Perchè sono femminista (2)

Da Femminileplurale

Dal 25 al 27 ottobre 2013 si è tenuta a Roma la settima Scuola Politica dell’UDI. Durante la sessione di sabato pomeriggio intitolata “A partire da me” ho tenuto una relazione dal titolo “Perchè sono femminista”. Di seguito la seconda puntata della relazione (qui la prima parte). 

*  *  *

[Le donne vivono] una situazione di semi-parità: la possibilità di una parità professionale e politica esiste in teoria, ma solo come ideale che non si riesce a realizzare nella pratica per tutta una serie di influenze negative, non ultime le pressioni psicologiche”.

(Mary Daly, La chiesa e il secondo sesso)

Capitolo 2 – Sistema di dominio e presa di coscienza

Kevin Sloan, “Optimist’s reef”

A Paestum quest’anno abbiamo affrontato il tema della libertà, libertà che volevamo non restasse un concetto astratto e, dunque, vuoto, ma che già a partire dalla lettera di invito abbiamo voluto riempire di significato. Libertà che vogliamo sia condizione imprescindibile per le nostre vite, che deve trovare senso ed espressione in tutti i loro aspetti.

Paestum è stato un prezioso momento di incontro, di confronto, di condivisione di pratiche e di esperienze e credo sia emersa la necessità di mantenere una prospettiva multicentrica che tenga conto di tutti gli aspetti della vita in cui tale libertà può venir messa in discussione o minacciata.

La nostra società nel perfetto connubio tra capitalismo neoliberista e patriarcato ha assunto le forme di quella che chiamerei società prostituente. L’industria pornografica, che è un’industria che non ha conosciuto e non conosce crisi, ma che anzi ad oggi è una delle industrie più fiorenti, credo sia l’emblema e l’effetto principale dell’unione tra patriarcato ed economia capitalista e neoliberista. Essa ci rivela in modo emblematico il ruolo mercificato che l’essere umano assume nella nostra società.

L’essere umano è un oggetto e in quanto tale può essere sottoposto a orari di lavoro alienanti e opprimenti, può diventare merce di scambio, può essere sacrificato con una vita priva di soddisfazioni vissuta esclusivamente nella preoccupazione del profitto, spesso altrui.

Dal punto di vista economico: in nome di una crisi apparente, che è invece declinazione strutturale di un sistema, vengono chiesti indietro i diritti che lavoratrici e lavoratori hanno conquistato in un passato non proprio così lontano.

Dal punto di vista culturale: la nostra società prospera anche grazie ad uno schiacciante binarismo di genere che determina gusti,

Kevin Sloan, “Disassembling the past”

comportamenti, aspirazioni di uomoni e donne. Viviamo in una società che inchioda le donne a modelli stereotipati che limitano la libertà, le aspirazioni, le capacità individuali e che si traducono dal punto di vista sociale nella richiesta a ricoprire limitati ruoli “di servizio” e “di cura”.

Dal punto di vista simbolico: maggiormente degli uomini, le donne avvertono su se stesse il ripercuotesi del modello oggettificante della società contemporanea. Se non si intraprende un percorso di cambiamento profondo e radicale le donne non si smarcheranno mai dallo stereotipo che, pur declinato in moltissime forme, in sostanza consiste nel ridurle a oggetti o corpi (che per la cultura occidentale moderna in cui siamo immersi e nel modello antropologico di netta separazione tra mente e corpo, in cui il corpo è macchina perfetta è un po’ la stessa cosa) ipersessualizzati e/o ridotti alle funzioni biologiche. Il ruolo di servizio, sessuale, biologico è ancora modello su cui la società misura le donne.

È indispensabile, perciò, che la presa di coscienza femminista assuma una proporzione “globale”. Prendere coscienza significa acquisire consapevolezza rispetto al sistema multiforme di dominio in cui viviamo in quanto donne, ma più ampiamente in quanto esseri umani. È comprendere che esiste un sistema che è insieme economico, sociale, culturale e simbolico di dominio che coinvolge e, appunto, domina – con gradazioni e sfumature diverse – tutte e tutti.

La presa di coscienza deve essere per così dire totalizzante perché il sistema che ci schiaccia è totale.

Continua…


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