Tutte le volte che si maneggia uno specchio lo si fa con un particolare riguardo, memori del fatto che romperlo potrebbe portare ben sette anni di guai. Si tratta di una leggenda tramandata di generazione in generazione, fino ai giorni nostri ma c’è chi, scaramanticamente, ancora ci crede.
Ma perché si dice che rompere uno specchio porti sfortuna?
Le motivazioni sono generalmente due, una di carattere orientale e una derivante dalla cultura dell’antica Roma. Gli orientali, i cinesi soprattutto, credono che ogni cosa che possa riflettere il corpo umano sia misteriosa e sacra perché riflette, oltre all’immagine, anche l’anima della persona che si trova di fronte. Ma non solo la riflette, ritengono che in parte possa essere assorbita. Rompere l’oggetto riflettente quindi significa incrinare l’anima di chi vi è riflesso e diventa un’azione funesta.
L’altra motivazione, molto più pratica, deriva dagli antichi romani. Ai loro tempi gli specchi costavano moltissimo perché non erano ancora composti con la miscela di piombo, stagno o alluminio ma erano realizzati in oro, argento o rame che veniva steso sul vetro e garantiva la riflessione dell’immagine. In più, anche il vetro era particolarmente costoso.
Rompere uno specchio era più che altro un “grave” danno economico e questo spiega anche il motivo per cui si parla dei famosi sette anni. Non è un numero casuale ma il periodo di tempo necessario per riuscire a mettere da parte i soldi per comprarne uno nuovo.
Sapevate la risposta? A domani con una nuova curiosità!