Perugia, bevono per ricordare

Creato il 22 novembre 2013 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria

di Cinzia Ficco

Cinzia Ficco

“Quasi dieci anni fa l’abbiamo scoperto. Poi ci è venuto l’impulso irrefrenabile di recuperarlo. Anche perché era il simbolo di una città. Così siamo partiti”.

E’ la storia di Laura Titoli (’80), Matteo Natalini (’79), Antonio Boco (’74), tutti  tre di Perugia e di Luana Meola (’79) di Agropoli (Sa), ognuno con un passato e un titolo di studio differenti, che hanno deciso di recuperare uno dei primi, grandi birrifici italiani www.birraperugia.it.

“E’ nato – spiega Antonio, Laurea e Master in Comunicazione e Giornalismo Enogastronomico – quando nel nostro Paese sono sorti altri marchi come Wuhrer a Brescia, Forst a Merano, Dreher a Trieste, Peroni a Roma, Paszkowki a Firenze. In quegli anni l’azienda aveva sede in alcuni locali di Palazzo Silvestriin via Baglioni, vicino ai depositi di neve nei sotterranei della Rocca Paolina, utilizzati all’epoca come frigoriferi per la maturazione e la conservazione della birra, fatta in appositi fusti di rovere. La birra alla spina si spillava con impianti in legno di ciliegio, raffreddati con il ghiaccio, mentre la distribuzione veniva fatta grazie a carretti trainati da cavalli maremmani. Nei primi del Novecento la fabbrica raggiunse una produzione significativa e la birra veniva distribuita su tutto il territorio dell’Italia centrale. La sede venne così trasferita nei più ampi locali di via Oradina (oggi via Bartolo). Birra Perugia chiuse nel 1927. L’amore per la tradizione e la passione per la birra artigianale sono alla base del nostro progetto, che è quello di rifondare, appunto, il vecchio marchio cittadino e dargli una dimensione moderna”.

E’ stato faticoso?

Sì. Dopo anni di studi, ricerche e contatti con diverse istituzioni locali, la società nasce a fine 2012, grazie a un finanziamento di Invitalia per la microimpresa. Ovviamente abbiamo investito anche di tasca nostra. Per fare un progetto come il nostro servono circa 200 mila euro, in partenza.

Avevate esperienza?

Sapevamo molto del mondo della birra. Tra di noi  ci sono tecnici che hanno studiato e fatto percorsi formativi, più esperienze sul campo. Nessuna improvvisazione da questo punto di vista. Iniziare, però, non è stato semplice.

Ci spiega come siete partiti?

La produzione di birra artigianale – ossia non filtrata, non pastorizzata, rifermentata in bottiglia, senza utilizzo di additivi o conservanti – inizia a marzo di quest’anno. Il mercato risponde subito in modo positivo e dopo pochi mesi, a settembre, arriva il primo importantissimo riconoscimento. La Golden Ale della casa, una birra chiara dallo stile inglese, vince la Medaglia d’Oro all’European Beer Star Award 2013. Si tratta di una competizione di livello mondiale, in cui 102 esperti hanno degustato – senza conoscere l’etichetta – e messo a confronto più di 1500 birre, provenienti da oltre 40 Paesi, premiando a Monaco di Baviera la Golden Ale, per l’autenticità, il sapore e la qualità del prodotto.

Che tipo di birra state producendo?

Vogliamo produrre le birre che noi per primi amiamo bere. Non ci piace seguire le mode o i capricci del marcato. Preferiamo fidarci del nostro gusto per raggiungere, giorno dopo giorno, l’idea di originalità, sapore, equilibrio, bevibilità e finezza che abbiamo in testa. Ne produciamo quattro tipi. La Golden Ale, una birra dal colore chiaro, i profumi freschi, il gusto vivace e ricco di sapore. L’American Red Ale,  dal colore ambrato, i profumi intensi, il gusto avvolgente e deciso. E’ prodotta col metodo dell’alta fermentazione, ispirata ad uno stile pionieristico, che ha segnato una tappa decisiva dell’American craft beer revolution. Poi la Chocolate Porter, dal colore scuro, i profumi ammalianti, con deliziosi richiami di cacao, il gusto pieno e profondo. E’ prodotta con aggiunta di granella di cacao a fine fermentazione. Un omaggio alla storia cioccolatiera di Perugia. Infine la Barley Wine, in pieno stile inglese, è una birra estremamente complessa, capace di evolvere in bottiglia e dare il meglio di sé dopo lunghi anni di affinamento. Ne consigliamo la mescita a 14 – 16° C. Vincitrice della Medaglia di Bronzo al Brussels Beer Challenge 2013 di Bruxelles. 

Distribuzione?

La nostra distribuzione è partita dal locale. Ci teniamo ad essere un birrificio importante per la città, distribuendo il prodotto a chilometri zero. Dopo i primi mesi in cui la birra si trovava solo a Perugia, stiamo guardando anche fuori i confini regionali. Roma, ad esempio, dove c’è grande interesse per la birra artigianale. Vendite spot avvengono comunque un po’ in tutta Italia. E si può ordinare direttamente al birrificio. Abbiamo un importatore a Singapore.

I prezzi e le quantità prodotte?

I prezzi sono equilibrati, considerando il tipo di lavorazione artigianale. I formati da 33 cl si trovano a circa 4 euro, quelli da 75 cl a 8 – 10 euro. Sul piano economico siamo in piena fase di start-up. Il mercato va abbastanza bene, ma è ancora troppo presto per fare bilanci. Stiamo ancora investendo e il prossimo passo saràun’imbottigliatrice automatica. Il nostro piccolo sogno del momento. Confesso che per una impresa come la nostra in questa fase storica la vita è dura. Lottiamo ogni giorno per far crescere il nostro progetto.

Un consiglio a chi, senza più speranze in Italia, vorrebbe emigrare?

Seguire i propri sogni e studiare, formarsi, specializzarsi nel proprio ambito. E dare vita a progetti di qualità, seri, che siano chiari e con grande identità.

Vi sentite tosti?

Caspita. Ci sentiamo tostissimi: abbiamo già superato milioni di problemi, pratici e burocratici, stiamo costruendo un mercato interessante in un momento storico complicato, abbiamo subito centrato delle birre che hanno la personalità, l’originalità e lo stile che avevamo in mente. Le basta?

                                                                                



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