Perchè Renzi e Grillo comunicano le stesse cose

Creato il 27 febbraio 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

    Scritto da Jacopo Pelliciari  

L’ascesa di Matteo Renzi è stata favorita da un’acuta strategia comunicativa, intelligente ma per nulla innovativa. Le stesse tecniche di fondo, infatti, le ha già utilizzate Grillo. La base della comunicazione di Matteo Renzi sta in una differenza e in una vicinanza. La differenza è con il “vecchio” apparato del PD, la vicinanza è quella ricercata nei confronti dei cittadini elettori. Riguardo il tentativo di staccarsi dalla nomenklatura del partito, a quanto pare riuscito, l’impatto comunicativo è decisamente forte. La politica, in procedenza, ha sempre cercato di comunicare estreme differenze: o noi o loro. Così faceva Berlusconi, con il “popolo dell’amore” contrapposto al “popolo dell’odio”, così fa il Movimento 5 Stelle, con i cittadini onesti e freschi contrapposti ai vecchi e corrotti politici. Tale divisione comporta uan semplificazione della realtà, svuotata delle sue reali complessità. In questo, Renzi, che la differenza la cerca non con gli avversari, ma con il suo stesso partito, è un maestro: ve lo vedete D’Alema, o Bersani, guidare la Smart, utilizzare compulsivamente twitter, magari scrivendo da un portatile Apple? Il merito di Renzi non è stato fiutare il momento giusto per intraprendere un tale percorso (l’ha già fatto Grillo, e prima di lui), ma nell’averlo condotto con un netto protagonismo politico. Renzi si pone come assoluto e indiscusso protagonista. Aiutato in questo dai media (alcuni dei quali lo chiamano semplicemente Matteo) e dalla ormai conclamata crisi dei partiti di massa (della quale ha già approfittato il solito Grillo), il neo premier ha imposto la propria faccia all’attenzione di tutti. Il modo in cui parla, i gesti che esprime, l’immagine complessiva che si è costruito prevalgono sull’effettivo contenuto della sua comunicazione. In altre parole, prevale il come dice le cose rispetto al cosa dice. Prevale il modo di relazionarsi con gli altri, e non il contenuto. Renzi cerca di diminuire il più possibile la distanza tra sé e il destinatario, mirando addirittura alla fusione con esso. Non si pone al di sopra dell’elettore, ma si configura esattamente come lui. La stessa operazione è stata condotta da Grillo e dal suo Movimento: non politici, non appartenenti alla casta, ma cittadini. Renzi sostituisce all’aria austera del professionista della politica il sorriso, l’ironia. Sostituisce alla forma istituzionale il parlare con la gente (come in occasione del discorso per la fiducia alla camera e al senato). Rimpiazza i luoghi classici della politici: non si sposta, per quanto possibile, in auto blu, ma utilizza la bicicletta o va a piedi; cerca di rimanere il meno possibile a Roma, tornando a Firenze, rigorosamente in treno. Utilizza il cosiddetto “palcoscenico laterale”. Esce ostentamente dallo spazio costruito della rappresentazione e si catapulta in uno spazio ben diverso, dove può vestirsi di fittizia autenticità capace di annullare le distanze con il pubblico. L’atteggiamento di Renzi, come è stato da molti notato, sembra quasi canzonatorio, poco rispettoso delle classiche istituzioni (Di certo, non lo è neanche quello di Grillo). Il rivolgersi, nel discorso pronunciato al Senato in occasione della fiducia, al popolo anziché all’aula è stato di questo sicuramente sintomatico. Probabilmente, l’atteggiamento è ricercato, è voluto. A chi è soffocato dalle tasse, a chi ha perso il posto di lavoro, a chi stenta ad arrivare alla fine del mese, vuoi che dispiaccia che qualcuno di nuovo disprezzi un po’ quei politici di cui ormai è davvero dura fidarsi? La vicinanza comunicativa tra Renzi e Grillo è sintomo dei tempi: le idee contano poco, conta come le comunichi.


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