Non riesco a smettere di pensare allo spettacolo di ieri sera, le parole mi risuonano nella testa e mi toccano una miriade di corde. Ieri, presso il Centro delle Donne di Bologna, ho avuto la fortuna di assistere a “Devenir Perra”, spettacolo di Slavina, una porno attivista, come lei stessa si definisce, molto impegnata sul tema della performatività dei corpi e della sessualità, calati in un contesto sociale e politico, con l’intento di sovvertire e smascherare tutte le “regole” dentro le quali, volenti o nolenti siamo stati calati e ingabbiati, spesso senza esserne consapevoli.
Quella di Slavina è una ribellione giocosa, e il suo mezzo principale è il sesso. Il sesso come strumento orizzontale di conoscenza che ci permette di avvicinare l’altro, in uno scambio di piacere che non chiede in cambio nulla, ma che è solo amore e divertimento, in tutte le sue forme possibili.
E così la nostra performer si presenta in scena, nuda ma non vulnerabile. Una donna completamente consapevole del proprio corpo, una carne vissuta, con tatuaggi, cicatrici, forme oltre i canoni convenzionali, una consapevolezza conquistata nel tempo e con un grande lavoro a livello personale, ma il cui risultato finale è un’esplosione di bellezza vibrante e irresistibile, fatta di arguzia, ironia, impegno politico, passione. Un corpo che, nudo, si mette a nudo e racconta le proprie esperienze: da adolescente alle prese con le proprie forme che cambiano, ai primi incontri ravvicinati con altre donne, poi alcuni episodi in cui molte di noi si sono riconosciute, come la condizione di essere una viaggiatrice solitaria, e la sensazione di viversi il proprio genere come un handicap in alcune situazioni “poco raccomandabili”. L’enfasi e l’empatia di Slavina sono potentissime, come anche la sua capacità istrionica di tener banco in un sexy cabaret, nel quale con estrema disinvoltura si permette di giocare con i generi (la primaria forma di oppressione all’origine di tutte le altre, come afferma in apertura), passando da “cagna” a identità “maschile” con tanto di strap on, le cui dimensioni vengono fatte scegliere al pubblico.
Quello che vedo durante lo spettacolo mi piace e mi coinvolge tantissimo, mi tocca nell’intimo, ma riguarda anche le pratiche quotidiane di costruzione di una mia identità che si fa spazio a gomitate, in una società ostile. Slavina con la sua spontaneità riesce a mettere in luce tutte le contraddizioni della realtà normata nella quale veniamo addestrati a vivere, le prende a braccetto e ci fa all’amore. La sessualità, la sensualità, il corpo, sono strumenti che abbiamo a disposizione per scoprire e utilizzare un linguaggio cui ci siamo completamente disabituati, che ci hanno fatto scordare. I generi invece, non sono altro che performance all’ interno delle quali possiamo recitare, o possiamo imparare a prendercene gioco, passando dall’uno all’altro a nostro piacimento e magari sovrapponendoli. Perchè “non ci può essere nessuna rivoluzione senza investimento libidinale”.
Quello che mi chiedo è: che cosa ci siamo persi e cosa ci stiamo perdendo? Che cosa sono la normalità e la devianza? Non è forse piuttosto perversione, perseverare nell’intento di aderire a modelli di bellezza e a desideri sessuali che non sono nostri ma che piuttosto ci vengono imposti dall’alto?
Slavina ci insegna che possiamo divenire cagne, oppure qualcos’altro, basta essere fantasiosi ed imparare a destreggiarsi tra baffi e vertiginosi tacchi a spillo. Perché, come dice Judith Butler, i sessi non sono solo due, ma infiniti. Non ci resta che scegliere ed inventarci quello che vogliamo essere noi.
Qui il blog di Slavina, per seguirla in tour e restare aggiornati sulle sue iniziative e progetti, tra i quali anche l’interessante collettivo Le ragazze del porno che si batte per la promozione di un tipo di pornografia non mainstream che tenga conto della prospettiva e del piacere femminili. Vi terremo informat*!
Posted on 17 novembre 2014 at 1:18 am in Seconda Stagione | RSS feed | Rispondi | Trackback URL