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di Arthur Rackham per Peter Pan nei giardini di Kensington
Il Novecento viene ricordato come un secolo molto dedito all'infanzia e attento alle sue problematiche.Anzi, si inizia a pensare all'infanzia non come un'età spensierata bensì come un'età complessa.S'inizia a scoprire che persino gli infanti hanno una loro sessualità (ovviamente senza la malizia tipica degli adulti). Tutto sempre con innocenza.Eppure, nonostante tutti questo, credete che l'approccio verso i bambini sia cambiato?Guardo in giro e non è che vedo molti cambiamenti.Mi sembra che Peter Pan denunci particolarmente l'assenza dei genitori e non sto parlando riguardo ai bambini orfani. O meglio la loro incapacità proprio perché non sono capaci. E non perché essere genitori è il lavoro più faticoso del mondo, ma perché non ci provano neanche ad esserlo.
Ecco cosa dice Kahlil Gibran nel suo Il Profeta riguardo ai figli:
E una donna che aveva al petto un bambino disse:Parlaci dei Figli.I vostri figli non sono i vostri figli.Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di sé.Essi non provengono da voi, ma per tramite vostro,E benché stiano con voi non vi appartengono.Potete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri,Perché essi hanno i propri pensieri.Potete alloggiare i loro corpi ma non le loro anime,Perché le loro anime abitano nella casa del domani, che voi non potete visitare, neppure in sogno.Potete sforzarvi d'essere simili a loro, ma non cercate di renderli simili a voi.Perché la vita non procede a ritroso e non perde tempo con ieri.Voi siete gli archi dai quali i vostri figli sono lanciati come frecce viventi.L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito, e con la Sua forza vi tende affinché le Sue frecce vadano rapide e lontane.Fatevi tendere con gioia dalla mano dell'Arciere;Perché se Egli ama la freccia che vola, ama ugualmente l'arco che sta saldo.
Ecco, ora vi chiedo, quanti genitori si comportano così? E quanti considerano i loro figli come una loro proprietà solo perché sono stati loro a "crearli"?Quale arroganza.
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di Greg Hildebrant
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di Alice Woodward
Altro che polvere di fata.
Nel post precedente, si parla di una "buona madre" che piange il figlio appena scomparso.
Ok, ma in Peter Pan e Wendy, quando Wendy chiede a Peter Pan di sua madre, questo le risponde che è scappato appena ha sentito che cosa la madre aveva in progetto per suo figlio.
Cazzo, non ha neanche un mese e già abbiamo in prospetto la sua vita intera.
Quindi, scappando dalla madre, è come se rifiutasse non lei (abbiamo visto che lui poi ritorna) bensì questo suo modo di pensare.
Alla fine sente il bisogno della madre (ricordiamo che ha ancora pochi giorni quando l'ha lasciata quindi si può ben pensare a quale legame lui abbia voluto rompere) e sebbene alla fine si dimostri così immaturo, di certo non ci sentiamo tanto di colpevolizzarlo di fronte a questa sua scelta e, anche se commette qualche innocente cattiveria, lo perdoniamo.
E' forte la volontà nel vedere lui una nostra proiezione, come un'ombra, perché più o meno tutti da bambini ci siamo sentiti soli.
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di Roy Best
Tremendamente soli.
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di Arthur Rackham per Peter Pan nei giardini di Kensington