Magazine Cultura
2010
Dopo solo due canzoni di "How They Are" del giovanissimo Peter Broderick (classe 1987) devo premere stop sul mio lettore. Sembrerà stupido da dire ma questo disco è decisamente eccessivamente bello. Del tipo che già con i primi due intensissimi brani uno si ritrova appagato, confuso e inebetito da una bellezza limpida, cristallina, senza filtri: un diamante musicale. Il primo brano, "Sideline", è un assalto al cuore che comincia soltanto con la voce, calda e avvolgente, e poi viene abbellito con isolate coloriture pianistiche che portano alla coda strumentale. Il secondo, "Human Eyeballs on Toast", fa svenire definitivamente con un giro ostinato di poche semplici e pure note di piano che creano un senso di elevazione verso l'infinito. A questo punto, mi riesce sempre difficile continuare perché so che quello che viene dopo è altrettanto bello se non di più: l'ascolto continuato può far vedere cose divine che il nostro corpo mortale non è in grado di capire. Eppure, tutta questa magnificenza è frutto di un minimalismo integralista; infatti, per Broderick vale davvero la regola "less is more": nei suoi brani non c'è mai nulla di più oltre la sua voce, il piano e qualche volta una scarna chitarra.La musica di Peter Broderick è densa di una tristezza profonda, talmente dilagante e potente da scuoterci e farci sentire, infine, gioiosamente vivi.
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