Quanto ci piace cantare l’amore, ma forse ci riuscivano meglio quei vecchi scrittori un po’ malinconici e assorti nei pensieri più arguti. Facili, le parole scorrevano immaginando la donna più bella mai vista prima di allora: gentile, onesta, che “li occhi no l’ardiscon di guardare”. Con i capelli d’oro e le mani angeliche, la fanciulla più dolce della città era osservata e seguita con gli occhi di chi non era in grado di vivere senza, e a loro questo bastava.
Scrivere, che sia d’amore oppure no, risulta ugualmente un viaggio sensazionale senza la necessità di doversi spostare. Permette di ripensare, inventare, immaginare, di trasmettere e dire cose paradossalmente difficili. I poeti, antichi ed odierni, facevano così: tutto quello che non poteva essere detto veniva scritto, e nei secoli è rimasto. Polignano, la meravigliosa cittadina della Puglia, ha fatto sua questa romantica caratteristica dedicando alcune piccole strade del centro storico alla poesia. Il silenzio è il grande rivelatore, Lao Tse riecheggia tra le pallide pareti del borgo antico, assieme a Cardarelli, Tarquato Tasso ed Edgar Allan Poe. Vicoli stretti ma suggestivi, sotto un pallido sole o un manto stellato, una città che risulta eterna nella sua delicatezza, quasi fosse il vento a dettarne la poetica.
Qui, dove anche le parole odorano di vento di mare, perdersi è quasi d’obbligo. Leggere o aguzze, le parole fanno sempre il proprio dovere, rivelatrici come gli occhi di chi guarda. Polignano canta Tarquato Tasso con una semplicità disarmante: perduto è tutto il tempo che in amar non si spende. Che sia un invito, un consiglio oppure un comandamento sta a noi deciderlo ma, senza ombra di dubbio, il tempo perso senza tumulti è tempo perso. Una città piccola, bianca, che profuma di mare e di poesia, che trasmette la voglia di perdersi accarezzandone gli attimi: la farfalla non conta gli anni ma gli istanti, per questo il suo breve tempo le basta.