Una delle condizioni materiali dell’esistenza dell’uomo è il suo legame con l’ambiente e con la biosfera della Terra, equilibrati dai rapporti ecologici, dalle catene nutritive e dai meccanismi di adattamento. Il ricambio delle sostanze fra l’uomo e la natura ha sempre provocato inevitabilmente perturbazioni permanenti del bilancio ecologico, che si sono espresse inizialmente nell’esaurimento di determinate ricchezze naturali, ossia di mezzi di vita: fertilità del terreno, alcuni tipi di piante e di animali; di mezzi di lavoro: foreste, giacimenti, acqua potabile. Fin dall’inizio tali perturbazioni hanno messo in luce l’ambivalenza dell’attività umana e dell’esistenza stessa dell’uomo, la duplicità delle sue possibilità, la sua capacità di creare e di distruggere, di realizzare per sé un nuovo ambiente e nuove condizioni di vita e di guastare l’ambiente e le condizioni naturali. Prima dell’inizio della fase odierna dello sviluppo industriale queste perturbazioni avevano un carattere limitato nello spazio e nel tempo, investivano soltanto singoli aspetti del rapporto fra l’uomo e la natura e trovavano una soluzione nell’instaurazione di un equilibrio fra l’uomo e la natura a un nuovo livello qualitativo, conforme al nuovo livello dello sviluppo della civiltà. L’uomo prendeva coscienza delle perturbazioni del bilancio ecologico soprattutto quando la sua azione distruttiva sulla natura non veniva compensata dalla sua attività creativa come ad esempio, quando l’eliminazione di una specie biologica non veniva compensata dall’allevamento degli animali domestici. Nell’età moderna, nell’epoca dello sviluppo industriale e della formazione della scienza e della tecnica, nasce, oltre all’idea delle possibilità illimitate dell’intelletto, della scienza e della tecnica, anche l’idea delle possibilità di un’attività illimitata dell’uomo in rapporto con la natura. Per questa illusione vi è il pericolo reale di una crisi ecologica planetaria. La forma capitalistica della produzione per la produzione nella piena schiavitù del sistema mercato fa sì che l’uomo e la società comincino a considerare il processo di ricambio delle sostanze fra l’uomo e la natura come una sfera di libertà incondizionata, ove la natura funge da materia passiva dell’azione e l’uomo fa la parte del moderno creatore. Le contraddizioni ecologiche hanno un carattere critico perché, a differenza dei precedenti conflitti fra l’uomo e la natura, oggi acquistano dimensioni planetarie ed investono tutto il complesso dei rapporti dell’uomo e della società con la natura, tutta la vita materiale e intellettuale della società, tutta la sfera della coscienza. Le contraddizioni fra ciò che è naturale e ciò che è artificiale non sono il risultato di un errore della coscienza, ma un modo reale di prendere coscienza dell’atteggiamento dell’uomo verso la natura e verso se steso. Dalle contraddizioni il frutto di nuove verità. -[Meditazione sulle contraddizioni ecologiche e sociali]-
VECCHIANO DI MARZO
Il mare boscaiolo
rumoreggia cupo
inondando il territorio.
Scomparsa è la spiaggia
ricoperta di legname
pare foresta rovinata.
La nostra passata presenza
nel selvaggio paesaggio
risuona forte ricordo.
Continuo è il vento
bacia il salmastro
sul viso resta umido.
Il Serchio rinverdisce
sugli argini ortiche
gialle e bianche margherite.
Raccolgo scultura lignea
medioevale rocca turrita
di servi schiacciati vestigia.
Mistura di fango e ceneri
fluttuando in solidi trasformati
di antracite fondamenta diventati.
Assorbo realtà originali
leggero come quei gabbiani
con elementi artistici simbiosi.
-Renzo Mazzetti-
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