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Pesca sportiva

Da Oichebelcastello

PESCA SPORTIVA

Occorreva partire nella notte per arrivare al luogo magico prima dell’alba.
Lo spettacolo delle prime luci che penetrano nel fitto del bosco era un evento imperdibile, gocce di rugiada sotto le foglie spesso creavano arcobaleni di mille colori nel sottobosco.
Qualche predatore ancora si attardava al limitare del bosco, erano frequenti incontri di faine, volpi, ma nessuna di esse restava a farmi compagnia. Dopo mezz’ora di cammino spesso mi arrampicavo su un albero posizionato proprio vicino al fiume; il punto preferito per l’osservazione dei pesci.
Il fiume in quel punto era limpidissimo, nel grande tonfo potevano esserci anche tre metri di profondità, i pesci nuotavano su fin quasi al pelo dell’acqua.
Una osservazione molto attenta poteva mettere in relazione i comportamenti dei pesci agli eventi circostanti al fiume come cambiamenti di vento, di luce, la posizione del sole, le nuvole.
Mi interessava conoscere il loro modo di alimentarsi, le ragioni dei loro guizzi in aria, le posizioni assunte nel fiume, i luoghi preferiti in ogni ora del giorno.
Nessun pescatore avrebbe perso tempo come me, io lo sapevo.
Avevo letto molti libri sui pesci, il loro modo di alimentarsi, poi i mensili di pesca con gli elenchi delle esche più costose e prelibate, tutti argomenti noti, ma potevano averli anche altri pescatori.
Mi occorreva di più, quella parte affascinante che supera il momento della pesca stessa, la conoscenza del pesce. Li avrei potuti chiamare per nome.
L’albero era scomodo, il ramo mi aveva sempre sostenuto egregiamente, me ne stavo lì, silenzioso, in contemplazione. Forse anche quella volta le canne sarebbero rimaste nell’auto.
Poi ecco in arrivo nuvole basse, grigie annunciatrici di pioggia imminente.
Lo avevo notato altre volte, con le nuvole, i pesci predatori, specie i cavedani, tendevano ad assumere più cibo del solito. Insetti di ogni tipo si abbassavano di quota, fino ad arrivare al pelo dell’acqua. Per i predatori era un banchetto.
In fretta montai le canne, era il momento, se avessi le montate prima… tempo perso.
Avevo osservato bene quale tipo di insetti c’era in giro, mi ero costruito un’esca, con quelle caratteristiche.
Un uomo che lotta ad armi quasi pari con un animale. L’uomo vince dopo aver osservato attentamente. Uno dei più grossi cavedani visti prima dall’albero abboccò e poco dopo era nel retino.
Prima di smontare le canne lo accarezzai come tutti i pesci che pesco e lo liberai nel suo elemento naturale.
Non mi ero aiutato come i pescatori dell’atlantico dotati di sonar, o con esche modernissime che richiamano anche il pesce più addormentato, avevo fatto tutto da solo, perché la pesca è uno anche uno sport e lo si dovrebbe considerare come tale.


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