Faccio fatica a partecipare ai contest, soprattutto perché me ne dimentico, anche di quelli bellissimi, che promettono sfide dagli intensi profumi e dai mille colori. E ogni volta me ne rammarico. Ma a quello proposto da Patty alias Andante con Gusto mi ero ripromessa di riuscire ad inviare almeno una ricetta dolce, della tradizione veneta e che avesse due ingredienti "buoni" per eccellenza, come richiede il regolamento: la farina di mais ed uno zucchero che conobbi per la prima volta allo Sherwood Festival del 2010, grazie all'Associazione Ya Basta.
Le ragazze che mi davano una mano in cucina, durante quella calda estate trascorsa ai fornelli, mi raccontarono di questa associazione e di tutte le iniziative legate ad un nuovo concetto di agricoltura, rispettosa della terra e del lavoro dell'uomo.
A distanza di solo quattro anni gli scenari di povertà e disperazione, così stridenti in una nazione che accoglierà i prossimi Mondiali di Calcio, sono diventati familiari anche in quell'Italia che si è riscoperta improvvisamente fragile e depressa, sconquassata da una crisi economica senza fine che assomiglia sempre più ad una crisi di valori e di modelli produttivi.
Alcune di loro sono tutt'ora parte attiva del progetto "Açucar do
Brasil" che si propone di distribuire lo Zucchero Mascavo prodotto
dalla Cooperativa COPAVI dello Stato del Paranà (Brasile) del Movimento dos
Trabalhadores Rurais Sem Terra.
Si tratta di uno zucchero davvero buono e, anzi, pulito e giusto in quanto viene prodotto con metodi di coltivazione rispettosi del terreno e delle popolazioni, spesso private della loro dignità e del loro futuro a causa dei massicci interventi delle multinazionali e delle monocoltivazioni di quegli ingredienti che tanto piacciano all'occidente (come l'olio di palma).
Niente pesticidi, niente OGM, niente
deportazioni di interi gruppi familiari e devastazioni di terreni ma rispetto
del lavoro dei contadini e la possibilità che questi vengano adeguatamente
retribuiti per il loro lavoro. Infatti, come si legge nel sito dell'Associazione
"uno dei problemi fondamentali rimane l’iniqua distribuzione della
terra che favorisce la grande proprietà terriera a danno dei piccoli
produttori. In Brasile, la terra non è un semplice diritto di proprietà
privata, ma è soprattutto strumento di potere e spazio di sfruttamento delle
risorse umane e naturali per trarne il massimo del profitto. L’80% della terra
coltivabile è nelle mani del 2-3 % della popolazione: concentrazione della
terra significa anche concentrazione della ricchezza. Dare
vita ad un piano ben strutturato di Riforma Agraria nel Paese, che preveda
la redistribuzione delle terre (perlomeno di quelle incolte), comporterà non
solo un accesso più facilitato alla terra ma la conquista di tutti quei diritti
di cittadinanza (casa, salute, educazione, lavoro, parità sessuale e
razziale) ancora oggi negati a milioni di brasiliani nelle campagne come
nelle città."