gira, lo rigira, e lo gira ancora. «Come sei… Tu, perché non ti sei iscritto?»
«Non fa per me.»
«Dai, secondo me ti sei iscritto e ti hanno scartato.»
«No, non fa per me.»
«Ma va là, dici che scrivi e non provi ad andare in una trasmissione fatta per te? Ti hanno eliminato e adesso ne parli male.»
Mi passo una mano sulla fronte. Chi riesce adesso a far capire a Tizio che a me non me ne frega niente di quella realtà editoriale?
«Tu pensi davvero che io possa aver minimamente pensato a iscrivermi? Cosa te lo fa credere?»
«Scrivi.»
«Quindi se uno suona uno strumento o canta, automaticamente deve iscriversi a XFactor, no?»
«Eh sì. Funziona così.»
«Va bene, credo che sia inutile spiegarti che non mi interessa.»
«Perché, non vorresti che i tuoi libri uscissero in libreria per un editore tipo XXX?»
«No. Non voglio vedere i miei romanzi in autogrill.»
«Mi sa che sei invidioso.»
«Di cosa?»
«Di (fa il nome di uno scrittore a caso, uno di quelli da tavolone e fascetta). Ti piacerebbe essere bravo come lui e vendere così.»
«Parliamone», rispondo. E pago, sperando che Tizio molli il gancio.
«Dove li trovo i tuoi libri, per dire?»
«Ti devo davvero ripetere dove li puoi trovare?»
«Sì, sì, dimmelo.»
«On line su (faccio il nome degli store).»
«E secondo te io faccio la carta di credito per comprarli?»
«Non ce l’hai?»
«Ho la (ricaricabile).»
«Usa quella.»
«Non mi fido. Ma adesso sono curioso di leggerne uno dei tuoi.»
«Compralo.»
«Non ne hai con te?»
«Prego?»
«No ne hai uno in auto con te?»
«Ma scherzi? Non sono un venditore porta a porta. Hai mai comprato un libro di (ripeto il nome usato da lui prima) direttamente da lui?»
«Cosa c’entra? Lui è famoso.»
Gli metto una mano sulla spalla e faccio per andarmene. «Direi che per oggi ci siamo detti tutto.»
«Come sei permaloso. Alla fine basterebbe che tu fossi più umile e ammettessi che sei incazzato perché ti hanno scartato. Non c’è nulla di male a invidiare scrittori come (ancora il solito nome).»
Mi fermo. «Ma chi lo invidia? Senti, lascia perdere. Io con te non parlo di calcio, visto che non ne so un cazzo. Di quello che non conosci tu, non parlarne.»
Wish you were here… anche no
Riesco ad andare alla porta e sto per uscire. Sento che borbotta qualcosa e mi giro.
«Comunque, il prossimo anno mi iscrivo io, visto che ho sempre voluto scrivere un libro. E vedrai che sarò meno supponente di te.»
«Ma tu, leggi di solito… ?»
«No, non ho tempo. Cosa c’entra? Io ho l’idea, mi metto lì e scrivo la mia storia.»
«Un romanzo autobiografico magari sulle tue avventure in paese, giusto?»
«Sarebbe divertente.»
«Ecco. Ora hai la risposta del perché io invece non mi sono iscritto.»
Credo che non l’abbia capita, e che sia ancora lì a chiedersi cosa intendessi con quella frase. Prima o poi, qualcuno gliela spiegherà.
*Non ditemi che oggi è martedì. Non devo starvi a spiegare anche questo, vero?