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Phil Rudd confessa, rischia fino a sette anni

Creato il 21 aprile 2015 da Cicciorusso

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Delle antipatiche disavventure legali che hanno coinvolto Phil Rudd, costringendo gli Ac/Dc a riesumare Chris Slade per quello che sarà probabilmente il loro ultimo tour, abbiamo già scritto più volte. Dopo essere stato prosciolto dall’accusa più grave (quella di tentato omicidio per procura), il batterista si è recato ieri presso il tribunale di Tauranga, in Nuova Zelanda, per rispondere delle imputazioni ancora in piedi: minacce di morte e detenzione di stupefacenti (mezzo grammo di metanfetamina e un etto scarso di marijuana, poca roba quindi). Rudd si è dichiarato colpevole di entrambi i capi d’accusa e il suo avvocato, Craig Tuck, ha liquidato la faccenda come “una semplice telefonata arrabbiata” a un ex dipendente, reo di aver organizzato in modo inadeguato il lancio del suo album solista Head Job.

Il legale punta a sfruttare una norma neozelandese che permette a un giudice di non emettere una condanna qualora le conseguenze negative del caso sull’imputato, anche reo confesso, superino la gravità del reato. In questo modo Rudd, che sulla carta rischia fino a sette anni, non solo non andrebbe in carcere ma non potrebbe nemmeno venire condannato. Tuck ha infatti parlato di “danni incalcolabili” per l’immagine e la carriera del musicista e ha annunciato, a sua volta, azioni legali a tutela del cliente, che resterà fuori su cauzione fino al 26 giugno, giorno nel quale verrà pronunciata la sentenza.

Personalmente, ora che sappiamo che Rudd è finito nei guai per delle minchiate, alla stima e il rispetto già immensi (che a fare la vita rock’n’roll a vent’anni son buoni tutti, provateci a sessanta) si aggiunge pure una certa qual solidarietà umana (Ciccio Russo).



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