Questo articolo del trattato è però stato rapidamente dimenticato dal governo peruviano di Alan Garcia, che ha sistematicamente perseguito l'obiettivo di sradicare la foresta amazzonica, e espandere la globalizzazione del suo territorio, estendendo i progetti petroliferi e minerari (rame, argento, oro), avviando la costruzione di mega-centrali idroelettriche sui versanti montani (con impatti irreversibili sulla biologia fluviale e sull'apporto di humus a valle) e faraoniche e costose deviazioni dell'acqua montana dei fiumi amazzonici verso i bacini asciutti della Costa, allo scopo di irrigare le monocolture (opere già condannate alla salinizzazione), soprattutto per la produzione di biocombustibili.
Nel frattempo la biodiversità è stata ampiamente ceduta ai gruppi farmaceutici e chimici. Con un ultimo colpo di coda, a fine mandato (essendo il nuovo parlamento già stato eletto) il Congresso peruviano ha sancito la liberalizzazione delle sementi transgeniche che potranno quindi essere diffuse nel bioma amazzonico.
I giganti del petrolio e del gas, come la compagnia anglo-francese Perenco e le nord-americane ConocoPhillips e Talisman Energy, hanno potuto impegnare investimenti multimiliardari nella regione. Queste industrie estrattive hanno una pessima fama per quanto riguarda i benefici apportati alla popolazione locale e nella preservazione dell'ambiente nei paesi in via di sviluppo - motivo per il quale i gruppi indigeni stanno chiedendo il diritto di consultazione sulle nuove leggi, riconosciuto a livello internazionale.
Lo svuotamento della Selva amazzonica è stato accompagnato dall'abbandono delle popolazioni, che vedono scomparire ogni funzione regolatrice delle istituzioni (servizio sanitario, sicurezza alimentare, sistema educativo, amministrazione, controllo del territorio, sistema giuridico ecc). Agli indigeni il governo non ha da proporre che un invito ad "adattarsi al modello della globalizzazione, ispirato da autentico umanismo".
Parallelamente, l'Amazzonia è stata sventrata dall'apertura autostrade e canali navigabili verso il Brasile, con lo scopo di unire i due oceani, e a partecipare al “Patto Pan-Pacifico” tra i Paesi della costa Pacifica del Continente (dal Canada al Cile), con i paesi asiatici: Giappone, Corea del Sud, Filippine, Singapore, Australia, e Nuova Zelanda, per fronteggiare la penetrazione commerciale cinese. Il ponte Billinghurst sul fiume Madre de Dios, completerà a breve il collegamento tra Puerto Maldonado, in Brasile e il villaggio di El Triunfo, in Perù, unendo la tratta finale del Corridoio Autostradale Inter-Oceanico tra i due paesi, che aprirà le regioni più remote allo sfruttamento industriale, minacciandone radicalmente gli ecosistemi e la stessa sopravvivenza delle popolazioni native.
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