ROMA - Pesce azzurro per vivere meglio, ridurre il colesterolo cattivo e proteggere il cuore dal rischio cardiovascolare. Via libera ad acciughe, sardine, sgombro, salmone e vongole, fonte importante di omega 3, acidi grassi polinsaturi ’essenziali ‘, che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare e quindi devono essere introdotti con la dieta.
Il pesce azzurro, non caro e considerato di serie B, è invece una miniera di omega 3, preziosi per abbassare il livello del colesterolo cattivo, alzare quello buono e ridurre i rischi di patologie cardiovascolari come l’infarto.
E questi pesci non vanno per forza mangiati freschi: vanno bene anche le conserve, assicura Pietro Antonio Migliaccio, nutrizionista e presidente della Sisa, Società Italiana di Scienza dell’Alimentazione.
L’acciuga, la preferita dagli italiani tra le conserve ittiche, è molto simile alla sardina, un pesce tra i più diffusi nel mar Mediterraneo.
In generale tutte le conserve ittiche apportano nutrimento e sapore in poche calorie, spiega Migliaccio. “Le acciughe, le sardine sott’olio e lo sgombro in salamoia sono particolarmente ricchi di calcio, in particolare lo sgombro ne fornisce 185 mg per 100 grammi di alimento. Questo è un minerale indispensabile durante tutta la vita. Soprattutto nella prima infanzia e nell’adolescenza permette il corretto sviluppo del tessuto scheletrico ed il suo accrescimento. In età adulta l’apporto di calcio è importante per il raggiungimento di un buon picco di massa ossea per evitare in età avanzata, soprattutto nelle donne, l’instaurarsi di patologie dovute ad una sua carenza come l‘osteoporosi. Gli sportivi, le donne, e i bambini sono le categorie che possono trovare più giovamento da un regime alimentare ricco di salmone e vongole”.
Il salmone, pur non essendo un pesce azzurro, ha le stesse caratteristiche nutrizionali, anche se è meno ricco di ferro. Le vongole sono meno ricche di proteine rispetto al pesce azzurro, ma sono raccomandate per il loro tenore in sali minerali come zinco, magnesio, iodio e anche ferro. L’apporto calorico è minore rispetto agli altri prodotti della pesca e i grassi sono presenti in basse percentuali. La presenza di colesterolo nei frutti di mare è compensata dalla quasi assenza di acidi grassi saturi che sono quelli che possono indurre la formazione di placche ateromasiche.