Foto di proprietà di IBD
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Amiamo i bar le loro storie, i loro avventori, i libri che ne parlano (come quello di Pinketts “Mi piace il bar”). Non amiamo molto la strada che stanno intraprendendo molti baristi con i cocktails proposti.
Assistiamo sempre di più a un gioco illusionista di bella presenza (per lei e per lui), di acrobazie spericolate, musica assordante e quintali di ghiaccio nel bicchiere -poi ci si lamenta delle calotte polari, ma abbiamo ben compreso dove va a finire gran parte di esse- che assicurano una specie di limonata pseudo alcolica da consumare preferibilmente in piedi, in mezzo al delirio di corpi sudati ed entropici nel loro ideale di divertimento.
Insomma un non sense dei sensi.
Attenzione però! Non stiamo facendo quelli con la puzza sotto il naso, dicendo che questa situazione non l’abbiamo mai vissuta, e che la ripudiamo con tutte le forze, no. Il fascino di alcuni baretti di periferia o di bui angoli di strada è indiscutibile, come un luogo sovraffollato che però abbia una sorta di charme, o quanto meno, sia straripante ma per la qualità eccelsa di quello che viene proposto al banco. Ma avere questo delirio attorno e trovarsi un barman o una bartender che con il sorriso e un bell’aspetto vogliono camuffare un drink mal preparato rende il tutto insostenibile facendo sì che le proprie mura domestiche diventino un amato rifugio.
Abbiamo deciso allora, complice la partecipazione al Worl Class di Diageo che ci ha ripopolato di pensieri beverini la mente, di riappropriarci del barman e della sua professionalità (punti di forza della filosofia di Diageo) e riportarvi sulle nostre pagine impressioni, suggestioni e interviste.
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A Milano cominciamo con il THE DOPING CLUB, dove siamo rimasti a bocca aperta in un luogo incredibile che racchiude la quintessenza dello sport, del vintage, della ricercatezza e dell’eleganza, in uno spazio assolutamente straripante di storia e stile.
Racchiudere in poche parole questo bar -che fa parte del THE YARD HOTEL - è un’impresa titanica perché viverlo val più di mille parole, ma basti sapere che ci stiamo organizzando per intervistare l’ideatore di tutto il progetto per poter offrire anche il giusto punto di vista scritto.
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Qui abbiamo ritrovato Massimo Stronati, tra i finalisti alla competizione nazionale di cui sopra, che con competenza maniacale e attenzione straordinaria per tutte le materie prime e vive utilizzate, gestisce il bar.
Barista esperto, che unisce una ricerca costante nelle radici della mixology con l’attitudine moderna e lo studio continuo in un continuo gioco di perfezionamento e alchimia.
Sin dalle prime battute scambiate al WCDiageo, abbiamo subito trovato in Massimo un ideale di barista e abbiamo voluto sederci al suo bar per vederlo all’opera.
Nelle 3 ore trascorse con lui, tutta la professionalità, l’attenzione al cliente, allo spazio, all’esattezza della visione a 360° che un barman deve avere (cioè quella che permette di tenere una conversazione e rendersi conto che un nuovo cliente si sta avvicinando al bancone incuriosito ed assetato etc) è venuta fuori attraverso l’atteggiamento pagato e molto elegante del nostro graditissimo ospite.
I gesti misurati, il tono di voce pacato, i racconti sulla vita dietro il banco, sui prodotti utilizzati e su ciò che veniva preparato e bevuto hanno incantato occhi e sensi, perché finalmente ci sentivamo riappacificati con il mondo del bar. Con la sua più auspicabile e alta considerazione deontologica e passionale. Eravamo in un luogo pubblico ma cullati e accuditi come in casa nostra.
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3 le straordinarie proposte che abbiamo saggiato: un gustoso e morbido Red Snapper, a seguire un A Storm called M (dove il Talisker Storm è stato reinterpretato magistralmente) e alla fine un Artist 69 (Original recipe by Stanislav Vadrna) che ci ha rinfrescato. Entrare nel merito delle proposte sarebbe ridicolo perché la scienza alchemica cui abbiamo assistito è l’unica che possa rendervi la paletta emozionale degustativa necessaria a comprendere sapori, reminiscenze, equilibri ed esaltazioni delle offerte di Massimo.
A queste nostre scelte se ne affiancano altre come Pimped GinTo, Tonico del Professore, Tequila Express Punch, The Doping Club goes to Tiki, Stan, Doped Negroni, Apothecary Libation, A Tailored Cocktail…
Con Massimo Stronati (che presto ci racconterà il suo mestiere) ci si trova davanti ad una figura magnetica (senza alcun fronzolo o edulcorazione coreografica) di barman, capace di mescolare in sé lo stile di un grande conoscitore dell’arte della mixology che si sta preparando un drink in casa con il barista ideale, insieme a un pizzico di stregoneria e druidica conoscenza degli ingredienti.
Però attenti…causa assuefazione…
Buona scelta
IBD
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