Perché uno psicologo non dà consigli

Da Quipsicologia @Quipsicologia

Potrebbe darmi dei consigli su cosa fare? Lo lascio mio marito? oppure Lei che ne pensa? Faccio bene a dire a mia moglie che l’ho tradita? La richiesta di consigli del genere a uno psicologo o psicoterapeuta non è rara, anzi. In linea di massima, lo psicologo evita di esprimere una sua opinione personale, non dice al paziente cosa ritenga meglio fare, non dà consigli.

Il paziente a cui lo psicologo ha rifiutato consigli a volte reagisce con rabbia, accusando lo psicologo di non rendersi conto di quanto lui stia male o affermando che andare lì a raccontagli le sue cose più intime non gli serve a nulla.

Perché uno psicologo non dà consigli?

Innanzitutto, uno psicologo che non dà consigli si attiene a quanto stabilito dal Codice deontologico degli psicologi italiani, nel punto in cui sottolinea come lo psicologo sia tenuto ad astenersi dall’imporre il suo sistema di valori: se consiglio a un paziente di fare o non fare una cosa, lo sto di fatto spingendo a utilizzare il mio personale punto di vista sulle cose, ad adeguarsi ai miei schemi mentali e ai miei obiettivi. Ad esempio a una paziente che mi chiedesse se dovrebbe accettare o meno un’offerta di lavoro all’estero non potrei che rispondere sulla base delle mie idee quanto a famiglia, lavoro, danaro e separazioni, idee che però potrebbero essere diverse dalle sue e non rispecchiare la sua scala di valori, il suo stile di vita, i suoi obiettivi. Il consiglio potrebbe essere in definitiva inadatto a quella persona o addirittura sbagliato, dato che lo psicologo è privo di sfera di cristallo e non prevede il futuro.

Che fare?

C’è però dell’altro e la questione non è soltanto etica. Spesso dare consigli è inutile, perché in quel momento l’altra persona non è capace di ascoltarli né riesce ad accoglierli. Su questo aspetto è sufficiente considerare tutte le volte in cui qualche amico ci ha chiesto cosa fare (un classico è se lasciare la fidanzata oppure no) e poi ha pensato bene di trascurare i nostri consigli, per quanto fossero un concentrato di saggezza. La mente ha bisogno del suo tempo e un consiglio corretto dato in un momento che non è quello giusto è di fatto inutilizzabile. A volte, dare buoni consigli è come cercare di aprire una porta con una bellissima chiave che è però di un’altra serratura.

E ancora, dando consigli lo psicologo si sostituisce al paziente nel prendere una decisione e risolve un dubbio al posto di quest’ultimo, col risultato che il paziente probabilmente chiederà ulteriori consigli e considererà lo psicologo come un padre onnisciente e se stesso come un bambino piccolo incapace di muoversi nel mondo da solo. Da questo punto di vista dare consigli genera una dipendenza antiterapeutica e fa sentire il paziente ancora più inadeguato e bisognoso. Questo è l’aspetto del dare / non dare consigli che mi sembra più interessante e che si collega al senso stesso del rivolgersi a uno psicologo.

Se non consigli, cosa?

Soprattutto se si tratta di un percorso di psicoterapia, uno psicologo aiuta il paziente a:

  • sviluppare nuovi punti di vista da cui guardare se stesso e il suo modo di essere nel mondo;
  • sviluppare nuove abilità per risolvere da sé i suoi problemi e vivere meglio;
  • mettere a frutto le risorse che possiede e che forse ignora o usa male;
  • ampliare il campo delle possibilità di vita, in termini di azioni, emozioni, pensieri, relazioni;
  • accogliere ciò che non può essere cambiato.

In definitiva, uno psicologo lavora affinché il paziente sia capace di camminare sulle sue gambe. A questo riguardo a me viene sempre in mente il proverbio cinese Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.

Dare consigli non accresce la conoscenza che di sé ha il paziente, non aiuta il paziente a cambiare né a costruire degli strumenti che lo rendano autonomo. Dandogli consigli, il paziente non imparerà a pescare.

Allora, piuttosto che dare consigli, è più utile che lo psicologo esplori insieme al paziente i motivi per cui questi non riesce da solo a decidere cosa fare e ha bisogno di appoggiarsi a un parere esterno.

Certo, lo psicologo in primis deve pensare che il paziente sia capace di cambiare. E sempre lo psicologo deve resistere alla tentazione di fare la parte dell’esperto che sa ciò che è bene e ciò che è male e che, come Wolf nel film Pulp fiction, risolve le situazioni più drammatiche in un paio d’ore.

Se anche ci fosse uno psicologo che, al pari di Wolf, toglie gli altri dai guai presto e bene – e non esiste – sarebbe in realtà un pessimo psicologo, perché non avrebbe aiutato il paziente a imparare a governare da sé la sua vita.

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Photo credit: WikiCommons 


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