Ieri mattina alle 8 e mezza. E domani (forse) le conseguenze qui
di Mario Gatti
Fast Warning “Presto” Message from the SIDC (RWC-Belgium)
An M2.5 flare peaked at 06:30 UT, June 7, 2011. The active region 1226 is located in the southern hemisphere at the west side of the visible solar disk. The flare – a flash of radiation – is associated with a plasma eruption. SDO/AIA 304 shows this very impressive event. The plasma cloud is already visible in SOHO/LASCO and STEREO A-B/COR images. The cloud seems to have a large extend and might cause geomagnetic disturbances arriving at Earth. The proton levels ≥ 10MeV went up immediately and curve passed the threshold. This proton event is flare-driven.
Traduzione per i non addetti ai lavori: ieri mattina alle 8 e mezza del nostro orologio il Sole si è svegliato di cattivo umore (o buono: dipende dai punti di vista) e ha prodotto un’emissione di radiazione elettromagnetica e particelle molto veloci che i fisici solari chiamano flare. In una scala che li classifica nell’emissione nei raggi X, quest’evento ha raggiunto il livello M2.5. Che non è niente di speciale, per carità, ma che comunque potrebbe essere in grado di produrre dei disturbi nelle comunicazioni radio (segnatamente in quelle ad alta frequenza e nella banda utilizzata per il GPS).
Meno di 20 minuti dopo l’evento erano già arrivate sulla Terra le prime avvisaglie: un aumento significativo dei flussi delle particelle energetiche (soprattutto protoni) provenienti da Sole, segnalazioni di radio burst (emissioni impulsive nel dominio delle onde radio) e un cosiddetto geomagnetic sudden impulse, che tradotto alla lettera significa impulso geomagnetico improvviso e che consiste in un aumento rapido dell’intensità del campo magnetico terrestre, o perlomeno della sua componente diretta nel piano equatoriale.
Ma quello che sicuramente ha impressionato di più in quest’evento è stata un’emissione coronaledi massa che lo ha seguito di poco, ben visibile in un’immagine ripresa dal Solar Dynamics Observatory (SDO) nella riga dell’He II a 30,4 nanometri.
Così il Solar Dynamics Observatory ha visto l'eiezione coronale di massa. (Cortesia: SDO)
L’eiezione coronale di massa è ancora più evidente in un filmato elaborato sempre con i dati di SDO e poi accelerato.
La regione attiva che ha prodotto tutto questo sconquasso è la NOAA 11226, ormai prossima al suo transito oltre il lembo occidentale del disco solare, che evidentemente ha voluto lasciarci un buon ricordo prima di sparire (e forse ritornare fra un paio di settimane: non si sa mai). Le coordinate di questa regione attiva non sono proprio tali da potersi definire geoeffettive, cioè in grado di produrre fenomeni in rotta di collisione diretta con la Terra, ma i dati del NOAA e del SIDC relativi all’emissione coronale sembrano confermare la possibilità che domani si possano raggiungere sulla Terra le condizioni per una tempesta geomagnetica di grado G3 (strong) sulla scala NOAA. Sarebbe la prima di questo schizofrenico ciclo 24. Tutto dipenderà dall’orientazione del campo magnetico associato all’emissione e dalla sua direzione relativamente a quello terrestre. Staremo a vedere.
Se il fenomeno si verificherà, i terricoli alle alte latitudini si godranno sicuramente il panorama di bellissime aurore polari. Quello come noi, a latitudini più basse, forse qualcosina di meno appariscente. Ma molto forse. In ogni caso un’occhiatina al cielo la si può dare, meteo permettendo. Seguiranno comunque aggiornamenti qui su Stukhtra, sperando che ancora una volta la montagna non partorisca un topolino.