Perdere la fede può essere un evento tormentoso e terribile.
All'improvviso ci rendiamo conto che il nostro mondo va in pezzi, e ci sentiamo impotenti di fronte a questa tragedia. I punti di riferimento della nostra vita, quelli con i quali siamo cresciuti e su cui si basa la nostra visione della vita, su cui regoliamo la nostra bussola morale, con i quali ci difendiamo dal pensiero della morte e della fine, scompaiono all'improvviso, lasciandoci "nudi" di fronte al mondo. Talvolta ci diamo anche la colpa di questa perdita: Dio ha smesso di parlarci, di farsi sentire, perché noi abbiamo smesso di ascoltarlo.
Quando perdiamo la fede, la reazione che abbiamo è tentare con tutte le nostre forze di recuperarla. Possiamo far finta di ignorare questa perdita, cercare conforto e aiuto in altre persone, oppure andare avanti tormentandoci, cercando di porci in atteggiamento "umile", di prostrarci e mortificare la nostra "superbia" che ci impedisce di ascoltare la chiamata di Dio.
Non si tratta di un momento semplice da superare. Alcuni sono sfortunati, e continuano per anni a tormentarsi (accadde anche a Madre Teresa di Calcutta). Alcuni sono fortunati, e dopo poco recuperano la propria fede e la propria serenità. Altri, però, sono ancora più fortunati e lasciano serenamente andare la fede, aprendosi a nuove strade.
Il punto cruciale, infatti, è che siamo "programmati" per credere. Naturalmente "programmati" non va inteso in senso letterale: siamo in grado di non credere, e molti, infatti, non credono; ma il presupporre l'esistenza di qualcosa di superiore, di una entità intelligente e potente che con la propria esistenza dia una spiegazione all'apparente arbitrarietà della natura, è un tratto che abbiamo ereditato geneticamente e culturalmente.
Di fronte a fenomeni inspiegabili o incomprensibili, infatti, vi è la tendenza negli esseri umani ad attribuirli all'opera di entità trascendenti. Dalle divinità ai folletti, dagli spiriti dei defunti ai fantasmi, il folclore di tutto il mondo è pieno di personificazioni che "spiegano" eventi altrimenti inspiegabili: dai fenomeni atmosferici a visioni, dalle pestilenze alle possessioni, esiste tutto un mondo di creature trascendenti che permettono all'essere umano di ottenere risposte tranquillizzanti, di non affrontare a viso aperto l'esistenza di una natura indifferente ai suoi bisogni.
Quando ci rendiamo conto di ciò, quando capiamo quali sono i meccanismi che portano a creare questa sovrastruttura culturale che prende il nome di religione o superstizione o folclore, allora possiamo finalmente capire come liberarci da questo fardello, da queste invenzioni.
Certo, trovarsi senza il conforto del pensiero di un Dio "personale", cioè che si occupi personalmente del nostro destino, è una situazione di ansia. Ma vale la pena anestetizzarci con la fede in cambio di una falsa serenità? Non è meglio affrontare la realtà senza intralci di credenze fasulle?
Solo liberandoci della fede in credenze illusorie possiamo infatti dedicarci alla ricerca di un nostro modo di vivere questa vita, l'unica che abbiamo e dunque un tesoro prezioso.
Perdere la fede può essere un evento tormentoso e terribile. Ma può essere anche l'inizio di una nuova vita.
Magazine Religione
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