Dopo presunte rinunce e votazioni perse nel vuoto, l'8 luglio 1978 Pertini viene eletto Presidente della Repubblica Italiana. Oggi la sua figura e il suo carisma sarebbero stati fondamentali per cercare di risollevare l'Italia dall'appiattimento di valori di cui è intriso il mondo politico.
"Per me libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile: non vi può essere vera libertà senza la giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà. Ecco, se a me socialista offrissero la realizzazione della riforma più radicale di carattere sociale, ma privandomi della libertà, io la rifiuterei, non la potrei accettare. [...] Ma la libertà senza giustizia sociale può essere anche una conquista vana. Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha un lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero. [...] " Le parole che possono riassumere il pensiero di Sandro Pertini.
L'8 luglio 1978 viene eletto Presidente della Repubblica, tra non pochi retroscena e difficoltà, Sandro Pertini. Le immagini della elezione sono forti, emozionanti e a guardarle oggi diventano quasi malinconiche. Una malinconia dettata dal momento di bassezza e forse arretratezza culturale, morale ed etica che la classe dirigente (politica) sta vivendo e di conseguenza sta facendo vivere al Paese.
Pertini viene eletto con 832 voti su 995, a tutt'oggi la più ampia maggioranza nella votazione presidenziale nella storia italiana. Tale maggioranza viene confermata dal lungo applauso che si leva in Parlamento, dagli schieramenti di sinistra fino a quelli di destra, a conferma che Pertini è l'uomo giusto, il Presidente di tutti. Partigiano, socialista e fondatore della repubblica italiana, diventa un personaggio fondamentale per rialzare il paese a fine anni 70′.
Ma perché Pertini è stato, agli occhi di molti, il più grande Presidente della repubblica italiana?
La sua alta moralità unita alla schiettezza stravolge il ruolo, che fino ad allora, avevano avuto i precedenti presidenti. Se c'è da attaccare lo Stato perché ha sbagliato, Pertini lo fa. Emblematico il discorso tenuto a reti unificate nel quale denuncia pubblicamente, pochi giorni dopo la tragedia del terremoto dell'Irpinia, l'impotenza e l'inefficienza dello Stato nei soccorsi, in cui sottolineò la scarsità di provvedimenti legislativi in materia di protezione del territorio e di intervento in caso di calamità, denunciando quei settori dello Stato che avrebbero speculato sulle disgrazie come nel caso del Terremoto del Belice.
Da partigiano si è sempre schierato contro il fascismo: "Il fascismo per me non può essere considerato una fede politica [...] il fascismo è l'antitesi di tutte le fedi politiche [...], perché opprime le fedi altrui." Ha contribuito alla liberazione dal nazifascismo e vota il decreto che sancisce la condanna a morte di Benito Mussolini.
Per dare un esempio del suo attaccamento ai valori della Resistenza e dell'antifascismo, va ricordato un episodio avvenuto poco dopo la Strage di Piazza Fontana, quando Pertini, Presidente della Camera dei deputati, si recò a Milano in visita ufficiale e, incontrando l'allora questore Marcello Guida, si rifiutò pubblicamente di stringergli la mano, ricordando l'attività di Guida come direttore del confino di Ventotene nel ventennio fascista, con un gesto che ruppe il protocollo e che ebbe un forte rilievo mediatico. Tuttavia, pochi anni dopo, lo stesso Pertini, intervistato da Oriana Fallaci, aggiunse che a determinare quel gesto non fu estraneo il fatto che su Guida "gravava l'ombra della morte" dell'anarchico Giuseppe Pinelli,avvenuta appunto quando Guida era questore di Milano.
Anche se nel 1983 ha stupito tutti, recandosi in ospedale a trovare Paolo Di Nella, militante del Fronte della Gioventù colpito, a morte, durante l'affissione di manifesti, forse per un regolamento di conti tra fascisti e antifascisti.
Bizzarra e coraggiosa la scelta di continuare a vivere nella mansarda di 35 metri quadri che si affaccia sulla Fontana di Trevi, rinunciando al Palazzo del Quirinale. Un'altra rinuncia riguarda quella di prendere la patente di guida. Si affida a sua moglie, Carla Votolina, anche lei partigiana.
Ricordiamo Pertini con la pipa in mano, eccitato come un bambino che saluta festante la vittoria dell'Italia ai mondiali del 1982 in Messico.
Mai come oggi ci sarebbe bisogno di un uomo così.