Our little injured pirate!
In queste settimane ho scritto di madri: mamme scorbutiche, mamme di atleti olimpici, mamme alle Olimpiadi. E magari qualcuno di voi ha pure pensato che sono stata investita da un desiderio di maternità non appena raggiunta la soglia dei 28 anni. Beh, se lo avete pensato, vi siete sbagliati di brutto. E ho le prove.
All’inizio del mese, sfruttando un insperato ponte e delle bellissime giornate di sole, ho fatto la turista tra le meraviglie senza tempo di Roma. Ho insistito affinché tutta la combriccola – fidanzato, sorella, quasi-cognato, amica e cane – si trattenesse qualche minuto in più a Torre Argentina, davanti al sito archeologico che si trova al centro della piazza, e che è popolato da una nutrita colonia dei famosissimi gatti di Roma.
E qui è iniziato l’incubo.
Attraverso la stretta rete di una cancellata, un gatto nero e senza coda ha sferrato un’unghiata micidiale sull’occhio del mio cagnolino. E io non me ne sono accorta.
A dire il vero, nemmeno il cane si è accorto del gatto, perché lui adora i gatti, e quando li vede manifesta la loro presenza con salti e vocalizzazioni.
Invece, stavolta né io né il cane abbiamo avvistato il gatto, che probabilmente ha pensato che il cane fosse un nemico a prescindere, e lo ha attaccato senza nessun motivo apparente.
Sono riuscita a vedere solo il momento in cui il felino ha agguantato l’occhio del cane, perforandogli la cornea. I miei pantaloni si sono riempiti di acqua della cornea. E da quel momento ho capito che sono mentalmente troppo giovane per essere madre.
Infatti, ho avuto un brutto attacco di panico, non mi vergogno a dirlo. Non mi ricordo con esattezza a chi ho consegnato il guinzaglio, e per la cronaca il cane non ha emesso nemmeno un guaito. Mi sono dovuta sedere su una panchina, e nemmeno ricordo il momento in cui l’ho fatto. Mi sono sentita mancare le gambe e il respiro. E vi giuro, non riuscivo a ragionare, come un black-out. Meno male con me c’erano tutti gli altri, in particolare il mio quasi-cognato – che è anche un volontario paramedico – che ha dato una rapida occhiata all’occhio del cane e ha capito che si doveva intervenire.
Poi la folle corsa lungo via del Corso, poi la metro A per prendere l’auto e poi alla clinica veterinaria aperta di domenica, lungo la via Flaminia. L’unica cosa a cui pensavo era al dolore che il cane stava provando per colpa della mia disattenzione, e al fatto che dovevamo raggiungere la clinica in fretta. Ho iniziato a dividere la gente lungo l’affollata via del Corso, sembravo un vigile urbano. Andavo così veloce che gli altri non riuscivano a tenere il mio passo, come se fossi in trance agonistica.
Adesso il cane sta meglio, è sempre dolorante e sulla cornea si è formata una piccola ulcera che stiamo trattando con 4 colliri e una precisissima tempistica di somministrazione, come ci ha detto il veterinario.
Comprendo razionalmente che l’incidente non è stato colpa mia, ma il mio istinto mi dice tanti ‘avrei potuto’ e ‘avrei dovuto’. La reazione che ho avuto dopo il trauma non è segno di maturità. Se fosse accaduto con mio figlio, da sola, come avrei fatto?
Mi spiace per il mio fidanzato, ma prima di procreare passerà un bel po’ di acqua sotto i ponti.
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Find the real lamp. Find the real dog.
I recently wrote a lot about mothers: crabby mothers, Olympic athletes’ mothers, moms at the Olympics. And maybe some of you have even thought that I was hit by a desire for motherhood just reached the threshold of 28 years. Well, if you thought it you were mistaken. And I can proofed it.
Last weekend I took advantage of an unexpected bridge and the beautiful sunny days doing a day-tripper among the timeless wonders of Rome. I insisted on the company – boyfriend, sister, almost-brother-in-law, friend and dog – stopping and viewing Torre Argentina’s archaeological site. This site is quite well-known because it’s located at the center of the square and because is populated by a large colony of Rome’s famous cats.
And then the nightmare began.
Through the tight net of a gate a black cat without a tail deadly scratched my dog’s eye. And I totally didn’t realize it.
Actually even the dog didn’t noticed the cat. I know it because he loves cats and when he sees them he uses to show their presence by leaps and vocalizations.
On the contrary, this time neither of us saw the cat, who probably thought that the dog had a regardless enemy attacking him for no visible reason.
I could only see the moment when the cat grabbed the dog’s eye, puncturing his cornea. My clothing were filled with water from the cornea. And from that point I realized I’m too mentally young to be a mother.
After the accident I had a bad panic attack, I’m not ashamed to say. I do not remember exactly to whom I handed the leash and – for the record – the dog didn’t yep at all. I had to sit on a bench, and I can’t remember the time when I did. I felt my legs and breath missing. And I swear, I was not able to think like a mind black-out.
Luckily There were the other guys with me, especially my almost-brother-in-law – who is a volunteer paramedic – who had a quick look to the dog’s eye and realized that we had to step in.
Then the mad dash along Via del Corso, then the subway to take the car and then to the veterinary clinic open on Sundays, along Via Flaminia. The only thing I thought was the pain that the dog was feeling because of my carelessness, and the fact that we had to reach the clinic quickly. I started to open the crowd splitting people along the busy Via del Corso, looking like a traffic cop. I moved along so fast that the others couldn’t keep my pace, as if I were in agonistic trance.
Now the dog seems to feel better, his cornea is still sore and there is a small ulcer that we are dealing with 4 different eyedrops and a very precise timing of giving, as the vet told us.
I rationally understand that the accident was not my fault, but my instinct tells me a lot of ‘I could’ and ‘I should’. The reaction I had after the trauma is not a sign of maturity. If it had happened with my son, alone with him, what would I do?
Sorry for my boyfriend, but before procreating a lot of water must pass under the bridge.
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