14 OTTOBRE - Con la sua penultima opera letteraria (nel 2011, l’anno successivo, è uscito Il ponte degli assassini), il grande romanziere spagnolo Arturo Perez Reverte – la versione iberica di Valerio Massimo Manfredi condito da qualche “spruzzata” di Umberto Eco – ancora una volta sorprende per la maestria con cui guida il lettore nelle vicende descritte. “Il giocatore occulto” è un complicato thriller che si dipana fra le misteriose e suggestive strette vie della città andalusa di Cadice, ai tempi dell’assedio delle truppe napoleoniche (1811). I soldati francesi bombardano ormai da mesi, sfruttando la fortificazione della “Cabezuela” dall’altra parte della baia di Cadice, la città e i suoi abitanti i quali, ormai assuefatti, proseguono come possono la vita di tutti i giorni. Nel frattempo l’Assemblea Costituente, riunita proprio a Cadice, discute dell’indipendenza delle nazioni sudamericane dalla Spagna, i rapporti commerciali e i diritti delle colonie. Da tutto ciò nascerà nel 1812, la sorprendente Costituzione spagnola che stabilì il suffragio universale, la sovranità nazionale, la monarchia costituzionale, la separazione dei poteri, la libertà di stampa, la distribuzione della terra e la libertà d’impresa.
Una sottotrama che aiuta ad inquadrare meglio il complesso periodo storico preso in esame e che, al di là della vicenda poliziesca (il filo conduttore del libro) che fornisce il pretesto in qualche modo a Perez-Reverte per approfondire l’animo umano e la sua progressiva discesa negli abissi, rappresenta un elemento di grande interesse all’interno del racconto. Lo scrittore, anche nei precedenti romanzi, dimostra particolare attenzione nel descrivere la storia da un punto di vista “popolare” fornendo una visione dal basso dei grandi avvenimenti storici solitamente tramandati attraverso gli occhi dei potenti o degli storiografi. Invece lui permette, idealmente, di conoscere la vita, i pensieri, i sentimenti di chi, al contrario di Imperatori, Re e Principi, ha effettivamente subito invasioni, assalti e bombardamenti. Può essere per questo considerato un romanzo “falsamente storico”, perché l’ambientazione risulta un mero pretesto per parlare dei cuori delle persone. Emerge, pertanto, un’umanità attenta, disperata, volenterosa, aggrappata alla vita e consapevole delle sue regole, spesso ingiuste. Un poliziotto in caccia d’un serial killer,
misteriosamente in grado di uccidere nei luoghi in cui cadranno le bombe dell’artiglieria francese; un capitano corsaro e il suo nobile aiutante; un filosofo artigliere con una curiosa avversione per gli avanzamenti di carriera. Personaggi ben caratterizzati, certo, ma fra tutti questi splende senza dubbio la figura femminile di Lolita Palma, una donna che cerca di difendere i diritti suoi (una femminista ante litteram) e della propria famiglia in un mondo spietato e senza scrupoli. E fra battaglie navali, intrighi, serate di gala, feste di carnevale, duelli d’onore e complesse riunioni politiche, Perez Reverte inserisce la vicenda di Rogelio Tizon, l’ispettore di polizia che fatica ad adeguarsi alle regole di ispirazione illuminista che pian piano stanno prendendo piede anche in Spagna, ma che ha un suo personale codice etico. E’ temuto e rispettato in città e proprio per questo la sfida con il serial killer diventa quasi una partita a scacchi (gioco in cui lo stesso Tizon si cimenta con il saggio amico Barrull, che rappresenta quasi la coscienza dell’ispettore), con mosse e contromosse che portano fino allo scacco matto finale in un vortice ascendente che lascia il lettore senza fiato.Insomma, “Il giocatore occulto” è uno stupefacente affresco dipinto da Perez Reverte, che in questo libro inserisce gli elementi che i lettori hanno amato nelle sue precedenti opere e che si ritrovano qui con il denominatore comune rappresentato dal magnetico stile dell’autore, capace di catturare dalla prima all’ultima pagina.
Arturo Perez-Reverte, Il giocatore occulto, Pag. 640 € 20,00, Marco Tropea Editore
Ernesto Kieffer