No, in errore è lui, e gli spiego subito perché. Perché Wojtyla non capiva niente dell'Africa. Forse capiva tutto di Wadowice o di Czestochova (personalmente ne dubito, perché un individuo cosi' ottuso doveva avere una percezione limitata anche della sua realtà casalinga), ma dell'Africa non capiva niente. Perché la sua cultura, o meglio incultura, era quella di un contadino polacco. Non fate caso alla crosta. La grattate via e trovate il contadino polacco, ignorante, furbo, ottuso, con la tipica presunzione che scaturisce dall'ignoranza. Capiva soltanto che l'Africa era un continente abitato da poveri, che la chiesa aveva bisogno di poveri per sopravvivere e che doveva piantare le radici in quel continente a qualsiasi costo. Quanto la gente mangia e studia, addio chiesa. Molti sostengono che l'Africa sia la chiesa dell'avvenire. E' certamente quella del presente.
Nel mio post "Rwanda!" additavo le responsabilità della Chiesa di Roma. I preti, quelli che bruciavano i Tutsi, prendevano ordini dai vescovi e i vescovi prendevano ordini dal papa. Lo so, me l'hanno detto loro. Li ho fatti parlare. Una delle mie specialità è far parlare gli Hutu (con le buone, non con le cattive). Se voglio, gli faccio spiattellare perfino i peccati delle loro madri.
A questo punto dobbiamo metterci d'accordo sul linguaggio. Non sto dicendo che Wojtyla ha ordinato: "Tagliatemi a pezzi tutti i Tutsi e guai a voi se ne lasciate uno intero". No, era troppo furbo (dico furbo, non intelligente). Ma se ricevo un vescovo Hutu a Roma, quello che dico nell'atmosfera ovattata di una sala del Vaticano non viene recepito allo stesso modo sulle colline del Rwanda o del Burundi. Se, in una sala del Vaticano, dico a un vescovo Hutu "i Tutsi mi fanno soffrire, perché non ascoltano i missionari e vogliono avere sempre ragione. Oh, se fossero come voi, che dite sempre si', bwana! Nelle vostre prediche, dite che fanno piangere il papa. Dite che voi Hutu siete più numerosi, che i Tutsi devono piegarsi alla vostra volontà. Dite alla gente che in Burundi deve battersi contro il loro potere e che in Rwanda deve battersi perché il potere rimanga agli Hutu. Fate capire che non sono dei buoni cristiani. Non esitate a usare l'arma della scomunica per far capire alla gente che sono nemici della Chiesa di Roma", fra le colline del Burundi e del Rwanda il discorso viene recpito in questo modo: ""Gli Inyenzi (scarafaggi) fanno piangere il papa, quindi sono l'incarnazione del male. Sono una banda di scomunicati, sono diavoli. E uccidere il diavolo è il primo dovere di ogni buon cristiano, cosi' tagliamoli a fette e assicuriamoci un posto in paradiso".
Ecco come viene recepito il messaggio in Africa. Lo avrebbe capito anche un idiota, ma ovviamente non il papa (sempre che fosse in buona fede). Perché cercare l'intelligenza in un papa è come cercare l'acqua su Marte.
Questo è il messaggio che i preti locali ripetono per anni, in modo ossessivo, da una settimana all'altra quando fanno la predica ai contadini Hutu. Lo stesso messaggio è ripreso dai prefetti e dalla radio Mille Collines. Tanto c'è la benedizione del papa. Nel migliore (per lui) dei casi, Wojtyla ha giocato all'apprendista stregone, trafficando con una realtà più grande di lui che a un certo punto gli è scoppiata in faccia. Del resto il papa non è uno stregone? Che differenza c'è fra il papa, che cerca d'impressionare la gente con fumi e sortilegi, e uno stregone, che cerca d'impressionare la gente con fumi e sortilegi? Entrambi, quando si sentono minacciati, diventano pericolosi. Possono fare di tutto per eliminare i presunti nemici e conservare i loro privilegi. Come ho scritto in "Rwanda!", Wojtyla ha creato le premesse per il massacro. Gli Hutu si sono sentiti autorizzati a massacrare i Tutsi. Si sono sentiti autorizzati a massacrare mia moglie, come potete leggere in "Rwanda!" Per me è come se l'avesse massacrata Wojtyla. Ha armato le loro mani, ha lavato le lo coscienze, ha virtualmente benedetto il massacro. Del resto lo si vede nei processi al Tribunale Internazionale di Arusha (e in quello di Kigali). Quando gli chiedono perché hanno tagliato a fette i Tutsi, i criminali rispondono: il prete ciu aveva detto che ogni Tutsi è un diavolo, che ogni Tutsi è Satana, non sapevamo di fare male." Ecco quello che dicono. E chi l'ha detto ai preti? I vescovi. E chi l'ha detto ai vescovi? Chi ha alleggerito la coscienza degli assassini? Wojtyla, con la sua insipienza, la sua ignoranza, il suo cinismo e la sua brama di potere. Si dice che uno stupido possa fare più danni di una bomba atomica. Wojtyla batte Hiroshima 1.000.000 a 150.000. Ma queste cose si pagano. Non è giusto che quel criminale sia morto senza venire processato. E' giusto, invece, che lo facciano santo, perché fra i santi c'è una quantità di criminali, volontari o semplicemente irresponsabili. Sarà in buona compagnia.
E' una realtà che ho vissuto. L'ho vissuta quando forzavo i posti di blocco Interhamwe per portare all'aeroporto i parenti di mia moglie e qualche altro poveraccio, a bordo di una Range Rover dell'ONU con una pistola Uzi in bella vista sul cruscotto (e se se qualcuno avesse fatto lo spiritoso, gli avrei piantato una pallottola calibro 32 in mezzo agli occhi). Lo avrei fatto con piacere, non chiedevo di meglio. Mi esercitavo apposta, non avrei fallito la mira. In ogni caso sarebbe stata un morte migliore di quella che loro infliggevano con il machete.
Biz dice che la colpevolezza della chiesa non è supportata nemmeno da qualche giornalista. Forse dai giornalisti che conosce lui. Prima di tutto è supportata da me, che non sono il primo venuto. Poi potrebbe leggere "Rwanda, Histoire d'un Génocide" di Colette Braeckman, Fayard, 1994. Fra l'altro Colette è una mia amica. Ha rischiato la pelle per scrivere quel libro e per descrivere quello che è accaduto dopo la presa di potere dell'FPR, la guerra in Zaire e tutto il resto. In ogni caso, davanti ai preti, le lingue si paralizzano. E la chiesa è maestra nel nascondere le prove, coprire le tracce, negare le verità piu' evidenti. Ha venti secoli di esperienza. Nel mio post "Pensierino Domenicale", archivio di maggio, racconto come un prete possa proclamare in pubblico che "la Chiesa è sempre stata contro la pena di morte" senza che nessuno si azzardi a contraddirlo. E sappiamo tutti che è una balla grossa come una casa.
Come la storia delle scuse di Wojtyla. Dicono che si sia scusato per le colpe della chiesa. Ma quali scuse! Immaginiamo che un pedofilo sadico, arrestato dopo avere violentato e tagliato a fette dodici bambini, dica in tribunale: "Scusatemi, mi è scappato, non volevo." E il giudice: "Va bene, torna pure a casa, ma cerca di non farlo più." Oppure che Hitler, invece di suicidarsi nel bunker, si fosse lasciato catturare e avesse detto: "Scusatemi, non l'ho fatto apposta, non so che cosa mi abbia preso." E gli Alleati: "D'accordo, per questa volta ti perdoniamo, ma se tocchi ancora un ebreo rimarrai senza caramelle per una settimana."
No, per queste cose le scuse non bastano. Ci vuole la galera. E il papa attuale, come capo della Chiesa, è responsabile di tutti i crimini commessi dalla Chiesa nel passato e nel presente. Se il regime nazista non fosse crollato, il successore di Hitler sarebbe responsabile dei crimini di Hitler. Il partito nazista è stato sciolto e farne l'apologia costituisce un reato. La Chiesa non è mai stata sciolta, quindi l'uomo al potere è responsabile di tutti i suoi crimini. Il regime attuale è la continuazione di quello criminale del passato. E continua a delinquere.
Come dicevo, in Rwanda non ho sparato a nessun assassino (al massimo ho ordinato all'autista di spingere via qualcuno con la macchina quando voleva fermarci alle barrières per farmi fuori i passeggeri), ma in Europa uno l'ho fatto arrestare. A dire il vero lo ha scoperto mia moglie, io ho soltanto collaborato. Eravamo nell'Avenue Jean-Médecin a Nice e lei ha accennato a un tizio dicendo: "E' un assassino". "E se fosse un pizzaiolo di New York?", ho scherzato, guardando il tizio in questione. "No, è un assassino. Seguilo, scopri dove abita." "Come, seguilo?" "Si', io non posso. Se vede una Tutsi, scapperà e lo perderemo per sempre."
Cosi' l'ho seguito a bordo di un bus, sono sceso con lui e ho scoperto che abitava nel Convento del Sacré-Coeur. Come ho visto il convento, ho capito che era un assassino. Perché i preti li proteggono, si proteggono fra loro. Non pensano alle vittime, pensano agli aguzzini. Convento = assassino, l'equazione non tradisce mai. Ho telefonato a Genève dove c'è un'antenna dell'FPR (il Front Patriotique Rwandais) e l'FPR ha mandato un commando che ha prelevato en douceur il prete Wenceslas Munyeshyaka, ricercato dal Tribunale Internazionale per crimini commessi in Rwanda. Lo hanno portato a Kigal e spero che non lo condannino a morte. Perché sembra che i detenuti nella prigione di Kigali invochino la morte come una liberazione.
Le Monde Diplomatique, caro Biz, che tu consideri una fidata fonte d'informazione, Le Monde Diplomatique è papalino, soprattutto nella sua versione italiana. In Italia tutto è papalino. Il papa è un veleno che ha inquinato la stampa e le coscienze. La gente non se ne accorge più. E' come l'invasione degli ultracorpi, sono tutti contaminati. In Italia e spesso anche in Europa, per sapere la verità sui preti, bisogna ricorrere all'informazione alternativa. Ti daro' degli indirizzi internet dove potrai documentarti.
Intanto il responsabile morale del genocidio è là, pomposamente seduto sul suo trono insanguinato. E nessuno si sogna di processarlo per i genocidi del presente e del passato. Fino a quando dovremo tollerare quest'offesa alla giustizia, alla memoria delle vittime e all'umanità tutta intera?
Dragor