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Creato il 19 giugno 2013 da Gaia

La mia casa editrice, la Phasar, con cui ho autopubblicato, mi ha chiesto di rispondere a un’intervista nell’ambito di una campagna di promozione dei propri autori. Non so quanto interesse possano avere le mie risposte, ma chi voglia leggerle le trova qua sotto. Le pubblico anche perché magari qualcuno sta prendendo in considerazione l’autopubblicazione, e potrebbe trovare qualche risposta utile.Perché hai scritto questo libro? Che cosa volevi comunicare con la tua opera, quali lettori intendevi raggiungere?
Tutti i lettori a cui il mio libro può piacere, senza distinzioni. Il mio obiettivo è scrivere un libro che sia abbastanza semplice (e sincero) perché chiunque possa leggerlo volentieri e capirlo, ma che si presti anche a letture ulteriori. Mi fa piacere vedere che non è lo stesso libro per tutti.

Quali sono i tuoi autori preferiti e che letture ti senti di consigliare ai nostri lettori?
Consiglieresti l’acquisto di un libro di un autore esordiente che consideri interessante ma che sia ancora pressoché sconosciuto? Ogni autore famoso è stato sconosciuto agli esordi, e preferisco pensare che la fama sia dovuta al passaparola di chi generosamente gli ha dato una possibilità e lo ha letto piuttosto che alle campagne pubblicitarie pilotate dalle grandi case editrici. Il mio ideale è che siano i lettori a scegliere, più che i professionisti dell’editoria, anche se questo naturalmente non sempre premia la vera qualità – ma ormai la qualità manca su molti fronti e chi è deputato a valutarla spesso fallisce. A questo punto è meglio lasciare spazio a tutti e vedere cosa succede. Se un libro è illeggibile o non avrà successo o questo successo sarà effimero.

Perché hai scelto di pubblicare con Phasar Edizioni? Cosa della nostra proposta ti ha interessato e/o convinto?
Ero decisa ad autopubblicare, grazie al consiglio di un amico anarchico, e Phasar Edizioni mi è sembrata seria e conveniente. Mi sono trovata bene, anche grazie all’ottimo lavoro di correzione del mio testo originale, e ho pubblicato tre libri.

Qual è la cosa che ti ha colpito di più nel realizzare il tuo libro o che ha avuto a che fare con la pubblicazione della tua opera?
Mi è piaciuta tanto la sensazione di non dover chiedere il permesso a nessuno, di poter decidere autonomamente se e cosa pubblicare. Si pensa che pagarsi la pubblicazione di un libro sia una cosa per ricchi, ma io certamente non lo sono. Piuttosto è un investimento in qualcosa in cui si crede. L’autoproduzione, in tutte le sue forme (cibo, abiti, cosmetici, e anche libri), è un esercizio di libertà, di responsabilità personale, di resistenza a meccanismi su larga scala inaccessibili e truccati. Significa mettere al centro la propria creatività e la propria visione del mondo. A proprio rischio e pericolo, ovviamente. Io penso che per me sia andata bene, per ora.

Qual è il messaggio che vorresti comunicare a chi si appresta a pubblicare il proprio libro con la modalità del book on demand o self-publishing?
Io difendo questa modalità per la libertà che concede, ma penso che nessuno debba sentirsi al di sopra di correzioni o critiche e che chi pubblica da sé debba controllare maniacalmente ciò che ha scritto e farlo giudicare da persone di cui si fida. Non necessariamente bisogna accettare ogni osservazione, ma neanche presumersi infallibili.


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