Ci sono un giornale statunitense – The New York Times – un giornale britannico – The Guardian – un giornale tedesco – Der Spiegel- un giornale francese – Le Monde – e un giornale spagnolo – El Pais. Non c’è un giornale italiano. Come mai? Il giornalismo italiano non è considerato sufficientemente credibile e prestigioso? Forse il dibattito nazionale su questa vicenda dovrebbe vertere anche sul perché dell’esclusione. Come di consueto, Wikileaks ha anticipato il contenuto del suo ultimo dossier ai giornalisti investigativi di alcuni tra i più importanti organi di informazione mondiali, per permettere loro di verificare e incrociare le fonti prima di pubblicare.
Si può discutere quanto si vuole, sul cui prodest, su chi c’è dietro Wikileaks e Julian Assange, ma senza dimenticare che grazie a questo sito il gioco è cambiato, le gole profonde non sono più prerogativa di alcuni. Sono a disposizione di tutti i giornalisti che vogliono fare il loro mestiere, cioè approfondire, vagliare, setacciare e poi scrivere.
Da quando esiste il mondo, si sa che i poteri non amano che i cronisti vadano a ficcare il naso nei loro affari. L’accesso ai documenti ufficiali è ostacolato in tutti i modi. Il lavoro dei giornalisti seri diventa sempre più difficile, proprio per la mancanza di trasparenza, e provvedimenti come il Freedom of Information Acts rischiano di essere mosche bianche o meri palliativi.
Wikileaks dimostra che anche i segreti più reconditi possono essere svelati, il che dovrebbe rincuorare i cittadini del mondo e preoccupare i potenti. Senza testimoni può crescere il senso di impunità. E’ questa la vera rivoluzione, non solo tecnologica ma sociale. E’ una vittoria del diritto all’informazione.
Le gole profonde fanno un mestiere e i giornalisti un altro. E’ bene comunque che i due ruoli restino distinti.
Lo spiega bene il direttore di El Pais, Javier Moreno in questo video:
Post Scriptum
“Le reazioni della politica di fronte al fenomeno di Wikileaks, improntate alla sorpresa e al biasimo per la diffusione dei documenti segreti dimostra, ancora una volta, l’inconsapevolezza culturale della politica. Italiana e non”. A stigmatizzare le reazioni del mondo politico dopo la divulgazione dei documenti riservati Usa, è il costituzionalista Stefano Rodotà. “In tutti i tempi, infatti, -dice Rodota’- le scoperte scientifiche e tecnologiche hanno sempre sconvolto i preesistenti sistemi di potere. Ed e’ naturale che cio’ accada anche ora”. “Le reazioni, invece, -aggiunge il costituzionalista- sembrano essere tutte improntate a rispondere a un’esigenza di sicurezza che contrasta con la gelosa difesa del diritto di liberta’ invocato dalla comunita’ di Internet”.