I prezzi del petrolio hanno subito un crollo vero e proprio durante quest'anno e ciò rischia di avere un effetto a catena su molte altre materie prime.
Tra le materie prime, il rame è certamente il più vulnerabile e potrebbe essere il metallo che accuserà maggiormente la debolezza dei prezzi del petrolio.
Come bene spiega Bloomberg in un recente articolo, l'energia costituisce il 50% dei costi di produzione del metallo rosso. Ciò significa che il petrolio più economico dovrebbe portare a minori costi di produzione.
Secondo SocGen, il cambiamento avvenuto sul mercato del petrolio è strutturale e niente sarà più come prima. Gli effetti si propagheranno su tutti i mercati delle materie prime, direttamente in alcuni casi e indirettamente in altri.
Un mercato più difficile, non è necessariamente una cosa negativa. Anche se il rame dovesse arrivare a 6.400 dollari a tonnellata, scenario svantaggioso per molti investitori, la maggior parte dei produttori potrebbe continuare a generare profitti. Probabilmente, soltanto se i prezzi dovessero sprofondare sotto i 5.500 dollari a tonnellata, i produttori di rame avrebbero effetti spiacevoli sui loro bilanci.
Tuttavia esiste un'altra considerazione importante di cui tenere conto: prezzi troppo bassi possono creare problemi di approvvigionamento. In teoria, prezzi più bassi provocano la chiusura degli impianti che hanno i costi più alti, creando una diminuzione dell'offerta che alla fine si trasforma in una crescita dei prezzi.
Ma, se anche i costi di produzione continuano a scendere, con una domanda che non aumenta, i prezzi del metallo continuano a muoversi sempre più in basso. Esattamente quello che é successo con il carbone.
Qualcuno pensa che non vi sia un surplus crescente di rame, ma non tutti sono concordi. Per esempio, Thomson Reuters GFMS e International Copper Study Group (ICSG) prevedono nel breve termine un surplus.
È molto probabile che le conseguenze di ciò che sta accadendo sul mercato del petrolio non si faranno attendere a lungo sul mercato del rame.
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