Magazine Lavoro
Pervisioni nere per il lavoro in abruzzo. occorre un progetto di rivoluzione civile
Da Postillanea @CarmineTomeoOgni aggiornamento dei dati occupazionali d’Abruzzo aumenta le preoccupazioni sul prossimo futuro. L’ultima rilevazione Istat, riferita al terzo trimestre 2012 aveva già evidenziato un aumento del numero dei disoccupati di ben 9.000 unità. Una cifra enorme, che significa un aumento delle persone senza lavoro di quasi il 20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un trend spaventoso della crescita del numero dei disoccupati, che si nota meglio osservando la media delle persone in cerca di occupazione nella nostra regione, confrontando il dato del 2008 (anno di inizio della crisi) e quello (finora disponibile) del 2012: se nel 2008 i disoccupati erano poco più di 36.000, nel 2012 si superano i 62.000!
Le vertenze in tutto Abruzzo non fanno che confermare quei dati, mostrando la drammaticità delle condizioni economico-sociali di migliaia di famiglie che si cela dietro la freddezza dei numeri: Micron, Sixty e Golden Lady sono i casi emblematici della grave situazione occupazionale abruzzese. Emblematici perché riguardano l’alta tecnologia (Micron) ed il made in Italy (Sixty e Golden Lady), il lavoro qualificato; ma riguardano anche l’incapacità della politica regionale di farsi carico di questa condizione drammatica e di proporre soluzioni concrete.
Nemmeno si possono nutrire reali speranze di una prossima ripresa. Già per il primo trimestre di quest’anno il Cresa, sulla base delle elaborazioni basate sulle rilevazioni di Unioncamere e Ministero del Lavoro, ha previsto un saldo occupazionale negativo. Nei prossimi tre mesi altri quasi 500 lavoratori saranno costretti a vivere il dramma della disoccupazione.
A fronte di questa situazione, che si poteva definire preoccupante qualche anno fa, mentre da molto tempo è a dir poco tragica, la Regione praticamente non muove un dito. A poco servono i bandi per agevolare le assunzioni, se le aziende non hanno intenzione di assumere e di investire in Abruzzo. La Sixty, tanto per fare un esempio, ha praticamente chiuso i battenti da mesi, nel silenzio della Regione; la Fiom aquilana denuncia da tempo l’immobilismo della politica regionale; docenti dell’Università de L’Aquila pongono l’accento sui rischi legati all’abbandono del territorio da parte di aziende capaci di fare ricerca e di cooperare su progetti europei, come la ex Technolabs.
All’opposto del ruolo da spettatore che sta svolgendo la Regione a guida centrodestra, sarebbe il caso di riflettere sulla necessità di aprire una vertenza Abruzzo sul lavoro, per mettere in campo un’azione coordinata basata su progetti capaci di creare nuova occupazione. Si dovrebbe puntare, come propone Rivoluzione Civile, su investimenti in ricerca e sviluppo, politiche industriali che innovino l’apparato produttivo e la riconversione ecologica dell’economia. Si dovrebbero valorizzare eccellenze italiane dell’agricoltura, della moda, del turismo, della cultura, della green economy.
Per ognuno di questi settori si potrebbero creare molte opportunità di lavoro. Un lavoro che sia valorizzato innanzitutto attraverso l'affermazione dei diritti dei lavoratori, negati dal governo Berlusconi prima e da quello Monti poi, quest'ultimo con il sostegno di Pd, Pdl, Udc e Fli.
Ma anche in questo caso e pensando ad occasioni finora non colte per inettitudine della Regione, come ad esempio la costituzione del Parco nazionale della Costa Teatina, si nota la necessità di promuovere un progetto di Rivoluzione Civile, da far partire già dalle prossime elezioni politiche e da far proseguire con quelle regionali.
Carmine Tomeo
Resp. Lavoro PRC Abruzzo
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